Italia nella seconda guerra mondiale: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|Eccidio di Cefalonia}}
 
Con l'armistizio dell'8 settembre 1943 le truppe italiane dislocate nei Balcani restarono senza ordini precisi da parte del governo e del comando supremo. La capitolazione ai tedeschi avvenne a volte dopo trattative, a volte dopo scontri impari, che portarono alla morte e alla cattura dei soldati italiani. L'episodio più eroico, finito in tragedia, fu quello della [[divisione Acqui]], di stanza nell'isola di [[Cefalonia]] nel Mar Jonio, i cui circa 10.000 uomini, con un plebiscito svoltosi il 13 e il 14 settembre, decisero di inviare al comando tedesco un comunicato in cui si faceva significativamente riferimento alla volontà collettiva: "Per ordine del comando supremo e per volontà degli ufficiali e dei soldati la divisione Aqui non cede le armi". Nei terribili scontri dei giorni seguenti gli italiani opposero una dura resistenza, senza ricevere alcun aiuto dell'esercito, e vennero decimati. Una buona parte di militari venne fucilata, gli altri destinati alla deportazione. Una parte morirà durante l'attraversamento in mare verso i porti di Atene e SalonicoSalonicco. Da qui, caricati su treni piombati avviati ad [[Auschwitz]], [[Treblinka]] e al Ghetto di [[Minsk]]. Coloro che saranno destinati a Treblinka verranno uccisi immediatamente, altri 60 destinati a smantellare il campo per poi essere a loro volta uccisi o deportati a Sobibor. Questo sarà l'ultimo carico di prigionieri che il lager di Treblinka riceverà.
 
== La guerra civile e la resistenza ==