Valentino Bortoloso: differenze tra le versioni

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|Campagne = [[Campagna italiana di Russia]]<br />[[Guerra di liberazione italiana]]
|Battaglie =
|Azioni = [[EccidioLiberazione di Schio]] (29 Aprile 1945)
[[Eccidio di Schio]]
|Comandante_di =
|Decorazioni =
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|Attività = partigiano
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , chenoto per haaver preso parte alla [[Guerra di liberazione italiana]], e in particolare alla liberazione della città di [[Schio]] il 29 Aprile 1945. È noto per essere stato a capo degli omicidi dell'Eccidio di Schio dove, dopo la fine della guerra, furono assassinate 54 persone inermi.
}}
 
== Biografia ==
Nato in una famiglia di undici figli, da genitori profondamente cattolici, a soli 7 anni cominciò a lavorare nei campi come contadino, e successivamente come operaio in una fabbrica tessile e in una carrozzeria. Arruolatosi volontario nei carabinieri, nel marzo [[1942]], fu inviatorichiamato a combattere nella [[campagna italiana di Russia]] nell'agosto 1942, aggregato alla Divisione "Vicenza". Dopo la controffensiva sovietica, che causò lo sfondamento del fronte orientale e la disfatta dell'armata italiana, partecipò alla ritirata di Russia tornando a casa tra aprile e maggio 1943. Dopo l'8 settembre 1943 riprese il serviziorifiutò di Carabiniereaderire aalla Bologna,[[Repubblica doveSociale rimase fino a gennaio 1944 (di fatto quindi al servizio della R.S.I.). Disertò assieme ad altri con le armi in dotazione,Italiana]] e si nascosearruolò presso parenti a Lonigo. Rientrò quindi a Schio in marzo/aprile ed a maggio salì in altipiano di Asiago per aggregarsi allanella [[Resistenza italiana|Resistenza]] nella [[Brigate Garibaldi|Brigata Garibaldina]] ''Martiri della Val Leogra'' con il nome di battaglia ''Teppa''.
 
== Il bunker partigiano ==
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== La liberazione di Schio ==
Domenica 29 Aprile 1945, a mezzogiorno in punto, ebbe inizio l'attacco delle formazioni partigiane che portò - dopo quattro ore di intensi scontri nei quali persero la vita 15 partigiani e 3 civili - alla liberazione della città di [[Schio]]<ref>{{Cita web|url=http://www.lucavalente.it/modules.php?name=News&file=print&sid=36|titolo=L'eccidio di schio illustrato Pubblicato sul Giornale di Vicenza del 20 settembre 2004|accesso=26 agosto 2023|dataarchivio=15 maggio 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060515034125/http://www.lucavalente.it/modules.php?name=News&file=print&sid=36|urlmorto=sì}}</ref>, cui il "Teppa" prese parte. Lo stesso pomeriggio iniziarono gli arresti di quanti avevano collaborato in vario modo con i nazisti e con le organizzazioni fasciste, che vennero concentrati in tre edifici cittadini<ref>{{Cita libro|autore=Ugo de Grandis|titolo=E la piazza decise. Schio, 7 luglio 1945. L'Eccidio|anno=2016|città=Schio|p=69}}</ref>. Il giorno dopo (30 aprile 1945) una giovane donna corse disperatamente da un comando all'altro, ansiosa di avere notizie del proprio marito partigiano arrestato dalle [[Brigate Nere]] pochi giorni prima<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Valentino Bortoloso "Teppa"|titolo=Dalla montagna alla prigione. Breve racconto scritto dal partigiano Bortoloso Valentino "Teppa" nelle carceri di via Spalato - Udine}}</ref>. I partigiani che avevano il controllo della città, riuscirono ad individuarneindividuare il luogo di sepoltura nel giardino della caserma, Cella. Qui obbligarono gli ex fascisti loro prigionieri a scavare a manifu nudequindi riesumandoriesumata la salma di Giacomo Bogotto, davanti agli occhi di una popolazione sconvolta ed inferocita. Il corpo del: il partigiano scledense, che era stato arrestato il 14 aprile [[1945]] dalle [[Brigate Nere]] e di cui si era persa traccia, aveva dalle stesse subito torture, gli erano state strappate le unghie dalle mani e cavati entrambi gli occhi, presentava inoltre diverse flagellazioni all'addome, e un masso di pietra di circa 20-30 kg posato sopra al fianco. Questo fatto generò il sospetto che fosse stato sepolto ancora vivo<ref>{{Cita libro|autore=Ugo de Grandis|titolo=L'ultimo crimine. L'attività del presidio scledense della XXII Brigata Nera "A. Faggion", dalla fondazione all'assassinio di Giacomo Bogotto (luglio 1944-aprile 1945)|anno=2020|città=Schio|pp=241-246}}</ref>, tuttavia la successiva autopsia lo escluse.
 
