Strage di Bologna: differenze tra le versioni

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[[File:Licio Gelli sui quotidiani.jpg|thumb|[[Licio Gelli]], Maestro venerabile della [[P2]], condannato per il depistaggio delle indagini. Ha successivamente dichiarato che l'esplosione è stata causata da un mozzicone di [[sigaretta]] che ha innescato un'esplosione per colpa di una fuga di gas<ref>{{Cita news|url=http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/07/26/news/gelli_la_strage_fu_un_mozzicone_e_fioravanti_insulta_bolognesi-39717794/?refresh_ce|titolo=Gelli: "La strage? Fu un mozzicone" e Fioravanti insulta Bolognesi|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|Repubblica.it]]|data=26 luglio 2012|accesso=14 marzo 2017|citazione=Quella Mambro, mi pare, e quel Fioravanti, mi sembra, non ne hanno colpa, perché io credo sia stato un mozzicone di sigaretta. Ci fosse stata una bomba, qualche frammento si sarebbe trovato}}</ref>.]]
 
Ai magistrati giunsero notizie e segnalazioni in base a cui i sospetti dovevano essere indirizzati oltre confine. L'ipotesi scaturita da quelle indicazioni era quella di un complotto internazionale che coinvolgeva terroristi stranieri e neofascisti italiani latitanti all'estero con collegamenti in Italia<ref name="notte" />.
Nel corso delle indagini ai magistrati giunsero innumerevoli segnalazioni da parte di ufficiali, agenti e informatori del [[SISMI]], all'epoca diretto da [[Giuseppe Santovito]] (iscritto alla P2)<ref name="notte" /><ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,1012_02_1984_0036_0009_19067648/|titolo=Morto il generale Santovito discusso ex capo del Sismi|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=6 febbraio 1984|accesso=15 ottobre 2016}}</ref>, tutte volte ad allontanare i sospetti degli inquirenti dai NAR e dai loro rapporti con i servizi segreti<ref name="notte" />.
 
NelTutto corsoquesto dellerisulterà indaginiessere aiun magistratimontaggio giunserocostruito innumerevolia segnalazionitavolino, dautilizzando partevecchie informazioni e notizie completamente inventate. Le operazioni di ufficiali,depistaggio agentifurono eprogettate informatoried eseguite da un settore deviato del [[SISMI]], all'epoca diretto dadal generale [[Giuseppe Santovito]], (iscritto alla [[P2)]] e morto nel 1984<ref name="notte" /><ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,1012_02_1984_0036_0009_19067648/|titolo=Morto il generale Santovito discusso ex capo del Sismi|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=6 febbraio 1984|accesso=15 ottobre 2016}}</ref>, tutte volte ad allontanare i sospetti degli inquirenti dai NAR e dai loro rapporti con i servizi segreti<ref name="notte" />.
* Un primo tentativo di depistaggio indirizzò i magistrati verso Marco Affatigato, ex ordinovista collaboratore dei servizi segreti che fu accusato anche di essere il responsabile della [[strage di Ustica]]. Un dipendente della questura di Lucca sostenne di averlo riconosciuto nell'identikit di una persona che era stata vista alla stazione di Bologna il giorno della strage; in realtà Affatigato si trovava a Nizza il 2 agosto, dove fu arrestato per contraffazione di documenti. Negli ambienti della destra eversiva Affatigato era stato definito un "traditore" dalla rivista ''[[Quex]]'', il foglio clandestino dei detenuti neofascisti, perché accusato di aver favorito l'arresto di [[Mario Tuti]]. Affatigato aveva anche una relazione assai stretta con Marcello Soffiati, ordinovista responsabile della [[strage di Brescia]] e amico di [[Gilberto Cavallini]]. Secondo Affatigato, solo Soffiati poteva conoscere alcuni dettagli necessari per coinvolgerlo nelle stragi di Bologna e Ustica<ref name=bellini2022 />.
 
