Genocidio dei nativi americani: differenze tra le versioni

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==== Morti nelle guerre indiane ====
{{vedi anche|Razzismo|Razzismo negli Stati Uniti d'America}}
L'atteggiamento di discriminazione razziale fu rafforzato dalle [[guerre indiane]], per giustificare il [[genocidio]], protratto per decenni, delle popolazioni [[Nativi americani|pellerossa]] con l'intento di sottrarre loro le terre: gli indiani non erano "davvero" esseri umani, e quindi nemmeno a loro si applicavano le considerazioni "umanitarie". La conquista del continente americano portò ad un totale di morti indigeni che secondo le stime più recenti oscilla tra i sessanta ed i cento milioni<ref>ISBN David E. Stannard, Olocausto americano. La conquista del Nuovo Mondo, ed. orig. 1993, trad. dall'inglese di Carla Malerba, Bollati Boringhieri, Torino</ref>, di cui venti milioni proprio durante le guerre indiane nel [[Nord America]]. Queste cifre lo eleggono tristemente come il più grande genocidio nella storia dell'umanità.
Basandosi sulle stime di un censimento del [[1894]], lo studioso Russel Thornton ha estrapolato alcuni dati essenziali: in particolare, dal [[1775]] al [[1890]] almeno 45.000 nativi americani e 19.000 bianchi avrebbero perso la vita. La stima include anche donne, vecchi e bambini, poiché i non-combattenti spesso perivano durante gli scontri di frontiera, e la violenza dei combattimenti non permetteva di risparmiare, né da una parte né dall'altra, le vite dei civili.<ref name=thorn/>
 
L'efficienza dello sterminio indiano americano portò [[Adolf Hitler]] a citarlo come esempio pratico per ''la [[soluzione finale]]''<ref>Domenico Losurdo, ''Il revisionismo storico. Problemi e miti'', Laterza, Roma-Bari, 1996</ref> fin nella prima edizione del [[Mein Kampf]] ("la mia battaglia")<ref>Adolf Hitler, ''Mein Kampf'', ed. Lucciola, 1992</ref>, manuale e base ideologica dell'ideologia del [[Nazionalsocialismo]].
 
=== Dopo le guerre, il XX secolo ===