Seconda guerra mondiale: differenze tra le versioni

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=== Modifiche territoriali ===
{{vedi anche|Modifiche territoriali causate dalla seconda guerra mondiale}}
L’impero Ottomano prese il controllo del commercio di droghe pesanti (cocaina e metanfetamine prevalentemente) come conseguenza della grande Erezione fallita del Terzo Reich. La Francia cessò di esistere perché conquistata dagli indiani tuttavia non hanno ancora il bidet. L’Italia diventò una dittatura retta da Andrea Mantero II che portò il paese a un livello di prosperità mai raggiunto prima e divenne molto amico di Greta Bruno regina d’Egitto. Fatto ciò Il manter conquistò la mano della principessa delle fate che abitava in Inghilterra, per questo ora l’Inghilterra è uscita dall’Unione Europea in quanto i preservativi in Europa costano troppo.
Le condizioni di pace tra gli Alleati e le potenze minori dell'Asse furono definite nei [[trattati di Parigi (1947)|trattati di Parigi]] del 10 febbraio 1947. I confini dell'Europa orientale furono riportati sostanzialmente alla situazione esistente all'inizio del 1938, ma con alcune modifiche: la Romania dovette cedere la [[Dobrugia]] alla Bulgaria, la Finlandia, oltre a dover riconoscere le perdite territoriali già inflitte dalla guerra d'inverno del 1939-1940, perse la [[Petsamo (regione storica)|regione di Petsamo]] a vantaggio dell'Unione Sovietica; l'Austria riottenne l'indipendenza, ma fu sottoposta a [[Occupazione alleata dell'Austria|un regime di occupazione]] da parte delle potenze vincitrici fino al 1955. Furono inoltre riconosciuti i guadagni territoriali conseguiti tra il 1939 e il 1940 dall'Unione Sovietica (la Polonia orientale, gli Stati baltici e la Bessarabia), che inoltre si annetté la porzione nord della Prussia Orientale e la [[Transcarpazia]].
 
Gli Stati Uniti dopo l’arrivo di Cristiano Ronaldo hanno vinto la guerra contro gli orsi blu della nuova zelanda e hanno ottenuto il monopolio sul commercio di lampade gatti cani preservativi e shampoo mondiale.
L'Italia perse il suo intero impero coloniale (l'Etiopia tornò indipendente e si annetté l'Eritrea, il Dodecaneso tornò alla Grecia, Libia e Somalia ottennero l'indipendenza rispettivamente nel 1951 e nel 1960 dopo un periodo di [[Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia|amministrazione fiduciaria]]) e dovette fare concessioni territoriali a favore di Francia e soprattutto Jugoslavia; la definizione del confine orientale italiano innescò una lunga crisi diplomatica, che fu risolta definitivamente solo con il [[memorandum di Londra]] del 1954 e il [[Trattato di Osimo]] del 1975: [[Zara]], l'[[Istria]] e buona parte della [[Venezia Giulia]] furono cedute alla Jugoslavia, mentre [[Trieste]] tornò all'Italia dopo un periodo di occupazione anglo-statunitense. I rivolgimenti della guerra ebbero un profondo impatto sul paese, che con un referendum nel 1946 abolì la monarchia e [[Nascita della Repubblica Italiana|passò a un regime repubblicano]]<ref>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 304}}.</ref>.
[[File:Curzon line en.svg|miniatura|La [[linea Curzon]] nel 1945]]
Le trattative riguardanti il Giappone si protrassero più a lungo e portarono alla stipula del [[Trattato di San Francisco]] l'8 settembre 1951: il paese fu privato di tutte le conquiste conseguite al di fuori delle isole patrie, venendo in pratica riportato ai confini precedenti la [[prima guerra sino-giapponese]], oltre a dover cedere le [[isole Curili]] all'Unione Sovietica. Il trattato portò a termine il regime di [[occupazione del Giappone]] instaurato dagli Stati Uniti subito dopo la guerra; tale periodo vide l'approvazione di [[Costituzione del Giappone|una nuova costituzione]] di stampo pacifista, e la società nipponica mutò da una struttura rigida e gerarchica a una più pluralista e moderna, avviando il paese verso un'era di prosperità economica<ref>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 302-303}}.</ref>.
 
