Miti di Argo

politico greco antico

Miti di Argo (in greco antico: Μίτυς?, Mítys; Argo, ...) è un politico greco antico, ucciso durante una sedizione e a cui venne dedicata una statua di bronzo nella piazza di Argo. La statua sarebbe poi caduta addosso al suo assassino, uccidendolo.[1]

La vicenda di Miti è considerata un esempio, in narratologia, di trama emotivamente efficace anche se basata su dubbi rapporti di causa-effetto.[2][3][4]

Biografia modifica

Le notizie biografiche che gli autori antichi danno di Miti sono scarne, ma coerenti. La più celebre fonte sulla vita di Miti è Aristotele:

(GRC)

«ἐπεὶ δὲ οὐ μόνον τελείας ἐστὶ πράξεως ἡ μίμησις ἀλλὰ καὶ φοβερῶν καὶ ἐλεεινῶν, ταῦτα δὲ γίνεται καὶ μάλιστα [καὶ μᾶλλον] ὅταν γένηται παρὰ τὴν δόξαν δι’ ἄλληλα· τὸ γὰρ θαuμαστὸν οὕτως ἕξει μᾶλλον ἢ εἰ ἀπὸ τοῦ αὐτομάτου καὶ τῆς τύχης, ἐπεὶ καὶ τῶν ἀπὸ τύχης ταῦτα θαυμασιώτατα δοκεῖ ὅσα ὥσπερ ἐπίτηδες φαίνεται γεγονέναι, οἷον ὡς ὁ ἀνδριὰς ὁ τοῦ Μίτυος ἐν Ἄργει ἀπέκτεινεν τὸν αἴτιον τοῦ θανάτου τῷ Μίτυι, θεωροῦντι ἐμπεσών· ἔοικε γὰρ τὰ τοιαῦτα οὐκ εἰκῇ γίνεσθαι· ὥστε ἀνάγκη τοὺς τοιούτους εἶναι καλλίους μύθους.[5]»

(IT)

«E poiché l'imitazione non è soltanto di un'azione compiuta, ma anche di fatti paurosi e pietosi e questi avvengono soprattutto quando avvengano contro l'aspettazione, l'uno a causa dell'altro — infatti in questo modo gli avvenimenti avranno in sé il meraviglioso meglio che se fossero per caso o fortunosamente: giacché anche tra i casi fortunosi i più meravigliosi sembrano tutti quelli che appaiono essere avvenuti come per un disegno, come per esempio che la statua di Miti in Argo abbia ucciso il responsabile della morte di Miti cadendogli addosso mentre la guardava: fatti come questi sembrano appunto non avvenire a caso — di conseguenza è necessario che i racconti di questo genere siano più belli.[6]»

Plutarco, nel De sera numinis vindicta, riporta una versione molto simile, con qualche aggiunta:

(GRC)

«καὶ τὸ Μίτυος τοῦ Ἀργείου κατὰ στάσιν ἀναιρεθέντος ἀνδριάντα χαλκοῦν ἐν ἀγορᾷ θέας οὔσης ἐμπεσεῖν τῷ κτείναντι τὸν Μίτυν καὶ ἀνελεῖν.[7]»

(IT)

«La statua di bronzo innalzata nell'agorà, che rappresenta l'argivo Miti, assassinato in una ribellione, cadde durante una festa su colui che lo aveva ucciso e lo uccise a sua volta.[8]»

Una menzione rapida è anche nella Contro Neera di Demostene, in cui si ricorda una quadriga costruita dai figli di Miti.

(GRC)

«ἐκώμαζέ τ’ ἀεὶ μετ’ αὐτοῦ, συνῆν τ’ἐμφανῶς ὁπότε βουληθείη πανταχοῦ, φιλοτιμίαν τὴν ἐξουσίαν πρὸς τοὺς ὁρῶντας ποιούμενος. καὶ ὡς ἄλλους τε πολλοὺς ἐπὶ κῶμον ἔχων ἦλθεν αὐτὴν καὶ ὡς Χαβρίαν τὸν Αἰξωνέα, ὅτε ἐνίκα ἐπὶ Σωκρατίδου ἄρχοντος τὰ Πύθια τῷ τεθρίππῳ ὃ ἐπρίατο παρὰ τῶν παίδων τῶν Μίτυος τοῦ Ἀργείου. [9]»

(IT)

«Con lei faceva baldoria in continuazione, stava con lei apertamente dovunque gli piacesse, facendo della sua licenza motivo di distinzione agli occhi di tutti. Fra gli altri, andò con lei a far baldoria a casa di Cabria di Essone, quando, sotto l'arcontato di Socratide, questi vinse le Pitiche con la quadriga che aveva acquistata dai figli di Miti di Argo.[10]»

Interpretazione narratologica modifica

Gli studi di narratologia presentano quella di Miti come una storia i cui nessi di causa-effetto sono deboli o addirittura arbitrari, ma che allo stesso tempo rappresenta una trama soddisfacente.

