Parco nazionale della Maiella: differenze tra le versioni

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→‎Bibliografia: AA. VV. Alberi e Boschi di interesse monumentale del Parco Nazionale della Maiella. Primevie Edizioni, Corfinio (AQ), 2016.
→‎Foreste: All'interno di queste formazioni vegetano specie accessorie come L'Acero montano (Acer pseudoplatanus), l'Acero riccio (Acer platanoides), l'Acero campestre (Acer campestre), l'Olmo montano (Ulmus glabra), il Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), il Tiglio selvatico (Tilia cordata), il Tiglio nostrano (Tilia platyphyllos), il Nocciolo (Corylus avellana), il Sorbo montano (Sorbus aria), il Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), il Sorbo domestico (Sorbus domestica), il Ciavar
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=== Foreste ===
Dal punto di vista forestale i monti del Parco della Maiella (massiccio della Maiella, Il Morrone, i Monti Pizzi) sono costituiti dalla Foresta temperata decidua composta in prevalenza da Faggete a Faggio (Fagus sylvatica) pure o con Abete Bianco (Abies alba), da Querceti a Roverella (Quercus pubescens) o a Cerro (Quercus cerris) e da Orno-ostrieti a Carpino nero (Ostrya carpinifolia) e Orniello (Fraxinus ornus). All'interno di queste formazioni vegetano specie accessorie come L'Acero montano (Acer pseudoplatanus), l'Acero riccio (Acer platanoides), l'Acero campestre (Acer campestre), l'Olmo montano (Ulmus glabra), il Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), il Tiglio selvatico (Tilia cordata), il Tiglio nostrano (Tilia platyphyllos), il Nocciolo (Corylus avellana), il Sorbo montano (Sorbus aria), il Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), il Sorbo domestico (Sorbus domestica), il Ciavardello (Sorbus torminalis) e l'Ontano napoletano (Alnus cordata). Nelle aree umide prevalgono formazioni ripariali a Pioppo (Pupulus spp.) e a Salice (Salix spp.) con la presenza dell'Ontano nero (Alnus glutinosa). Sono presenti inoltre formazioni naturali a Pino nero di Villetta Barrea (Pinus nigra var. italica) e mughete, in alta quota, a Pino mugo (Pinus mugo). Tra gli arbusti vi sono i ginepreti a Ginepro comune (Juniperus communis), a Ginepro rosso (Juniperus oxycedrus) e a Ginepro Sabino (Juniperus sabina). Degni di nota sono alcuni nuclei relitti di epoche glaciali a Betulla bianca (Betula pendula). All'interno delle faggete possono trovarsi specie relitte di periodi più caldo-umidi come il Tasso (Tagus baccata) e l'Agrifoglio (Ilex aquifolium). il Leccio (Quercus ilex), anch'esso caratteristico di epoche più calde ma secche, rimane come relitto sulle pareti rocciose di bassa quota esposte a sud. A seguito di deforestazioni, in favore del pascolo, operate a più riprese negli ultimi due millenni, a partire dalla fine del 1800 sono stati avviati diverse opere di rimboschimento a prevalenza di conifere. Le specie impiegate sono state, tra le autoctone, il Pino d'Aleppo (Pinus halepensis) e l'Abete bianco (Abies alba) e tra le naturalizzate italiane, non invasive, il Pino nero d'Austria (Pinus nigra var. austriaca), il Cipresso comune (Cupressus sempervirens), il Cedro dell'atlante (Cedrus atlantica), il Cedro dell'Himalaya (Cedrus deodara), l'Abete greco (Aries cephalonica), l'Abete di Douglas (Pseudotsuga menziesi), il Larice (Larix decidua), il Pino silvestre (Pinus sylvestris) e l'Abete rosso (Picea abies). La naturalizzazione dell'Abete rosso è un fatto positivo in quanto è ritornato dopo la scomparsa avvenuta in epoca romana presumibilmente ad opera umana. Esso è infatti stato reintrodotto circa 400 anni fa con il più antico rimboschimento o semina fatta nell'area ad opera dei monaci benedettini nella Fossa di Pentima sul Morrone. Nei 10 ettari furono piantati o seminati esemplari o semi di Abete rosso e Abete bianco provenienti dalla Foresta di Vallombrosa in Toscana. La formazione forestale più diffusa rimane comunque la faggeta, all'interno della quale ritroviamo esemplari monumentali o veri e propri boschi vetusti come il Bosco di Sant'Antonio risultato dell'opera di coltivazione secolare di una struttura chiamata "la difesa" in cui il bestiame bovino veniva fatto pascolare in una sorta di pascolo arborato in cui i Faggi venivano periodicamente capitozzati per farne la frasca per il bestiame. Proprio questa pratica ha permesso la formazione di Faggi a candelabro caratteristici di questo bosco.
 
=== Fauna ===