Il 13 gennaio 1981 in uno scompartimento di seconda classe del treno Espresso 514 Taranto-Milano fu scoperta una valigia che conteneva otto lattine piene di esplosivo, lo stesso esplosivo che fece esplodere la stazione<ref name="misteri" />, un mitra MAB, un fucile automatico da caccia, due biglietti aerei Milano-Monaco e Milano-Parigi. Il ritrovamento era stato possibile in seguito a una segnalazione dei servizi segreti. L'operazione, chiamata «Terrore sui treni», si dimostrò un falso del gruppo deviato del SISMI, che voleva accreditare la tesi della pista estera, facendo riferimento a una fonte che doveva restare segreta. La Corte d'assise di Roma accertò che «''la fonte non esisteva e le informazioni erano false, costruite nell'ufficio di Musumeci e Belmonte, con la connivenza di Santovito''»<ref name="notte" />. Nella motivazione i giudici scrissero che «l''a ricostruzione dei fatti, basata su prove documentali e testimoniali, e sulle dichiarazioni degli stessi imputati, fa emergere una macchinazione sconvolgente che ha obiettivamente depistato le indagini sulla strage di Bologna. Sgomenta che forze dell'apparato statale, sia pure deviate, abbiano potuto così agire, non solo in violazione della legge, ma con disprezzo della memoria di tante vittime innocenti, del dolore delle loro famiglie e con il tradimento delle aspettative di tutti i cittadini, a che giustizia si facesse.''»<ref name="notte" />. La valigia era stata messa sul treno da un sottufficiale dei carabinieri e conteneva oggetti personali di due estremisti di destra, un francese e un tedesco, chiamati Raphael Legrand e Martin Dimitris<ref name="misteri" />.
* Nel settembre 1980 iniziò una campagna giornalistica a opera di giornalisti vicini alla P2 (l'agenzia ''Repubblica'' di Lando Dell'Amico, il servizio di Barbieri per ''[[Panorama]]'' dal 15 settembre 1980, le dichiarazioni dell'agente del SISMI [[Francesco Pazienza]] e numerosi articoli del ''Borghese'' di [[Mario Tedeschi]]), che cercarono di deviare le indagini verso una "pista internazionale". In particolare, la giornalista del ''Corriere del Ticino'' Rita Porena pubblicò il 18 settembre 1980 un'intervista ad Abu Ayad, membro dell'[[Organizzazione per la liberazione della Palestina|OLP]], il quale sostenne che la strage sarebbe stata commessa da estremisti fascisti italiani insieme a terroristi tedeschi del gruppo Hoffmann. La tesi era sostenuta dal fatto che alcuni terroristi italiani ([[Walter Sordi]], [[Massimo Carminati]], i fratelli Lai) si erano effettivamente addestrati in alcuni campi libanesi insieme ai falangisti maroniti. La teoria della "pista libica" fu ribadita da numerose informative del SISDE (in particolare del generale Grassini) e del SISMI (Santovito arrivò a ipotizzare l'esistenza di 22 diverse piste di indagine). Secondo gli inquirenti, questa campagna di depistaggio fu orchestrata da Licio Gelli insieme ad alcuni esponenti dei servizi segreti, tra cui Francesco Pazienza e il generale Santovito<ref name=bellini2022 />.
 
