Rap (Ottavia Fusco)

spettacolo teatrale del 1996

Rap è uno spettacolo teatrale di genere sperimentale di Andrea Liberovici,scritto con Edoardo Sanguineti. Si tratta del primo spettacolo della compagnia Teatro del suono, nata dal sodalizio artistico tra Andrea e l'attrice Ottavia Fusco.

Rap
Lingua originaleItaliano
StatoItalia
Anno1996
Compagniateatrodelsuono
Generesperimentale
RegiaAndrea Liberovici
SceneggiaturaEdoardo Sanguineti; Andrea Liberovici
MusicheAndrea Liberovici
ScenografiaEva Pollio
CostumiFrancesca Faiella
LuciPippo Ghisoli
FotografiaAlessandra Vinotto Sukkar
Personaggi e attori

Trama modifica

Lo spettacolo è basato sull'omonimo genere musicale. Andrea Liberovici, descrivendo lo spettacolo, motiva la scelta di tale genere così:"Il rap fa suonare qualsiasi suono, coerente o programmaticamente incoerente alla "storia"che ci racconta, esattamente come il "sogno"usa qualsiasi materiale visivo e non solo [...] questo genere musicale a differenza di altre espressioni recenti come il rock, il punk, il grunge ecc, ha reinventato e fuso insieme, probabilmente in modo involontario, vissuti musicali molto lontani fra loro come il recitativo o recitar cantando seicentesco, la musica concreta contemporanea, la cultura nera americana e tutta una serie di piccole trasgressioni creative stimolate dall'uso di nuovi strumenti musicali come i campionatori". Lo spettacolo, basandosi sul sogno,è formato da tre "voci":la voce del "Sogno" che è la "verità" (interpretata da Ottavia Fusco, la voce dell'"interpretazione"(Andrea Liberovici) e la voce del "destino" che determina e mischia le carte a "caso"(fuori campo, Enrico Ghezzi), giocando[1].

Critica modifica

Luigi Bellingardi,su il Corriere della Sera scrive:"Teatro d'avanguardia, trasgressivo che attinge il vertice quando resta ambiguo, più che quando svela gli incubi, i sogni (l'e febo ignudo). Probabile work in progress nella traiettoria artistica del duo Sanguineti Liberovici, Sonetto, siglato dal testo registrato di Vittorio Gassman, e uno spettacolo compatto in cui giganteggiano sia lo stesso Liberovici sia l'ottima Ottavia Fusco. Esito omogeneo nell'accostamento tra musica colta e rap, senza sbavature, Sonetto e spettacolo da rivedere, da rivivere ... alla première successo garantito[2]

Paolo Petroni sempre su Il Corriere della sera scrive:"Una serata insomma in cui uno riesce a immergersi senza porsi domande o che altrimenti respinge, più musicale che teatrale e non a caso prodotta dalla Consulta per il Teatro musicale da Camera, che si è rivolta al circuito della prosa probabilmente perché è nota la difficoltà con cui gli enti lirici e musicali danno spazio alle proposte contemporanee".[3]

Successo e repliche[2][3][4][5][6][7] modifica

Lo spettacolo è stato replicato in Italia e all'estero:

Note modifica

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