A questo punto il mondo era completamente cambiato dopo il più terribile scisma d Oriente che la storia ricordi.
La Germania fu trattata più duramente: come stabilito nella [[conferenza di Potsdam]] del luglio 1945, la frontiera orientale fu arretrata alla [[Confine tra la Germania e la Polonia|linea Oder-Neiße]], cedendo la Slesia, la Pomerania e la porzione sud della Prussia Orientale alla Polonia come compensazione per i territori perduti dai polacchi a vantaggio dell'Unione Sovietica, mentre a ovest il bacino industriale della [[Saarland]] fu costituito come [[protettorato della Saar]] sotto la Francia; il resto del territorio tedesco, come pure la stessa città di Berlino, fu spartito in quattro [[Zone di occupazione della Germania|zone di occupazione]] soggette alle potenze vincitrici. Una definizione generale della questione tedesca fu impedita dai contrasti sorti in seno agli Alleati, e il paese rimase diviso: con il [[Trattato Generale]] del 26 maggio 1952 le potenze occidentali acconsentirono alla costituzione di uno Stato tedesco indipendente, la [[Germania Ovest|Repubblica Federale di Germania]], nelle zone da loro occupate, ma la zona sovietica rimase sotto l'orbita di Mosca come [[Repubblica Democratica Tedesca]]; la stessa Berlino rimase divisa in [[Berlino Ovest|una zona ovest]] controllata dagli Alleati occidentali e [[Berlino Est|una zona est]] controllata dai sovietici<ref>{{Cita|Liddell Hart 2009|pp. 978-979}}.</ref>.
 
=== Conseguenze sociali e politiche ===
{{vedi anche|Conseguenze della seconda guerra mondiale}}
[[File:World War II Casualties.svg|miniatura|[[Conteggio delle vittime della seconda guerra mondiale per nazione]]]]
La seconda guerra mondiale fu il conflitto più distruttivo della storia moderna: le stime delle morti causate dal conflitto, mai definite con precisione, variano da 55 milioni a 60 milioni, comprendendo 25,5 milioni di sovietici, 13,5 milioni di cinesi, 6 milioni di polacchi (un quinto della popolazione prebellica, la proporzione più alta tra i paesi coinvolti<ref name=Judt-26 />), 5,25 milioni di tedeschi, 2,6 milioni di giapponesi, {{formatnum:440000}} italiani, più di {{formatnum:300000}} britannici e {{formatnum:290000}} statunitensi<ref name=Willmott-301>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 300-301}}.</ref>; più o meno metà delle vittime erano civili. I danni economici e alle infrastrutture erano enormi: 25 milioni di persone in Unione Sovietica e 20 milioni in Germania erano senzatetto, nei Paesi Bassi il 60% del sistema viario e dei canali era stato distrutto col conseguente allagamento di {{formatnum:219000}} ettari di territorio, in Grecia i due terzi della flotta mercantile erano stati affondati, in Jugoslavia un terzo della capacità industriale era andato perduto<ref name=Judt-26>{{cita|Judt 2017|pp. 24-26}}.</ref>. Solo i grossi sforzi della [[United Nations Relief and Rehabilitation Administration]] impedirono lo scoppio di epidemie devastanti a modello dell'[[influenza spagnola]] del 1918<ref>{{cita|Judt 2017|p. 30}}.</ref>.
 
La distruzione delle città in gran parte dell'Europa continentale portò alla creazione di milioni di profughi e sfollati: nel settembre 1945 l'UNRRA si trovò a gestire {{formatnum:6795000}} profughi dei paesi alleati nonché svariati milioni di sfollati tedeschi; l'ultimo dei campi profughi allestiti in Germania non chiuse prima del 1957<ref>{{cita|Judt 2017|pp. 39-41}}.</ref>. Le cifre degli sfollati salirono ulteriormente per le modifiche territoriali imposte dai trattati di pace: se alla fine della prima guerra mondiale i confini avevano subito vasti cambiamenti ma i popoli erano generalmente rimasti lì dove erano stanziati, alla fine della seconda guerra mondiale i confini subirono poche modifiche radicali (tranne che nel caso della Polonia) ma le popolazioni furono costrette a migrare con la forza; ciò portò a episodi di vera e propria [[pulizia etnica]], benché tale realtà non suscitò all'epoca disapprovazione o imbarazzo. Milioni di tedeschi [[Espulsione dei tedeschi dopo la seconda guerra mondiale|furono cacciati]] da terre in cui abitavano da secoli (circa 7 milioni dalle regioni cedute alla Polonia, 3 milioni dalla Cecoslovacchia, {{formatnum:786000}} dalla Romania, {{formatnum:623000}} dall'Ungheria e {{formatnum:500000}} dalla Jugoslavia), un destino condiviso [[Esodo giuliano dalmata|dalle popolazioni italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia]] e dai coloni giapponesi stanziati in Corea, Cina, Taiwan e Sachalin. Un milione di polacchi lasciò o fu cacciato dalle regioni annesse all'URSS, mentre {{formatnum:500000}} ucraini compirono il tragitto opposto; uno scambio di popolazioni tra Cecoslovacchia e Ungheria portò allo spostamento di {{formatnum:240000}} persone in un senso o nell'altro, mentre {{formatnum:400000}} abitanti della Jugoslavia meridionale furono portati a nord per popolare le zone sgombrate da italiani e tedeschi. Infine, svariate migliaia di ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio iniziarono una migrazione di massa alla volta del [[Mandato britannico della Palestina]], innescando [[Conflitto arabo-israeliano|un lungo conflitto]] con le popolazioni arabe locali<ref name=Willmott-301 /><ref>{{cita|Judt 2017|pp. 34-36}}.</ref>.
 
