Ritratto di Stéphane Mallarmé

dipinto di Auguste Renoir

Il ritratto di Stéphane Mallarmé (Stéphane Mallarmé) è un dipinto del pittore francese Pierre-Auguste Renoir, realizzato nel 1876 e conservato al Musée National des Châteaux di Versailles.

Ritratto di Stéphane Mallarmé
AutorePierre-Auguste Renoir
Data1892
Tecnicaolio su tela
Dimensioni40×50 cm
UbicazioneMusée National des Châteaux, Versailles

Descrizione modifica

Intorno al gruppo degli impressionisti gravitava un consistente numero di letterati illustri, e Stéphane Mallarmé era uno di questi (non è un caso se Victor Hugo lo definì «il mio caro amico impressionista»). Mallarmé, in particolare, era un grande amico di Édouard Manet, del quale apprezzava l'arte e lo status di «guida spirituale» dell'intero gruppo.[1] Testimone di questo sodalizio critico è l'articolo che egli dedicò al gruppo sulla rivista londinese Art Monthly Review, ove spiegò come l'arte di Sisley, Monet, Pissarro e soprattutto Renoir facessero in realtà capo alla maniera del maestro:

«Poiché nessun artista ha nella tavolozza un colore che corrisponda all'aria aperta l'effetto desiderato si può ottenere soltanto con la leggerezza o la pesantezza del tocco o con la modulazione del tono. Ora Manet e la sua scuola usano colori semplici, freschi, o stesi con leggerezza, e i loro effetti sembrano ottenuti al primo colpo, tanto la luce onnipresente fonde e vivifica ogni cosa [...]. Quello che l'impressionismo ha il potere di conservare non è il frammento materiale che già esiste, superiore a qualsiasi sua rappresentazione, ma la delizia di avere ricreato la natura tocco a tocco»

Per ringraziare l'amico, ma anche per sottolineare la loro comune linea di lotta, Renoir decise di omaggiare Mallarmé con questo ritratto. Anche Manet, nel 1876, si era cimentato nella realizzazione di un ritratto di Mallarmé, restituendo un'immagine molto vitale del poeta, colto mentre sfoglia le pagine di un libro con un sigaro tra le dita. Gli esiti dell'opera di Renoir, al contrario, non sono sempre pari alle aspettative, e l'opera non è certo fra le più felici della sua intera produzione ritrattistica: il volto del poeta, infatti, ha la rigidità di una maschera scolpita, e Renoir non riesce a condurre quel lavoro di scavo psicologico che nel ritratto di Manet aveva condotto a una fresca e frizzante spontaneità.[1]

Note modifica

  1. ^ a b Giovanna Rocchi, Giovanna Vitali, Renoir, collana I Classici dell'Arte, vol. 8, Firenze, Rizzoli, 2003, p. 138.

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