Un dossier fasullo, prodotto dal generale [[Pietro Musumeci]]<ref name="misteri" /> vicecapo del SISMI, riportava gli intenti stragisti dei due terroristi internazionali in relazione con altri esponenti dell'eversione neofascista, tutti legati allo spontaneismo armato, senza legami politici, quindi autori e allo stesso tempo mandanti della strage.
* Il 13 gennaio 1981 in uno scompartimento di seconda classe del treno Espresso 514 Taranto-Milano in sosta a Bologna fu scoperta una valigia che conteneva otto lattine piene dello stesso esplosivo usato nella strage<ref name="misteri" />, un mitra MAB, un fucile automatico da caccia, due biglietti aerei Milano-Monaco e Milano-Parigi. I documenti riconducevano ai terroristi stranieri Raphael Legrand e Martin Dimitris, coinvolti in un furto di esplosivi e in altri attentati (alla sinagoga di Parigi e all'Oktoberfest di Monaco), e anche ad alcuni estremista italiani, tra i quali [[Giorgio Vale]], [[Roberto Fiore]], [[Gabriele Adinolfi]] e, di nuovo, Marco Affatigato. Anche in questo caso, la pista investigativa era sostenuta da un dossier del SISMI curato da Santovito, intitolato ''Terrore sui treni''. Qualche anno dopo il maresciallo Francesco Sanapo, che aveva partecipato al presunto ritrovamento, confessò che si trattava di una messa in scena organizzata dal generale [[Pietro Musumeci]] e dal colonnello [[Giuseppe Belmonte]], alti funzionari del SISMI vicini a Gelli, per indirizzare le indagini verso un'ulteriore pista internazionale. In riferimento al ruolo di Francesco Pazienza, consulente del SISMI, fu coniata l'espressione "Super-SISMI" a indicare l'ambiguo ruolo da lui svolto all'interno dei servizi segreti. La Corte d'assise di Roma accertò che «le informazioni erano false, costruite nell'ufficio di Musumeci e Belmonte, con la connivenza di Santovito<ref name="notte" />. Nella motivazione i giudici scrissero che «la ricostruzione dei fatti, basata su prove documentali e testimoniali, e sulle dichiarazioni degli stessi imputati, fa emergere una macchinazione sconvolgente che ha obiettivamente depistato le indagini sulla strage di Bologna. Sgomenta che forze dell'apparato statale, sia pure deviate, abbiano potuto così agire, non solo in violazione della legge, ma con disprezzo della memoria di tante vittime innocenti, del dolore delle loro famiglie e con il tradimento delle aspettative di tutti i cittadini, a che giustizia si facesse.»<ref name="notte" />. Nel 1985 Pietro Musumeci fu condannato a 9 anni di carcere per associazione a delinquere, Francesco Pazienza a 8 anni e 6 mesi per lo stesso reato (l'accusa di violazione del segreto di Stato fu coperta da amnistia), e Giuseppe Belmonte a 7 anni e 8 mesi per associazione a delinquere, peculato e interesse privato in atti di ufficio. Furono assolti con formula piena il colonnello Secondo D'Eliseo, il capitano Valentino Artinghelli e Adriana Avico, collaboratrice di Pazienza<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1005_01_1985_0162_0001_13949083/|titolo=Processo per le «deviazioni» del Sismi 9 anni a Musumeci, 8 e mezzo a Pazienza|pubblicazione=La Stampa|data=30 luglio 1985|accesso=15 ottobre 2016}}</ref>. In appello, il 14 marzo 1986, le condanne scesero a 3 anni e 11 mesi per Musumeci, a 3 anni e 2 mesi per Pazienza, e a 3 anni per Belmonte. Per tutti gli imputati cadde l'accusa di associazione per delinquere<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,0989_01_1986_0062_0002_13517115/|titolo=Non esisteva il Super-Sismi ma un gruppo di imbroglioni|pubblicazione=La Stampa|data=15 marzo 1986|accesso=15 ottobre 2016}}</ref>. Per i giudici della [[Corte d'appello di Roma]] non esisteva il "Super-SISMI", ma una serie di attività censurabili e realizzate con fini di lucro, che non rientravano in alcuna organizzazione segreta parallela ai servizi segreti militari<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,7/articleid,0992_01_1986_0139_0007_13668093/|titolo=«Non ci fu super-Sismi» ma attività censurabili|pubblicazione=La Stampa|data=14 giugno 1986|accesso=15 ottobre 2016}}</ref>.
 
La motivazione del depistaggio è stata identificata nell'obiettivo di celare la strategia della tensione oppure, secondo tesi minoritarie, nel proteggere [[Mu'ammar Gheddafi]] e la [[Libia]] da possibili accuse, in quanto divenuti ormai partner commerciali importanti per [[FIAT]] ed [[Eni]]<ref>{{Cita news|autore=Aron Sperber|url=https://www.agoravox.it/Strage-di-Bologna-Depistaggi-per-l.html|titolo= Strage di Bologna. Depistaggi per l'"amico" Gheddafi|pubblicazione=[[AgoraVox]]|data=27 ottobre 2011|accesso=11 agosto 2013}}</ref>. Lo stesso giorno della strage a [[La Valletta]] si firmò l'accordo in cui l'Italia si impegnava a proteggere [[Malta]] da attacchi libici, come quelli che si sarebbero poi verificati in quella zona del Mediterraneo<ref>{{cita web|autore=Luigi Cipriani|url= http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/laffare.html|titolo=Il caso Ustica-Libia|sito=fondazionecipriani.it|data=1990|accesso=13 aprile 2013}}</ref>.
* Elio Ciolini, truffatore detenuto in Svizzera, inviò al console italiano uno scritto in cui attribuiva la strage a un'oscura organizzazione terroristica denominata "OT", costola dell'[[Organizzazione per la liberazione della Palestina|OLP]]. Tornato in Italia, diede una versione diversa di questa ennesima pista internazionale, attribuendo la strage a una fantomatica loggia massonica segreta con sede a Montecarlo denominata "Trilaterale", di cui avrebbero fatto parte personaggi di spicco della classe dirigente italiana ([[Giulio Andreotti]], [[Gianni Agnelli]], [[Roberto Calvi]], [[Attilio Monti]], [[Umberto Ortolani]], [[Licio Gelli]], [[Angelo Rizzoli]] tra i tanti). Scopo della strage sarebbe stato quello di far passare inosservato l'acquisto della [[Montedison]] da parte dell'[[ENI]]. L'attentato, pianificato da Gelli, sarebbe stato affidato a [[Stefano Delle Chiaie]] ed eseguito dai terroristi Joachim Fiebelkorn e Olivier Danet con l'aiuto di un complice di [[San Giovanni in Persiceto]]. Sulla base di queste dichiarazioni furono emessi dei mandati di cattura. In seguito Ciolini ritrattò tutte le dichiarazioni, poi le confermò di nuovo, e infine ammise che si trattava di una montatura. Fu condannato per calunnia. Dopo un lungo periodo di latitanza in Sudamerica, Ciolini fu arrestato a Firenze nel 1991. L'anno seguente, dal carcere, inviò al giudice una lettera in cui preannunciava che si sarebbero presto svolti degli attentati volti a destabilizzare l'ordine pubblico, condotti da associazioni di stampo mafioso in accordo con la massoneria e i servizi segreti. Molti anni dopo, nel ricostruire i retroscena della strage, la Corte d'Assise di Bologna definì inquietanti le somiglianze tra quanto annunciato da Ciolini e le stagione delle stragi di mafia del 1992-1993<ref name=bellini2022 />.
 
