Istria: differenze tra le versioni

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''Soprattutto nell'Istria questi funzionari registrarono come croati molti italiani che avevano nomi slavi (...) gli scrittori italiani sostennero perciò che erano più vicini alla realtà i censimenti austriaci anteriori al 1910, dai quali risultava una più alta percentuale di italiani. I precedenti risultati furono difatti confermati dal censimento italiano del 1921, dal quale risultò un rapporto fra italiani e slavi corrispondente a quello delle precedenti statistiche austriache'' (cit. tratta da: ''Trieste, 1941-1954, la lotta politica, etnica e ideologica'' di Bogdan C. Novak, pag.22 Milano 1973, traduz. italiana da: Trieste, 1941-1954. ''The ethnic, political and ideological struggle'', di Bogdan C. Novak, Chicago-London 1970). Al di fuori della regione istriana ci furono alcuni tentativi anche da parte italiana di alterazione di dati: il caso più noto fu quello di Trieste, punito con il massimo rigore dalle autorità austriache che fecero ripetere, sempre nel 1910, le rilevazioni censuali (ibid. pag.22).</ref> In senso generale, gli italiani erano maggioranza assoluta in tutta la fascia occidentale costiera e nell'agro buiese nonché in quasi tutti i centri principali dell'interno, il che aveva causato in epoca moderna una serie di dicotomie collegate alla differenziazione etnica di base: gli italiani in genere erano cittadini, più ricchi e più istruiti e dominavano nelle classi intellettuali; sloveni e croati erano invece in genere contadini e più poveri e solo nel tardo XIX secolo iniziarono ad esprimere dal proprio interno un ceto intellettuale. Frequente fu quindi in età moderna il processo di ''italianizzazione'' collegato allo spostamento delle famiglie dalle campagne verso le città o collegato al miglioramento economico: si assiste quindi a quel singolare fenomeno per cui fra i maggiori irredentisti filoitaliani vi siano stati anche dei personaggi appartenenti a famiglie di ceppo slavo, italianizzatesi nel tempo.
 
Secondo il demografo italiano Olinto Mileta Mattiuz, alla vigilia del primo conflitto mondiale gli italiani erano il 41% della popolazione istriana (44% se si contano anche i regnicoli), seguiti dai croati (35%) e dagli sloveni (11%).<ref>Olinto Mileta Mattiuz, ''Ipotesi sulla composizione etnica in lstria, Fiume e Zara'', 2002, pp. 17</ref>
 
Nel [[XIX secolo]], con la nascita e lo sviluppo dei movimenti nazionali italiano, croato e sloveno, iniziarono i primi attriti fra gli italiani da una parte e gli slavi dall'altra. L'Istria era una delle terre reclamate dall'[[irredentismo]] italiano. Gli irredentisti sostenevano che il governo Austro-ungarico incoraggiava l'immigrazione di ulteriori slavi nella regione per contrastare il nazionalismo degli italiani.
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A seguito della vittoria italiana nella [[prima guerra mondiale]] con il [[trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|trattato di Saint-Germain-en-Laye]] ([[1919]]) e il [[trattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo]] ([[1920]]), l'Istria divenne parte del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].
 
Il censimento del [[1921]] ribaltò i risultati della rilevazione austriaca del 1910, sia per quanto riguarda la Venezia Giulia nel suo insieme, sia per l'Istria in particolare, scoprendo in regione una maggioranza di popolazione culturalmente italiana. Secondo le rilevazioni censuali di quell'anno la popolazione istriana appartenente al gruppo linguistico italiano risultava composta da 199.942 unità (58,2% del totale). Seguiva il gruppo croato, predominante secondo i dati del censimento anteriore, con 90.262 parlanti (26,3%), e quello sloveno con 47.489 (13,8%). Le restanti 5.708 unità (1,7%) vennero invece classificate come "altri"<ref>Guerrino Perselli, ''I censimenti della popolazione dell'Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune città della Dalmazia tra il 1850 e il 1936'', Trieste-Rovigno, Unione Italiana-Università Popolare di Trieste, 1993, p. 469</ref>. Questo censimento, come il precedente, fu in seguito oggetto di critiche: molti istriani di lingua croataslavi vennero definiti italiani in virtù del loro perfetto bilinguismo e in molte località (Briani, frazione di Fianona, Sanvincenti, tutta la zona dell'Abbaziano ecc.) i dati ottenuti erano scarsamente rappresentativi della realtà linguistica dei rispettivi comuni. Vi furono, d'altro canto, non pochi italiani che vennero indicati come croati o sloveni per via dei loro cognomi terminanti in -ich.<ref>https://crsrv.org/wp/wp-content/uploads/2020/03/Olinto-Mileta-Mattiaz-Ipotesi-sulla-composizione-etnica-in-Istria-Fiume-e-Zara-ieri-e-oggi.pdf</ref>
 
Nonostante queste critiche, i dati di questo censimento vennero generalmente utilizzati, insieme a quelli del 1910, dai rappresentanti dei paesi partecipanti<ref group=N>''Come si verificò poi alla conferenza per la pace dopo la seconda guerra mondiale, normalmente venivano prese in considerazione soltanto le statistiche austriache del 1910, che denunciarono una maggioranza slava, e il censimento italiano del 1921, che confermava le speranze degli italiani circa una loro superiorità numerica'' (cit. tratta da: ''Trieste, 1941-1954, la lotta politica, etnica e ideologica'' di Bogdan C. Novak, pag.21 Milano 1973, traduz. italiana da: Trieste, 1941-1954. ''The ethnic, political and ideological struggle'', di Bogdan C. Novak, Chicago-London 1970). Secondo [[Jean-Baptiste Duroselle]] il confine jugoslavo tracciato nel 1947 era basato sui dati del censimento austriaco (vedi: ''Le conflit de Trieste 1943-1954'' di Jean-Baptiste Duroselle, Bruxelles, 1966, pag.229). In realtà non venne tenuto conto neppure del censimento del 1910 perché come ebbe a rilevare lo storico istriano [[Diego De Castro]] (Il problema di Trieste, Genesi e sviluppi della questione giuliana in relazione agli avvenimenti internazionali, 1943-1952, Bologna, 1953) la Jugoslavia incorporò nel 1947 territori etnicamente italiani</ref>.