Governo Rumor IV: differenze tra le versioni

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*23 settembre: a [[Recoaro terme]] un convegno sull'informazione promosso dalla [[Unione stampa cattolica italiana]] si conclude con una tavola rotonda cui prendono parte [[Alessandro Natta]] (PCI) [[Antonio Cariglia]] (PSDI) [[Michele Achilli]] (PSI) [[Alberto Giorno]] (PLI) e [[Adolfo Battaglia]] (PRI), moderata dal democristiano [[Flaminio Piccoli]], presidente dell'associazione. L'assise riconosce unanimemente che il problema dell'informazione e il suo pluralismo non si possono risolvere senza la riforma della RAI. I tentativi di concentrazione delle testate giornalistiche in poche mani riflettono la scelta di fatto del governo Andreotti-Malagodi di prorogare la vecchia concessione del 1954 per non togliere all'esecutivo quel controllo di indirizzo che il parlamento rivendica. La prossima scadenza dell'ultima proroga (15 dicembre) non consente di mettere mano al rinnovamento della radiotelevisione italiana. Repubblicani e liberali parlano anzi di abbattere il monopolio statale per consentire ai privati l'ingresso nel mercato televisivo locale e contrstare, così, la tendenza a ridurre le voci.<ref>Il Messaggero, 24 settembre 1973</ref>
*25 settembre: si riuniscono nello stesso giorno le direzioni della DC e del PSDI. All'assise democristiana sono approvate senza contrasti le relazioni di Fanfani e Rumor e dei capigruppo di camera e senato. Fanfani rivendica la rianimazione organizzativa del partito, che deve affrontare prove di grande valore al governo e nei confronti del paese. Approvato un documento di condanna del golpe in Cile, sembra contestato solo da [[Guido Gonella]]. La direzione del PSDI deve prendere atto del dissenso di [[Giuseppe Saragat]] verso la gestione Tanassi-Orlandi del partito e per una svolta che [[Giuseppe Romita]] definisce di sinistra democratica. Approvati senza riserve l'operato del governo e le scelte compiute al suo interno.<ref>Il Messaggero, 26 settembre 1973</ref>
*27 settembre: alla camera si conclude un dubattito di due giorni sulla politica estera. Il ministro degli esteri, [[Aldo Moro]], pronuncia una eguale condanna contro la repressione degli intellettuali e del dissenso in URSS e sul colpo di Stato in Cile, paese che si appresta a fare la stessa cosa dopo aver soppresso i partiti di sinistra. Premesso che ogni governo non ha diritto di ingerenza negli affari di altri governi Moro assicura che tutti i canali diplomatici sono attivi coi due paesi, che si deciderà a suo tempo circa il riconoscimento del nuovo governo cileno e che l'impegno dell'Italia, paese uscito da una dittatura, sarà sempre nel rispetto della sua tradizione democratica.<ref>Il Messaggero, 3828 settembre 1973</ref>
*28 settembre: il settimanale [[Rinascita (rivista)|''Rinascita'']] pubblica la prima delle tre parti del saggio di [[Enrico Berlinguer]] "Riflessioni sui fatti cileni". Analizzando il golpe che aveva portato le forze reazionarie del paese, in collaborazione con gli Stati Uniti, a rovesciare il governo del socialista Salvador Allende, il segretario comunista propone di interrompere la [[conventio ad excludendum]], cioè l'esclusione del secondo partito italiano dalle maggioranze di governo nazionale a causa della sua vicinanza con l'Unione Sovietica
*30 settembre: consiglio dei ministri: come si era ventilato già da qualche settimana il governo aumenta di 23 lire il costo della benzina, portando la super a 185 lire e la normale a 175. Il gasolio aumenta di 4 lire per il riscaldamento (da 24 a 28 più le spese di trasporto e consegna) e di 15 lire per i motori (da 80 a 95 lire). Per ogni litro di carburante la ripartizione è del 15,67% per l'erario, del 5,83% per le compagnie petrolifere e l'1,50% ai distributori. Il provvedimento è adottato in contrasto coi socialisti, che parlano di un rovesciamento del programma economico concordato alla formazione del governo e della linea decisa nella lotta al carovita. Il ministro del tesoro, [[Ugo La Malfa]], giustifica la decisione con la necessità per lo stato di incassare al più presto quasi 1.800 miliardi di lire, 800 dei quali già ottenuti con l'emissione di buoni del tesoro per la stessa cifra.
 
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