Scandalo Watergate: differenze tra le versioni

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Nel frattempo l'investigazione dell'FBI proseguì; a causa della connessione con il CRP vennero interrogati sia John Mitchell sia Jeb Magruder; ben presto venne individuato anche Liddy e si scoprirono i suoi collegamenti e quelli di Hunt con la Casa Bianca; in particolare con [[Charles Colson]], direttore dei servizi di comunicazione. In questo periodo fecero scalpore anche le dichiarazioni della moglie di John Mitchell, Martha, che con i giornalisti parlò di coinvolgimento di membri della presidenza con attività illegali. [[Martha Mitchell]] soffriva di disturbi psichici e quindi le sue dichiarazioni furono agevolmente screditate come farneticazioni di una malata di mente. John Mitchell subito dopo la scoperta dell'effrazione si era affrettato a diramare un comunicato in cui affermava che McCord "era titolare di una agenzia privata di sicurezza" della cui consulenza il CRP in passato si era avvalso, ma sottolineava che gli uomini coinvolti nella vicenda, "non lavoravano per noi, né con il nostro consenso". Il 1º luglio tuttavia Mitchell si dimise dalla presidenza del Comitato per la rielezione del presidente, ma motivò la sua decisione con la necessità di stare accanto alla moglie le cui condizioni di salute destavano crescente preoccupazione<ref>{{cita|Woodward e Bernstein 2012|pp. 26, 36}}.</ref>.
 
La prima reazione pubblica dell'amministrazione Nixon ai fatti del Watergate fu il 19 giugno 1972 una dichiarazione del portavoce della Casa Bianca, il giovane e zelante [[Ron Ziegler]], che sminuì gli eventi definendoli un "tentativo di scasso di terza categoria" non meritevole di attenzione. Nixon parlò per la prima volta in pubblico dell'affare il pomeriggio del 22 giugno 1972 quando affermò recisamenteprecisamente che "la Casa Bianca non è minimamente coinvolta in questo particolare episodio"<ref>{{cita|Woodward e Bernstein 2012|pp. 32, 35}}.</ref>. In realtà Nixon, che nelle sue memorie afferma di non essere stato a conoscenza dei piani di Liddy, venne informato subito mentre era di ritorno da un periodo di riposo in [[Florida]] e fin dal 20 giugno 1972 parlò di persona con Mitchell, Kleindienst e i suoi principali collaboratori [[Harry Robbins Haldeman|Bob Haldeman]] e John Ehrlichman; a questa riunione alla Casa Bianca partecipò anche il consigliere legale [[John Dean]], che era stato informato in precedenza dei farseschi piani di Liddy. La cruciale conversazione del 20 giugno 1972 venne registrata dal sistema segreto di registrazione installato nella Casa Bianca, ma il nastro risultò in parte manomesso e privo di diciotto minuti del colloquio tra il presidente e Haldeman; non è possibile quindi sapere con certezza cosa si dissero Nixon e Haldeman nell'ultima parte della riunione in cui rimasero soli<ref name="ref_A">{{cita|Woodward e Bernstein 1977|p. 556}}.</ref>. Dagli appunti riservati compilati da Haldeman, risulterebbe che Nixon era consapevole dei rischi che stavano correndo a causa dell'incidente del Watergate; nell'incontro infatti si sarebbe parlato soprattutto delle misure da prendere per minimizzare i fatti, distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica e "creare una diversione"<ref>{{cita|Woodward e Bernstein 1977|p. 105}}.</ref>.
 
[[File:John Dean photo portrait as White House Counsel black and white sitting.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[John Dean]], consigliere legale del presidente, diresse le azioni di insabbiamento dello scandalo, quindi decise di collaborare con la giustizia e rivelò dettagliatamente tutti gli intrighi della presidenza Nixon, coinvolgendo direttamente il presidente]]