Celleno: differenze tra le versioni

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Ancora nel settembre del 1946 l'allora sottosegretario [[Giulio Andreotti]] scrive al sindaco Luigi Crescia per rassicurarlo sul suo interessamento presso il provveditorato alle Opere Pubbliche affinché sia dato inizio ai lavori presso le case pericolanti.
 
Sarà il presidente della Repubblica [[Luigi Einaudi]] che alla vigilia di Natale del 1951 sancì la morte dell'antico abitato di Celleno trasferendo coattamente la popolazione residente in luogo più sicuro. Vennero demolite le case nel centro storico di Celleno mediante l'uso di dinamite, per impedire che la popolazione tornasse ad utilizzare le cantine ed i ricoveri dove tenevano gli animali.<ref>{{Cita web|url=https://archiviodistatoviterbo.cultura.gov.it/fileadmin/risorse/PDF/Inventari_on_line/67_Genio_civile.pdf|titolo=Archivio di Stato di Viterbo, 1062 Celleno,
1948 - 1958 Edilizia generale, Trasferimento abitato (con 7 foto).}}</ref>
 
Ebbe così origine la Borgata Luigi Razza, ma solo negli anni Sessanta avvenne il trasferimento a “Celleno Nuovo” delle funzioni amministrative e sociali. Si costruì dapprima la scuola elementare, poi l'edificio comunale ed infine la chiesa di San Donato: tutto sul progetto del Genio Civile, secondo un organico assetto funzionale e una coerente impostazione architettonica di retaggio razionalista che ancora oggi vede riuniti sulla piazza principale il centro amministrativo, quello religioso e i servizi di pubblica utilità come la farmacia e l'ufficio postale.
 
Il progetto originario della chiesa di San Donato prevedeva dei caratteri stilistici neogotici con un portale centrale caratterizzato da un'alta quanto improbabile ghimberga; fortunatamente le pressioni dell'allora parroco don Angelo indussero alla semplificazione.
 
;La Borgata Luigi Razza
 
Il 18 marzo 1951 il consiglio comunale decretava il definitivo abbandono del centro antico di Celleno, arroccato su una rupe tufacea soggetta a continui crolli.
 
Per gli abitanti costretti a lasciare le antiche case cominciò la costruzione di un nuovo insediamento, di cui la Borgata Luigi Razza, edificata dal Genio Civile negli anni Trenta del Novecento, costituisce il nucleo originario.
 
Il 6 luglio 1935, infatti, il ministro del governo del [[Regime Fascista|regime fascista,]] [[Luigi Razza]] visitava Celleno Vecchio e, trovandolo in condizioni di pericolo, ordinò all'ing. Prezioso un progetto per la costruzione di case popolari.
 
I lavori di questa borgata, nota anche come le “Case Nove”, iniziarono già in quell'anno anche se solo il 19 febbraio 1936 è documentata la cerimonia della posa della prima pietra della costruzione delle case del II lotto alla presenza del Prefetto e del Segretario Federale del [[Partito Nazionale Fascista]].
 
Alcune settimane dopo il Ministro Razza moriva al Cairo per un incidente aereo all'età di 43 anni ed il Consiglio Comunale, il 3 marzo 1938, in suo onore, decise di intitolargli la contrada chiamandola appunto “Borgata Luigi Razza”.
 
Nell'aprile del 1936 il nuovo ministro Cobolli Gigli espresse parere favorevole al definitivo trasferimento dell'abitato e il 30 marzo 1937 il podestà di Celleno richiedeva che venissero costruite delle “camere ad uso ripostiglio” per ciascun appartamento e un anno dopo venne approvato un regolamento per i “ricoveri stabili” dove si prevedeva che gli alloggi venissero gestiti dal Comune con gli introiti dell'affitto.
 
I ricoveri stabili sono di tre tipologie differenti: sulla via principale vengono costruiti 4 fabbricati da 8 alloggi disposti su due livelli e con due ingressi distinti ai lati del prospetto principale; sulle vie secondarie verso nord trovano posto su una maglia ortogonale regolare i fabbricati di due e quattro alloggi, con ingresso unico centrale e i vani ripartiti su due piani. Solo successivamente viene introdotta una variante semplificativa a questi progetti con la costruzione di fabbricati, sempre su due livelli, di cui il primo rialzato in maniera tale da avere la possibilità di costruire agevolmente degli scantinati seminterrati.
 
Per questi immobili il 12 marzo 1938 si stipulò il contratto per fornire le case di energia elettrica. Il 4 aprile dello stesso anno vennero ufficialmente consegnate le case a 24 famiglie di Celleno.
 
Il trasferimento coatto della popolazione richiese anche lo spostamento di alcuni servizi, tra cui il “forno panicolo”: il 16 settembre la Soc. Volsinia di E. Elettrica installò l'illuminazione pubblica consistente in 13 lampade per una spesa totale di {{formatnum:1200}} lire.
 
Durante la guerra le case furono danneggiate da cannonate, mitragliate e bombe a mano, danni, questi, per cui i sindaci dal 1944 in poi richiederanno il rimborso agli enti preposti. Ancora oggi tutti gli immobili conservano gli elementi architettonici e sono stati sottoposti ad un restauro attento a preservare il piano cromatico originario, che prevedeva la differenziazione di tutti gli edifici.
 
Nel dopoguerra giunse a compimento l'abbandono del centro storico, il cui consolidamento secondo i criteri dell'epoca si considerava troppo oneroso: il Consiglio Comunale decise allora di ampliare il nuovo insediamento prendendo un mutuo di 50 milioni per la costruzione di nuove case per i senzatetto che ormai raggiungevano i ¾ della popolazione residente all'interno della cinta muraria. Nel 1950 il Genio Civile redasse un nuovo progetto per trasferire tutto l'abitato nella nuova espansione intorno alla “Borgata Luigi Razza”: l'antico insediamento intorno al castello di Celleno Vecchio, infatti, fu dichiarato soggetto a trasferimento con il Decreto del Presidente della Repubblica 24 dicembre 1951, n.1746.
 
Negli anni a seguire si costruirono ulteriori “ricoveri stabili” o “case antimalsane” di via Rossini, assegnate negli anni dal 1951 al 1959 e finanziate con la legge Fanfani e con la legge Romita.
 
Negli anni Settanta avvenne l'ultima espansione dettata dal Genio Civile fin quando il Comune si riappropriò delle funzioni di pianificazione urbanistica.
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==