Convento di Santa Maria della Ripa: differenze tra le versioni

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Il '''convento di Santa Maria della Ripa''' con le annesse due chiese: '''chiesa della Natività''' e '''chiesa dell'AnunciazioneAnnunciazione''' si trova a [[Desenzano al Serio]] frazione del comune di [[Albino (Italia)|Albino]]. La costruzione risale al [[XV secolo]]. Numerosi sono gli usi della struttura che si sono susseguiti nel tempo: essa infatti nacque come luogo di culto, fu successivamente trasformata in una filanda, ma cadde poi per lungo tempo in stato d'abbandono fino a quando una parte venne recuperata convertendola in ostello.<ref>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/BG020-00017/|titolo=Monastero di S.Maria della Ripa}}</ref>
 
== Storia ==
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Il chiostro posto a ridosso della chiesa superiore si presenta in forme tipiche rinascimentali, posto su due livelli: al piano superiore erano presenti le celle dei frati, poi riadattate, mentre il piano terra è composto da un locale a due navate divise da quattro colonne dove sono presenti affreschi quattrocenteschi, ed era probabilmente adibito a refettorio. Il chiostro maggiore porta evidenti i segni della sua trasformazione in filanda e laboratorio artigianale.
=== Affreschi della bottega dei [[Marinoni (famiglia)|Marinoni]] ===
Il convento di Santa Maria della Ripa, ebbe un ruolo importante per la famiglia [[Marinoni (famiglia)|Marinoni]], pittori di Desenzano. Due figli di [[Giovanni Marinoni|Giovanni]] capostipite della famiglia, Focoto e Simone entrarono a far parte dei frati carmelitani nel convento prendendo i nomi di Giuliano e Patrizio, nonché il figlio di [[Ambrogio e Francesco Marinoni|AnbrogioAmbrogio]] divenne fra' Placido. Giovanni fece anche desiderio di sepoltura, per se e i suoi famigliari<ref>Il testamento del capofamiglia Giovanni esprime la volontà di adottare questo luogo a sepoltura</ref>.
 
L'archivio degli annali del convento conservano manoscritti del [[XVI secolo]] scritti da fra Giovanni Battista Guardante da Soncino, dove è testimoniata una commissione del 1510 a [[Bernardino Marinoni|Bernardino]] e [[Antonio Marinoni]] figli di [[Giovanni Marinoni|Giovanni]] che parrebbe essere riconducibile agli affreschi presenti nella chiesa superiore<ref>{{cita libro|titolo=Annali del convento di santa Maria della Ripa-Desenzano al Serio|autore=Giovanni Battista Guardante da Soncino|edigoreeditore=Archivio di Stato di Milano}}</ref> che, malgrado i diversi passaggi di proprietà e di destinazione d'uso, mantiene ancora nei cinque spicchi della volta a ombrello corispondenticorrispondenti all'ingresso, e nelle lunette tra le vele, nonché le tre pareti della controfacciata, medaglioni con affreschi raffiguranti santi. La visita pastorale di [[Adriano Bernareggi]] del 1930, descrive medaglioni quattrocenteschi raffiguranti santi<ref>{{cita libro|titolo=Atti della visita Adriano Bernareggi|editore=Archivio storico vescovile di Bergamo}}</ref>. La loro datazione li porrebbe contemporanei del [[Polittico della Trinità]] di [[Casnigo]]. Fra questi particolarmente assonanti sono: san Giovanni Battista molto simili nelle due raffigurazioni, medesima situazione per sant'Alberto che ha similitudini con san Pietro martire della Trinità. Così come l'immagine di san Pietro è assonante con san Marco del [[Polittico di San Pietro]], mentre sant'Alessandro è facilmente confrontabile con il volto di una monaca dell'affresco della [[Chiesa della Madonna delle Grazie (Gandino)|chiesa della Madonna delle Grazie]]. Da questo si deduce una datazione delle opere del secondo decennio del [[XVI secolo]].
<br>Il dipinto raffigurante il [[Padre eterno]] con una schiera di angioletti, posto sulla nicchia d'altare dove è collocata la pala del [[Enea Salmeggia|Salmeggia]] del 1596 ''[[Madonna in gloria tra i santi Pietro, Alessandro, Alberto Carmelitano e santo vescovo]]'', presenta una pittura sicura, come l'affresco ''Madonna col Bambino e santi'' molto danneggiato ma di sicura esecuzione di uno dei rappresentanti, tra i migliori della bottega che potrebbe essere indicato in Antonio.<ref>{{cita|Paratico|p 148}}.</ref>