Novi Velia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Annullato Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 51:
Novi divenne poi capoluogo dello "Stato di Novi", comprendente 13 casali (Novi, [[Vallo della Lucania|Angellara]], [[Cannalonga]], [[Ceraso (Italia)|Ceraso]], [[Vallo della Lucania|Cornito]], [[Vallo della Lucania|Grasso]], [[Vallo della Lucania|Massa]], [[Ceraso (Italia)|Massascusa]], [[Vallo della Lucania|Pattano Soprano]], [[Vallo della Lucania|Pattano Sottano]], [[Ceraso (Italia)|San Biase]], [[Ceraso (Italia)|Santa Barbara]] e [[Vallo della Lucania|Spio]]); per lungo tempo i baroni di Novi ebbero importanti ruoli e incarichi nella corte del Regno di Napoli: tra questi [[Marzano (famiglia)|Tommaso Marzano]] (grande ammiraglio del Regno); [[Antonello Petrucci]] (primo ministro di re [[Ferrante d'Aragona]]); [[Ettore Pignatelli]] [[duca]] di [[Vibo Valentia|Monteleone di Calabria]] (presidente del Regno di Sicilia, ai tempi dell'imperatore [[Carlo V]]).<ref>{{Cita libro|titolo=Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, 2 voll.|url=https://books.google.fr/books?id=di4VTvCOEt8C&pg=PA150&dq=novi+velia&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiGqrmvufP2AhUryYUKHe2SDN0Q6AF6BAgLEAI#v=onepage&q=novi%20velia&f=false|accesso=2022-04-01|editore=Ed. di Storia e Letteratura|lingua=it}}</ref>
 
Cosa VUOI
===Età moderna===
La partecipazione diretta dei baroni di Novi alle vicende del Regno di Napoli comportò la disattenzione per la cittadina e per i suoi abitanti, con conseguente abbandono dei luoghi, spopolamento e carestie.
Nonostante questo, tra il Seicento e il Settecento diversi vescovi di Capaccio e di Vallo elessero Novi a sede vescovile: di alcuni si conservano le sepolture nella chiesa parrocchiale di Santa Maria dei Lombardi.
Nel 1614 lo Stato di Novi fu venduto a Giacomo Zattara, di famiglia di origine genovese. Nel 1759 gli Zattara costruirono il palazzo baronale e si stabilirono in Novi, mantenendo la residenza anche dopo la legge eversiva della feudalità<ref>{{Cita libro|nome=Pietro|cognome=Ebner|titolo=Storia di un feudo del Mezzogiorno: La baronia di Novi|url=https://books.google.fr/books?id=A4UJAQAAIAAJ&q=Pietro+Ebner,+Storia+di+un+feudo+del+Mezzogiorno.+La+Baronia+di+Novi&dq=Pietro+Ebner,+Storia+di+un+feudo+del+Mezzogiorno.+La+Baronia+di+Novi&hl=it&sa=X&redir_esc=y|accesso=2022-04-01|data=1973|editore=Edizioni di storia e letteratura|lingua=it}}</ref>.
{{Approfondimento
|titolo=La peste del '600
|contenuto=
Il 6 agosto [[1656]] si registrò a Novi la prima vittima della [[peste del 1656|grande epidemia di peste]] che stava imperversando in tutto il [[Regno di Napoli]]: si trattava d'una ragazza di 14 anni di nome Maria De Vita. Da quel giorno il numero delle vittime andò aumentando di mese in mese: 17 in agosto, 36 in settembre, 42 in ottobre, 29 in novembre, 2 in dicembre. Il 5 dicembre, infatti, muore Martino Manganelli, l'ultimo di 126 vittime della peste.
 
La peste, comunque, giunse tardi nella cittadina del Cilento, grazie al fatto che Novi risiedeva in cima ad un colle e gli unici accessi erano le quattro porte della città: Longobardi, San Giorgio, Portella e San Nicola (detta fino al [[XVI secolo]] "Porta San Cristofaro"). Oltre a questa protezione geografica, Novi godeva anche della presenza di baroni e vescovi, la qual cosa fece sì che venissero rispettate le norme sanitarie imposte in tempi d'epidemie.
 
Dal [[1860]] al [[1927]], durante il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] ha fatto parte del [[mandamento (diritto)|mandamento]] di Vallo della Lucania, appartenente all'omonimo [[Circondario di Vallo della Lucania|circondario]].<ref>{{Cita libro|titolo=Economia e società nel Cilento medievale, 2 voll.|url=https://books.google.fr/books?id=6U08W0VgeZgC&pg=PA270&dq=novi+ebner&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwin94Gku_P2AhXqzIUKHR4VAW8Q6AF6BAgGEAI#v=onepage&q=novi%20ebner&f=false|accesso=2022-04-01|editore=Ed. di Storia e Letteratura|lingua=it}}</ref>
L'efficacia di questi fattori risulta evidente confrontando la quantità di vittime della peste. A Vallo di Novi (l'odierno [[Vallo della Lucania]]) e nei territori limitrofi morì oltre la metà della popolazione, mentre a Novi ne morì solo un quarto. [[Ceraso (Italia)|Ceraso]] raggiunse il tetto di 48 decessi in un giorno solo, mentre Novi non supera mai i 6.
}}
Dal [[1811]] al [[1860]] ha fatto parte del [[Suddivisione amministrativa del Regno delle Due Sicilie#Circondari|circondario]] di Vallo, appartenente all'omonimo [[Distretto di Vallo|distretto]] del [[Regno delle Due Sicilie]].
 
Dal [[1860]], in seguito all'[[unificazione dell'Italia]], l'insediamento assunse il nome di Novi Velia, per il fatto che si ritiene che l'attuale città corrisponda ad un nuovo insediamento (una "nuova Vele", appunto), fondato dai Velini.
Dal [[1860]] al [[1927]], durante il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] ha fatto parte del [[mandamento (diritto)|mandamento]] di Vallo della Lucania, appartenente all'omonimo [[Circondario di Vallo della Lucania|circondario]].<ref>{{Cita libro|titolo=Economia e società nel Cilento medievale, 2 voll.|url=https://books.google.fr/books?id=6U08W0VgeZgC&pg=PA270&dq=novi+ebner&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwin94Gku_P2AhXqzIUKHR4VAW8Q6AF6BAgGEAI#v=onepage&q=novi%20ebner&f=false|accesso=2022-04-01|editore=Ed. di Storia e Letteratura|lingua=it}}</ref>
 
Dal 1928 al 1946 il comune è stato soppresso per aggregazione con [[Vallo della Lucania]].
 
===Simboli===