Enrico VI di Svevia: differenze tra le versioni

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Lo stesso Tancredi, che non riuscì a sopportare a lungo il dolore cagionatogli dalla perdita del figlio primogenito, si ammalò e morì poco dopo, il 20 febbraio del 1194 a 55 anni.
 
Liberatosi dei [[Guelfi]] e favorito dalle luttuose circostanze, Enrico VI calò nuovamente in Italia quattro mesi dopo, nel giugno del 1194, con un poderoso esercito, speranzoso questa volta di non incontrare resistenza nel regno normanno. Col sostegno delle flotte genovesi e pisane e con la forza delle armi, dopo essersi garantito la neutralità dei Comuni lombardi col [[Trattato di Vercelli]] del 12 gennaio 1194, l'imperatore conseguì gran parte del regnoRegno di Sicilia. Nell'autunno del 1194, ricevette a [[Troia (Italia)|Troia]] il giuramento di fedeltà dei feudatari rimasti fedeli agli [[Altavilla]]. In quella sede l'imperatore nominò [[Cancelliere|gran cancelliere]] del regno di Sicilia il [[vescovo]] [[Gualtiero di Palearia]].
 
All'imperatore mancava soltanto la capitale Palermo, su cui marciò e la catturò nel novembre del 1194. Nel frattempo la regina [[Sibilla di Acerra|Sibilla]] era fuggita nel fortissimo castello di [[Caltabellotta]], conducendo con sé il figlio e giovane re Guglielmo III, le tre figlie, la nuora Irene Angelo, l'arcivescovo di Salerno, l'ammiraglio Margarito e tutti i baroni rimasti fedeli alla casa normanna.