Il 29 luglio 1985 Pietro Musumeci è stato condannato a 9 anni di carcere per associazione a delinquere, Francesco Pazienza a 8 anni e 6 mesi per lo stesso reato (l'accusa di violazione del segreto di Stato fu coperta da amnistia), e Giuseppe Belmonte fu condannato a 7 anni e 8 mesi per associazione a delinquere, peculato e interesse privato in atti di ufficio: assolti con formula piena il colonnello [[Secondo D'Eliseo]], il capitano [[Valentino Artinghelli]] e [[Adriana Avico]], collaboratrice di Pazienza<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1005_01_1985_0162_0001_13949083/|titolo=Processo per le «deviazioni» del Sismi 9 anni a Musumeci, 8 e mezzo a Pazienza|pubblicazione=La Stampa|data=30 luglio 1985|accesso=15 ottobre 2016}}</ref>.
Oltre ai depistaggi veri e propri, si verificarono anche svariati tentativi, da parte di alti funzionari o soggetti politici, di rallentare o delegittimare l'operato degli inquirenti.
 
In appello, il 14 marzo 1986, le condanne scesero a 3 anni e 11 mesi per Musumeci, a 3 anni e 2 mesi per Pazienza, e a 3 anni per Belmonte. Per tutti gli imputati cadde l'accusa di associazione per delinquere<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,0989_01_1986_0062_0002_13517115/|titolo=Non esisteva il Super-Sismi ma un gruppo di imbroglioni|pubblicazione=La Stampa|data=15 marzo 1986|accesso=15 ottobre 2016}}</ref>. Per i giudici della [[Corte d'appello di Roma]] non esisteva il «Super-SISMI», ma una serie di attività censurabili e realizzate con fini di lucro, che non rientravano in alcuna organizzazione segreta parallela ai servizi segreti militari<ref>{{Cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,7/articleid,0992_01_1986_0139_0007_13668093/|titolo=«Non ci fu super-Sismi» ma attività censurabili|pubblicazione=La Stampa|data=14 giugno 1986|accesso=15 ottobre 2016}}</ref>.
* Federigo Mannucci Benincasa, capo del Centro SISMI di Firenze, cercò in vari modi di condizionare l'operato degli inquirenti bolognesi, intrattenendo rapporti informali con il giudice istruttore Gentile e partecipando con lui a riunioni riguardanti la strage con il falso nome di "capitano Manfredi". Entrò in contatt diretto anche con il capitano dei carabinieri Pandolfi, che stava indagando sulla strage. Riuscì anche a ottenere atti del procedimento. Scrisse poi una lettera anonima al giudice in cui si accusava Licio Gelli di aver commesso atti criminali durante la guerra partigiana e lo si descriveva falsamento come agente comunista, al fine di occultarne i rapporti con il terrorismo neofascista. Lo stesso Benincasa fu ripetuamente al centro di controversie per la sua gestione del tutto anomala dei fascicoli relativi a Ciolini, Gelli e Affatigato, e per aver falsamente segnalato la presenza di Ciolini sul DC-9 di Ustica. Fu anche ritenuto responsabile di favoreggiamento nei confronti di [[Augusto Cauchi]], sospettato della [[strage dell'Italicus]]<ref name=bellini2022 />.
 
* [[Mario Tedeschi]], ex senatore dell'[[Movimento Sociale Italiano|MSI]] e direttore del giornale ''[[Il Borghese]]'', fu responsabile di una lunga campagna di disinformazione sulle circostanze della strage. Ancora nel 1989, alla vigilia del processo d'appello, pubblicò un articolo intitolato ''Le mani sulla strage'' che faceva pesanti illazioni sugli inquirenti. La sua appartenenza alla P2 era già stata rivelata nel 1981. Nel 2022 la Corte d'Assise di Bologna ha potuto appurare con certezza la sua responsabilità nell'organizzazione della strage<ref name=bellini2022 />.
 
=== Le affermazioni di Francesco Cossiga ===