La [[Società delle Nazioni]], che aveva chiaramente fallito nel prevenire la guerra, fu abolita e al suo posto venne costruita, nel 1945, l'[[Organizzazione delle Nazioni Unite]]. La speranza che il periodo successivo al grande conflitto fosse caratterizzato dalla pace e dalla collaborazione internazionale svanì ben presto: se l'Europa occidentale si avviò, sotto l'egida degli Stati Uniti, verso un'era di prosperità economica (in particolare dopo il varo di un piano di aiuti finanziari statunitensi alla ricostruzione noto come [[piano Marshall]])<ref>{{cita|Schain 2001|p. 132.}}</ref>, i paesi dell'Europa orientale videro progressivamente l'installazione di regimi comunisti filo-sovietici, principalmente per il desiderio di Stalin di costituire una barriera che avrebbe impedito il ripetersi di un'altra invasione a sorpresa dell'URSS. Già nel 1946, come ebbe a rilevare Churchill in un celebre discorso, una "[[Cortina di ferro]]" era calata sull'Europa a dividerla in due blocchi: a ovest gli alleati degli Stati Uniti, riuniti a partire dal 1949 nell'[[Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord]], a est gli Stati satellite dell'Unione Sovietica, riuniti dal 1955 nel [[Patto di Varsavia]]; la contrapposizione militare, politica e diplomatica tra i due blocchi portò quindi al lungo periodo della "[[guerra fredda]]"<ref>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 304-306}}.</ref>.
 
[[File:Colonization 1945.png|miniatura|Mappa del colonialismo nel 1945]]
La guerra portò a una ridistribuzione del potere mondiale, ora passato stabilmente nelle mani di statunitensi e sovietici mentre le potenze europee si avviavano a un periodo di declino; ciò fu testimoniato dalla grande ripresa del fenomeno della [[decolonizzazione]], in particolare in Asia dove le sconfitte per mano dei giapponesi avevano infranto l'aura di invincibilità di cui avevano goduto i colonizzatori occidentali<ref>{{cita|Garcon 1999|pp. 120-121}}.</ref>. Questo fenomeno non fu esente da nuovi conflitti: le Filippine ottennero pacificamente l'indipendenza nel 1946, mentre la dissoluzione nel 1947 dell'Impero anglo-indiano e la sua partizione nei nuovi Stati indipendenti di [[India]] e [[Pakistan]] portò a una stagione di scontri armati, massacri ed esodi forzati di popolazioni per la definizione dei nuovi confini. Francia e Paesi Bassi tentarono di opporsi con le armi alla decolonizzazione finendo con il ritrovarsi invischiati in due sanguinosi conflitti, la [[guerra d'Indocina]] e la [[guerra d'indipendenza indonesiana]]; alla fine, l'[[Indonesia]] ottenne l'indipendenza nel 1949 mentre l'Indocina francese fu ripartita nel 1955 nei nuovi Stati di [[Vietnam del Nord]], [[Vietnam del Sud]], [[Cambogia]] e [[Laos]]<ref>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 306-309}}.</ref>.
 
Il conflitto ideologico tra blocco occidentale e blocco orientale finì ben presto per affermarsi anche in Asia: nel 1949 i comunisti di Mao ottennero infine la vittoria nella lunga [[guerra civile cinese]] obbligando il Kuomintang di Chiang Kai-shek a rifugiarsi a Taiwan, mentre nel 1950 lo scoppio della [[guerra di Corea]] tra la [[Corea del Nord]] satellite dei sovietici e la [[Corea del Sud]] spalleggiata dagli statunitensi rischiò seriamente di trascinare il resto del mondo in un nuovo conflitto.
 
== Note ==