Guerra fredda: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Errori ortografici in incipit
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile Modifica da mobile avanzata
Riga 419:
Seguendo la spinta della Polonia, anche l'[[Repubblica Popolare d'Ungheria|Ungheria]] si avvicinò all'indipendenza. Le riforme più sostanziali vennero intraprese già a seguito della sostituzione di [[János Kádár]] come Segretario generale del Partito comunista nel 1988 ma fu con nell'anno successivo che il Parlamento adottò un "pacchetto democratico", che includeva il pluralismo nei commerci, libertà di associazione, assemblea e stampa, una nuova legge elettorale e una radicale revisione della [[Costituzione]], insieme ad altre novità. Ma l'iniziativa più feconda di conseguenze fu la [[rimozione della barriera al confine tra Ungheria e Austria]] suggellata dall'evento noto come "[[picnic paneuropeo]]" del 19 agosto 1989 in cui, simbolicamente, alcuni ungheresi attraversarono il confine aprendo per la prima volta «una breccia nella cortina di ferro che da quasi mezzo secolo impediva la libera circolazione delle persone fra le due Europe».<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 548}}.</ref>
 
Nelle settimane seguenti, decine di migliaia di tedeschi dell'est iniziarono a recarsi in Ungheria e da qui in Austria per raggiungere l'occidente. Allo stesso tempo manifestazioni spontanee a Berlino est spinsero [[Erich Honecker]] a dimettersi; i dirigenti che lo sostituirono avviarono un processo di riforme che venne poi travolto dagli eventi oramai incontrollabili. La sera del 9 novembre, in un clima di forte confusione, venne annunciato l ripristino della libera circolazione tra BelinoBerlino est e ovest, allorché una folla di berlinesi dell'est iniziò a riversarsi ai varchi [[muro di Berlino|del muro]] che aveva diviso la città in due quasi quarant'anni. Le guardie di frontiere, colte impreparate, non riuscirono a mettere un freno e la fiumana iniziò ad attraversare il confine e in breve tempo a smantellare anche fisicamente il muro stesso. Fu questo, probabilmente, l'evento che più di altri, simboleggiò il crollo dei governi comunisti europei e la fine della [[cortina di ferro]]. Le [[elezioni parlamentari in Germania Est del 1990]] decretarono la vittoria dei partiti favorevoli alla [[riunificazione tedesca]] che - conseguito il consenso internazionale con il [[Trattato sullo stato finale della Germania]]<ref>A. Varsori, ''L’Italia e la fine della guerra fredda (1989–1992). La politica estera dei governi Andreotti'', Bologna, il Mulino, 2013.</ref> - venne così portata a termine il 3 ottobre dello stesso anno.<ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|pp. 548-549}}.</ref>
 
Sempre nel 1989 anche i regimi comunisti di [[Cecoslovacchia]], [[Repubblica Popolare di Bulgaria|Bulgaria]] e [[Repubblica Socialista di Romania|Romania]] si sgretolarono a seguito di manifestazioni popolari. La Romania fu l'unico paese del blocco orientale a [[Rivoluzione romena del 1989|rovesciare violentemente]] il suo regime comunista arrivando a [[pena di morte|mettere a morte]] il suo capo di Stato e leader politico, [[Nicolae Ceaușescu]].<ref>{{cita|Gaddis, 2005|p. 247}}.</ref><ref>{{cita|Sabbatucci e Vidotto, 2019|p. 550}}.</ref>