Ante Pavelić: differenze tra le versioni

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Il regime di Pavelić, che basava il proprio fondamento ideologico sulla difesa dell'elemento etnico croato e sul [[cattolicesimo]] integralista, attuò una dura politica di repressione nei confronti degli elementi allogeni. Iniziò così una [[pulizia etnica]] contro [[Chiesa cristiana ortodossa|serbi
]], [[Ebraismo|ebrei]], [[zingaro|zingari]] e [[Comunismo|comunisti]]. Fu anche creata una rete di campi di concentramento, il più noto dei quali, il [[campo di concentramento di Jasenovac]], è oggi monumento alla memoria degli eccidi perpetrati contro i [[Serbia|serbi]]. Pavelić inoltre fu l’unico nella storia dell’umanità ad aver creato campi di concentramento dedicati ai soli bambini.
 
Certa storiografia post-bellica calcolava un totale di circa 800.000 serbi uccisi dal regime ustascia, partendo dal numero complessivo di 1.706.000 vittime di tutte le etnie presenti sul territorio jugoslavo nel periodo bellico compreso tra il 1941 ed il 1945. Fino ad anni recenti i dati sono stati accettati, e, ancora nel 1996, il Dr. Bulajić, direttore del "Museo per le Vittime del Genocidio" a [[Belgrado]], attestava che le sole vittime del genocidio attuato a Jasenovac, secondo fonti attendibili, non ammonterebbero a meno di 700.000 vite umane.
 
Studi recenti sia serbi sia croati hanno cercato di ridefinire con maggiore obiettività l'entità delle perdite umane avvenute nel territorio jugoslavo durante la seconda guerra mondiale, alla luce anche del numero effettivo di abitanti in quel periodo e fermo restando che le atrocità commesse tra le diverse etnie slave una contro l'altra non possono essere ponderate da fredde cifre. Questi studi demografici indipendenti, prima fra tutti quello del demografo ed esperto di statistica dell'[[UNESCO]], [[Bogoljub Kočović]], poi quello del demografo delle [[Nazioni Unite]] [[Vladimir Žerjavić]], hanno calcolato un numero di caduti rispettivamente pari a 1.014.000 o 1.027.000. Di questi i serbi caduti su tutto il territorio jugoslavo sarebbero 530.000 in base ai calcoli del croato Žerjavić, 487.000 secondo le stime del serbo Kočović.
 
Žerjavić calcola inoltre il numero dei caduti in territorio croato, ovvero nello [[Stato Indipendente di Croazia]] (NDH) governato da Pavelić, e li suddivide per etnie: 322.000 serbi, 255.000 croati e musulmani, 20.000 ebrei e 16.000 zingari. Comprese in questa cifra ci sono le vittime del campo di Jasenovac, dove sarebbero morti da 48.000 a 52.000 serbi, 13.000 ebrei, 12.000 croati e 10.000 zingari. La cifra totale sarebbe di circa 80.000, e questo è il dato oggi adottato anche dal [[United States Holocaust Memorial Museum|Museo dell'Olocausto di Washington]] e dal [[Centro Simon Wiesenthal]].
 
L'esercito di Pavelić combatteva a fianco delle forze dell'Asse contro il movimento [[Comunismo|comunista]] di [[Tito (storia moderna)|Tito]], membro delle forze Alleate, e contro i [[cetnici]] (partigiani monarchici serbi), fino a quando questi ultimi non divennero collaborazionisti dei nazisti.