David Velleman pone l'attenzione sull'episodio di Miti come esempio del modo in cui Aristotele cerca di conciliare la "necessità e verosimiglianza" del racconto con il bisogno di suscitare "paura e pietà"[11], secondo quanto dice Aristotele in Poetica 1451b- 1452a a proposito del meraviglioso: l'effetto sorpresa (il meraviglioso aristotelico) è considerato stratagemma compositivo che può rafforzare gli effetti del racconto senza che sia necessario o sufficiente. Velleman conclude che la vicenda di Miti può essere considerata racconto perché, indipendentemente dal fatto che mette in scena eventi non causali come se lo fossero, coinvolge lo spettatore dal punto di vista emotivo: ciò che rende la storia di Miti catalogabile come racconto è un'unità emotiva nello spettatore che sopperisce alla mancanza di connessioni causali[12].

Gregory Currie, dopo Velleman, torna a discutere circa la causalità della storia di Miti. Currie lo tratta come una storia che non presenta delle vere connessioni tra gli eventi (la morte di Miti e la caduta della statua sul suo uccisore); al contrario, ritiene che collante della storia sia l'aspettativa dell'uditorio che la storia presenti legami logici soddisfacenti, motivo per cui la narrazione è credibile.[13]. Per avvalorare la sua tesi, Currie si domanda se farebbe differenza per la narratività complessiva della storia dire al pubblico che la statua avrebbe schiacciato quella persona anche se non fosse stata l'omicida di Miti[14]. Lo studioso risponde che, nonostante tale alternativa faccia differenza, il pubblico sarebbe in ogni caso portato a credere che i due eventi siano strettamente connessi.[15] Pertanto, Currie non ritiene che i due eventi della vicenda di Miti siano legati da causalità, ma che chiunque ascolti la storia sia spinto a credere che lo siano. L'unica spiegazione che il pubblico può dare è che la caduta della statua sia voluta da un'entità superiore determinata a punire l'assassino[16]. In conclusione, Currie non concede una causalità effettiva alla storia di Miti, ma una causalità tanto soggettiva quanto ben radicata nella mente di ogni ascoltatore.

Craig Bourne dà un'ulteriore interpretazione narratologica della vicenda di Miti. Bourne, dopo aver mostrato parziale accordo con il pensiero di Currie, sostiene infatti che Miti sia un esempio di quello che egli chiama quasi-miracle: un evento straordinario che sembra — senza esserlo — un miracolo.[17]

Note modifica

  1. ^ RE.
  2. ^ Currie.
  3. ^ Velleman.
  4. ^ Bourne.
  5. ^ Aristotele, De arte poetica, a cura di Rudolf Kassel, Oxford, e typographeo clarendoniano, 1965.
  6. ^ Aristotele, Poetica, traduzione di Pierluigi Donini, Torino, Einaudi, 2008, pp. 67-69, ISBN 978-88-06-18601-2.
  7. ^ Plutarco, Moralia, a cura di Gregorius Bernardakis, Lipsia, in aedibus B. G. Teubneri, 1888-1896.
  8. ^ Plutarco, Tutti i moralia, traduzione di Emanuele Lelli e Giuliano Pisani, Milano, Bompiani, 2017, ISBN 978-88-587-7742-8.
  9. ^ Demostene, Orationes, a cura di Robert Dilts, Oxford, e typographeo clarendoniano, 2002-2009.
  10. ^ Demostene, Processo a una cortigiana, a cura di Elisa Avezzù, Venezia, Marsilio Editori, 1986, p. 89, ISBN 88-317-4906-4.
  11. ^ Velleman, p. 5.
  12. ^ Velleman,  p. 6.
  13. ^ Currie,  p. 309.
  14. ^ Currie,  p. 312.
  15. ^ Currie,  pp. 312-313.
  16. ^ Currie,  p. 313.
  17. ^ Bourne,  p. 367.

Bibliografia modifica

  • (EN) Craig Bourne, Explanation and Quasi-miracles in Narrative Understanding: The Case of Poetic Justice, in Dialectica, vol. 71, n. 4, 2017, pp. 563-579.
  • (EN) Gregory Currie, Narrative Representation of Causes, in The Journal of Aesthetics and Art Criticism, vol. 64, n. 3, Hoboken, Wiley, luglio 2006, pp. 309-316.
  • (DE) Karl Fiehn, Mitios, in Paulys Realencyclopädie der Classischen Altertumswissenschaft, vol. XV, Stoccarda, 1893 segg., col. 2216.
  • (EN) David Velleman, Narrative Explanation, in The Philosophical Review, vol. 112, n. 1, Durham, Duke University Press on behalf of Philosophical Review, gennaio 2003, pp. 1-25.