Polittoto
Il polittòto o poliptòto (dal greco πολύπτωτον, polýptōton, «con molti casi») è una figura retorica in cui una parola ripetuta a breve distanza all'interno di un enunciato, pur essendo la stessa, assume una funzione sintattica diversa. Per esempio lo stesso verbo coniugato in tempi, modi, persone, diatesi diverse o un medesimo sostantivo in casi diversi.
Il polittoto può occupare qualsiasi posizione all'interno della frase, ed è frequente nelle situazioni comunicative che presentano le figure della ripetizione. È detto anche variazione.
EsempiModifica
"Soles occidere et redire possunt; | Il sole può calare e ritornare; | ||
nobis cum semel occidit brevis lux,... | per noi quando la breve luce cala,... | ||
(Catullo) |
- "Staphyla: Nam cur me miseram verberas?
- "Euclio: Ut misera sis,
- atque ut te dignam mala malam aetatem exigas..."
- "Cred' io ch'ei credette ch'io credesse..."
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inf., 13)
- "di me medesmo meco mi vergogno..."
(Francesco Petrarca, Canzoniere, I, v. 11)
Voci correlateModifica
Collegamenti esterniModifica
- (EN) Polittoto, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.