Veronica Franco: differenze tra le versioni

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La madre riuscì comunque ad avviarla alla prostituzione d'alto livello ed a trasformarla in attività di [[cortigiana]] nel [[1566]].<ref>La società [[Rinascimentale]] di [[Venezia]] riconosceva due diversi tipi di cortigiane: la ''cortigiana onesta,'' ossia la cortigiana intellettuale, e la ''cortigiana di lume'' (più simile alle moderne prostitute), una cortigiana dei ceti bassi, che viveva e praticava il mestiere vicino al [[Ponte di Rialto]].</ref>
 
Veronica Franco, in ragione della sua comparsa presso gli ambienti più influenti e potenti della città, si prodigò in studi generali per migliorare la sua arte nella conversazione e nella poesia, ottenendo all'età di 20 anni la sua formale iscrizione nel ''Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia''.<ref>Cfr.: "Veronica Franca, a Santa Maria Formosa, pieza so mare, scudi 2", Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia, 1565. Il catalogo riportava la mezzana (prostituta), il luogo d'esercizio e la tariffa.</ref><ref>{{Cita pubblicazione|nome=Ilaria|cognome=Macera|data=2018-10-01|titolo=Niccolò Tommaseo e Felice Le Monnier tra Firenze e Parigi|rivista=Transalpina|numero=21|pp=53–66|accesso=2021-01-27|doi=10.4000/transalpina.296|url=http://dx.doi.org/10.4000/transalpina.296}}</ref><ref> Il nominativo di Veronica Franco compare nel ''Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia'', nell'edizione pubblicata intorno al 1566, forniva il nome, l'indirizzo e le tariffe delle cortigiane più in vista della città. Il catalogo comprendeva il tariffario ufficiale: un bacio costava 5 o 6 scudi, il servizio completo 50 scudi.</ref><ref>Il ''Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia'', era un elenco che forniva il nome, l'indirizzo e le tariffe delle cortigiane più in vista della città.</ref>
 
Nel [[1570]] circa entrò a far parte di uno dei circoli letterari più famosi della città, partecipando alle discussioni, facendo donazioni e curando antologie di poesia.<ref>A Venezia, nel 1509, secondo i ''Diarii'' del cronista dell’epoca '''Marin Sanudo''', c’erano 11.654 prostitute su una popolazione di circa 150.000 persone, poco meno dell'8% della popolazione. Anche a Roma, nella città dei Papi, c'erano circa 6.800 prostitute nel 1490, e 4.900 nel 1526. Le prostitute erano numerose, molto visibili, e molto disprezzate. Le Leggi tra il Quattrocento ed il Cinquecento, per la Serenissima e per il Papato, erano numerose al fine di regolare, contenere, sfruttare, punire, ed utilizzare il fenomeno del meretricio.</ref>