Processo agli ateisti

Il processo agli ateisti fu celebrato dall'Inquisizione nel Regno di Napoli nel periodo dal 1688 al 1697. Riguardò un numero limitato di imputati, tra i quali l'avvocato Basilio Giannelli e il matematico Giacinto de Cristoforo. Gli imputati non erano nomi eccellenti, ma personalità di second'ordine e, attraverso il processo, il papato intendeva rivolgere un monito a personalità più eminenti e arginare la proliferazione nel Regno di Napoli delle nuove filosofie e teorie scientifiche di ispirazione atomista e perfino ateista.[1] Il processo si inserisce nel contesto del cosiddetto Illuminismo napoletano o comunque vi si correla.

Lo storico Luciano Osbat rimarca l'assenza di un'autentica "reazione nei confronti delle filosofie moderne", criticando così la tradizionale interpretazione del processo. A parere dello studioso si trattò piuttosto di una strumentalizzazione politica interna al sistema sociale del Regno di Napoli.[1]

Note modifica

Bibliografia modifica

  • Luciano Osbat, L'inquisizione a Napoli. Il processo agli ateisti (1688-1697), Edizioni di Storia e di Letteratura, 1974, ISBN 9788884987471.

Voci correlate modifica