Massacri delle foibe: differenze tra le versioni

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|didascalia mappa = Luoghi delle foibe (giallo) in [[Venezia Giulia]] e nel [[Quarnaro]]
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I '''massacri delle foibe''' (in [[lingua slovena|sloveno]]: ''poboji v fojbah'', in [[lingua croata|croato]]: ''masakri fojbe'', {{serbo|mасакри фоjбе - ''masakri fojbe''}}) sono stati degli [[strage|eccidi]] ai danni di militari e civili italiani [[Popoli indigeni|autoctoni]] della [[Venezia Giulia]], del [[Quarnaro]] e della [[Dalmazia]]<ref>{{cita|Pupo, Spazzali|p. 2}}.</ref><ref>Gianni Oliva, ''Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria'', Mondadori, Milano, 2003, ISBN 88-04-48978-2, pag. 4</ref>, avvenuti durante e subito dopo la [[seconda guerra mondiale]] da parte dei [[Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia|partigiani jugoslavi]] e dell'[[OZNA]]. Il nome di tali eccidi deriva dai grandi [[inghiottitoio|inghiottitoi]] [[carsismo|carsici]] (chiamati in Venezia Giulia "[[foiba|foibe]]") dove furono gettati molti deii corpi delle vittime o le stesse ancora in vita.
 
Per [[metonimia|estensione]] i termini "foibe" e il neologismo "infoibare" sono diventati sinonimi di uccisioni che in realtà furono in massima parte perpetrate in modo diverso: la maggioranza delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi<ref>{{Cita|Pupo 1996}}: «È noto infatti che la maggior parte delle vittime non finì i suoi giorni sul fondo delle cavità carsiche, ma incontrò la morte lungo la strada verso la deportazione, ovvero nelle carceri o nei campi di concentramento jugoslavi.»</ref><ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|p. 2}}: «È questo un uso del termine [NdR: "foibe"] consolidatosi ormai, oltre che nel linguaggio comune, anche in quello storiografico, e che quindi va accolto, purché si tenga conto del suo significato simbolico e non letterale»; pp. 3-4: «In realtà, solo una parte degli omicidi venne perpetrata sull'orlo di una foiba (...), mentre la maggior parte delle vittime perì nelle carceri, durante le marce di trasferimento o nei campi di prigionia (...) nella memoria collettiva "infoibati" sono stati considerati tutti gli uccisi...»</ref>. Secondo gli storici [[Raoul Pupo|Pupo]] e Spazzali, l'utilizzo simbolico di questo termine ''«può divenire fonte di equivoci qualora si affronti il nodo della quantificazione delle vittime»'', in quanto la differenza tra il numero relativamente ridotto dei corpi materialmente gettati nelle foibe, e quello più alto degli uccisi nei campi di prigionia, dovrebbe portare a parlare di "deportati" e "uccisi" per indicare tutte le vittime della repressione<ref>{{cita|Pupo, Spazzali|pp. 4-5}}.</ref>.