Il 1º maggio venne nominata una Commissione d'epurazione composta dai rappresentanti dei partiti politici che avevano aderito al CLN ([[Partito Comunista Italiano|PCI]], [[Partito Socialista Italiano|PSI]], [[Democrazia Cristiana|DC]], [[Partito d'Azione|PdA]]) per esaminare la posizione di 350 detenuti, in affiancamento alla Procura della Corte d'Assise Straordinaria vicentina. Il 9 giugno venne costituita una Polizia ausiliaria partigiana di 120 uomini. Già intorno al 10 maggio vi furono le prime scarcerazioni, che provocarono sentite proteste da parte dei partigiani, che accusarono i membri della commissione di debolezza e longanimità nei confronti dei fascisti. Si arrivò quindi all'accordo che alla Commissione prendessero parte anche i rappresentanti dei vari gruppi partigiani<ref>{{Cita libro|autore=Ugo de Grandis|titolo=E la piazza decise. Schio, 7 luglio 1945. L'Eccidio|anno=2016|città=Schio|pp=70-80}}</ref>, tra i quali il "Teppa"<ref>{{Cita libro|autore=Sarah Morgan|titolo=Rappresaglie dopo la Resistenza. L'eccidio di Schio tra Guerra civile e Guerra fredda|anno=2002|editore=Paravia Bruno Mondadori Editori|città=Milano|p=126}}</ref>. Contemporaneamente allo sviluppo delle indagini e alla raccolta delle denunce, la Commissione d'Epurazione proseguì a spron battuto con le scarcerazioni, che in un mese raggiunsero il numero di 250 detenuti, suscitando proteste della popolazione intera, e in particolare dei partigiani, che vedevano svanire, giorno dopo giorno, la giustizia che era stata loro promessa nei giorni della Liberazione. Infine, quale rappresentante dei partigiani in seno alla Commissione di Epurazione, Valentino Bortoloso "Teppa" fu estromesso dalla partecipazione ai lavori della stessa, senza ricevere alcuna spiegazione: quando si recava al luogo dove si tenevano gli incontri, si sentiva dire che la Commissione si era già riunita oppure che la prossima riunione si sarebbe tenuta in data da destinarsi, cosa che in effetti poi avveniva, ma a sua insaputa<ref>{{Cita libro|autore=Ugo de Grandis|titolo=E la piazza decise. Schio, 7 luglio 1945. L'Eccidio|anno=2016|città=Schio|pp=70-84}}</ref>.
 
== Eccidio di Schio ==
(v. [[Eccidio di Schio]]) La situazione del dopoguerra nel vicentino era particolarmente violenta. Sottoposta a dura occupazione tedesca, la provincia aveva subito molti atti di ferocia da parte delle forze [[nazifascismo|nazifasciste]] nel corso dell'occupazione, di cui gli ultimi furono la feroce tortura e uccisione del partigiano Giacomo Bogotto, e la [[strage di Pedescala]] perpetrata dai tedeschi tra il 30 aprile ed il 2 maggio. Tali fatti avevano procurato un notevole sentimento di vendetta nella popolazione locale.
 
Il 7 luglio 1945 in tarda serata, quindi due mesi dopo la fine della guerra, Bortoloso, che nel frattempo si era aggregato alla [[polizia partigiana]], insieme ad altri undici ex partigiani tutti armati e mascherati, fece ingresso nelle carceri di Schio dove erano reclusi un centinaio tra ex combattenti fascisti, parenti di fascisti, e gente comune. Insieme con i suoi complici uccise a sangue freddo 54 persone, ferendone altre 17. I successivi processi provarono che delle vittime solo la metà erano coinvolte con il passato regime fascista. Per alcune erano stati emessi gli ordini di scarcerazione, tenuti però fermi nei cassetti per motivi politici.
 
Il 6 agosto successivo, il comando inglese che amministrava la città arrestò 5 dei partigiani che avevano partecipato all'eccidio tra cui anche Valentino Bortoloso (altri 7 riuscirono a fuggire, con il concreto aiuto segreto del P.C.I., in Jugoslavia ed in Cecoslovacchia). Dopo essere stato torturato nel carcere inglese, nel corso del quarto interrogatorio ammise il reato ed i nomi dei complici (e dei suoi capi: Igino Piva, Nello Pegoraro e Ruggero Maltauro<ref>In una delle deposizioni agli Alleati, il Bortoloso affermò che durante le riunioni preparatorie della strage, i capi avevano rassicurato che si sarebbero assunti tutte le responsabilità. Invece tutti e tre fuggirono all'estero.</ref>), ma non quelli dei mandanti dell'azione criminale. Fu inizialmente condannato alla pena di morte, poi commutata in ergastolo. Uscì di prigione per intervenuta amnistia dopo aver scontato dieci anni.
 
Nel 2016 gli era stata conferita dal prefetto<ref>A fine anno il prefetto fu sostituito.</ref> di Vicenza la Medaglia della Liberazione<ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/18/eccidio-di-schio-uno-dei-responsabili-riceve-la-medaglia-della-resistenza-il-sindaco-inopportuno/2841883/|titolo=Eccidio di Schio, uno dei responsabili riceve la medaglia della Resistenza. Il sindaco: "Inopportuno"|sito=Il Fatto Quotidiano|data=18 giugno 2016|accesso=18 agosto 2016}}</ref>, il quale evidentemente non fece alcun approfondimento sui nominativi passatigli dall'[[ANPI]]. Successivamente l'onorificenza è stata revocata dal Ministero della Difesa, dopo che l'Associazione parenti delle vittime ed il sindaco di Schio<ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/10/vicenza-medaglia-al-partigiano-delleccidio-di-schio-e-il-ministero-della-difesa-la-revoca/2967857/|titolo=Vicenza, medaglia a partigiano dell'eccidio di Schio. E il ministero della Difesa la revoca|sito=Il Fatto Quotidiano|data=10 agosto 2016|accesso=18 agosto 2016}}</ref> avevano fatto presente le responsabilità del Bortoloso nell'eccidio.