Villa Morosini Vendramin Calergi: differenze tra le versioni

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== Committenti ==
Il committente della villa Morosini Vendramin Calergi è il nobile cavaliere e senatore [http://%5Bhttps://www.treccani.it/enciclopedia/giovan-francesco-morosini_res-325af54b-07d0-11e2-8c38-00271042e8d9_%28Dizionario-Biografico%29/%20Giovanni%20Francesco%20Morosini%5D Giovanni Francesco Morosini]<ref name=":0" />, nato a [[Venezia]] il 25 agosto 1658, figlio di Domenico Morosini, del ramo detto da San Canziano o “dal Giardin”. Fu un uomo di cultura con interessi scientifici, naturalistici, botanici, ma anche umanistici. Si dedicò alla carriera diplomatica: oratore presso le corti di [[Guglielmo III d'Inghilterra|Guglielmo III d’Inghilterra]] e dell’imperatore [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Leopoldo I]] a [[Vienna]]; dal 1702 al 1706 fu ambasciatore alla corte papale. Rientrato a Venezia, fu nominato Savio del Collegio e membro del Collegio delle acque. Tra il 1711 e il 1737 diventò per sei volte Riformatore dello Studio (Università) di [[Padova]]. Nel 1706, al ritorno dalla corte pontificia a [[Roma]] e da quella imperiale a Vienna, si dedicò alla costruzione della villa padronale a Fiesso, affidando il suo progetto all’architetto [[Andrea Tirali]]<ref name=":0" />.
 
Bianca Morosini, figlia di Alvise e nipote del “fondatore” del palazzo, entra in proprietà della villa del nonno Giovan Francesco soltanto nel 1755, dopo che gli eredi maschi diretti sono morti. Ultima discendente della casata. Il suo nome è indissolubilmente legato al palazzo di Fiesso, perché nel 1768 fa restaurare, ristrutturare e ampliare il progetto già pensato e in parte attuato dal nonno<ref name=":0" />. La memoria dell’importante intervento edilizio è scolpita in una lapide infissa di fronte a quella che menziona i lavori di costruzione del 1709<ref name=":0" /><ref name=":1">2. Stefano Zaggia, ''Un disegno e alcune note sui committenti in Fiesso Umbertiano. Momenti di storia, arte e vita sociale : Villa Morosini (Vendramin Calergi)'' a cura di Enrico Zerbinati, Graficompos Monselice</ref>. Di seguito il testo: