Masca

strega del folclore piemontese
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Masca (pronuncia [mɑsca])[1] è il termine che indica la strega del folclore piemontese.

Etimologia

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Il termine piemontese, di etimologia incerta, è diffuso nel Roero, nelle Langhe, in Astesana, nella provincia di Biella e nel Canavese, nelle Valli Cuneesi, nelle Valli di Lanzo e anche nell'Alessandrino. Il termine trae origine dal longobardo masca e compare per la prima volta in un testo scritto nell'Editto di Rotari (643 d.C.) col significato di strega: «Si quis eam strigam, quod est Masca, clamaverit». Indica l'anima di un morto (da cui anche il significato meno comune di "spirito soprannaturale"), o dall'antico provenzale mascar, borbottare, nel senso di borbottare incantesimi.

Secondo altri studiosi, il termine avrebbe origine spagnola e deriverebbe dal verbo mascar, cioè "masticare" o discenderebbe dalla parola araba masakha, cioè "trasformare in animale".

Quest'ultima etimologia potrebbe essere supportata dalla loro capacità di mutarsi in animali. I racconti popolari piemontesi infatti le narrano capaci di trasformarsi in gatti, da cui deriverebbe l'atavica paura delle popolazioni piemontesi verso i felini, ma anche in pecore, come si evince dalle tradizioni della val Stura, dove esse seguivano gli ignari viandanti per poi scomparire nel nulla.

Caratteristiche

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Le masche sono una figura di rilievo nel folclore e nella credenza popolare piemontese: generalmente sono donne apparentemente normali, ma dotate di facoltà sovrannaturali tramandate da madre in figlia o da nonna in nipote, o per lascito volontario ad una donna giovane.

Secondo la tradizione, i poteri delle masche comprendono l'immortalità ma non l'eterna giovinezza o la salute: sono quindi vulnerabili e soggette alle malattie e all'invecchiamento. Quando decidono di averne abbastanza di questa vita, per poter morire devono trasmettere i poteri ad un'altra creatura vivente, che spesso è una giovane della famiglia, ma alcune volte può essere un animale o un vegetale.

Le masche hanno il potere della bilocazione e della trasformazione in animali, vegetali o oggetti.

Possono far uscire l'anima dal corpo e volare immaterialmente nello spazio, mentre non possono farlo fisicamente; poiché durante il volo magico il corpo resta incustodito ed inanimato, l'attività delle masche è quasi esclusivamente notturna.

Di indole raramente malvagia ma sempre capricciosa, dispettosa e vendicativa; possono essere anche benefiche, guarire malattie o ferite tanto alle persone quanto agli animali, o salvare vite in pericolo. Minoritarie rispetto alle masche "domestiche", esistono anche masche "sovrannaturali", spiriti antichi della Natura e dei boschi che sfuggono l'umano consesso per quanto loro possibile, e che diventano vendicative e spietate quando disturbate nella quiete del loro habitat consueto.

Questo tipo di masche, pur essendo incorporeo, assume gli aspetti più svariati quando deve rapportarsi agli uomini: o donna vecchia e brutta, o, per contro, giovane bellissima, o animale selvatico etc. Rispetto alle masche "domestiche" hanno un potere più grande nel controllo del clima: possono dominare gli elementi e scatenare bufere, grandinate, temporali, nebbie o siccità prolungate.

Le masche piemontesi non sono condizionate, intimorite o controllate dall'elemento religioso; anzi, le masche "domestiche" frequentano la chiesa, vanno a messa e ricevono i sacramenti come tutte le altre donne della comunità.

In alcune località, soprattutto tra la bassa Langa e l'Astesana, accanto alle masche esistono anche i "masconi", sia pure in numero esiguo.

Questi "masconi" hanno ricevuto i poteri casualmente da una masca in fin di vita, ma non lo possono trasmettere ad altri: ciò spiegherebbe perché le masche appartengono al sesso femminile nella stragrande maggioranza dei casi.

Saltuariamente alcune masche o alcuni masconi, oltre ai poteri, dispongono anche del Libro del comando, un testo contenente varie formule e incantesimi che ne rafforzano i poteri. Ad esempio si racconta di masche o masconi che sfogliando il libro del comando in un verso o nell'altro potevano leggere il futuro o il passato.

Nel passato gli agricoltori e i montanari usavano attribuire ad esse la responsabilità di avvenimenti negativi o inspiegabili.

Questi avvenimenti venivano denominati mascherìe.

Le donne accusate di essere masche venivano perseguitate e spesso processate e condannate al rogo dal tribunale dell'Inquisizione.

Ancor oggi è di uso comune in Piemonte commentare scherzosamente la caduta "soprannaturale" (accidentale) di oggetti (ad esempio una forchetta che cade dalla tavola), o la temporanea "scomparsa" di oggetti che si ritenevano a portata di mano con l'espressione A-i é le masche ("Ci sono le masche").

  1. ^ Repertorio etimologico piemontese, REP; pag 933.

Bibliografia

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  • Euclide Milano, Nel Regno della Fantasia - Leggende della provincia di Cuneo, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1931.
  • Donato Bosca, Langa Magica: cento storie di masche tra finzione e realtà, Gribaudo Editore, 1988.
  • Donato Bosca, Masca ghigna fàussa: il mistero delle streghe piemontesi dalla veglia contadina all'analisi sociologica, Priuli & Verlucca, 2005.
  • Guido Bava, Masche bàsure e streghe: storia e leggenda, collana I saggi, Carta e Penna, 2012, ISBN 8897902235.
  • Donato Bosca, Masche. Voci luoghi personaggi di un Piemonte altro. Attraverso ricerche racconti e testimonianze autentiche, collana Schema libero, Priuli & Verlucca, 2012, ISBN 8880685805.
  • Guido Vallepiano, La pietra delle Masche, Araba Fenice, 2010.
  • Maria Tarditi, Storie di masche, Boves, Araba Fenice, 2005.
  • Franco Cordero, Le masche, Rizzoli, 1971.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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https://web.archive.org/web/20140409003336/http://blog.giallozafferano.it/allyoucanbake/cose-una-masca/