Dialetti umbri: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua|l'antica lingua indoeuropea|Lingua umbra}}
== Caratteristiche ==
[[File:dialettonorcia.jpg|thumb|sinistra|Scritta pubblicitaria in uno dei dialetti dell'Umbria sud-orientale]]▼
=== Fenomeni comuni a tutta la regione ===
* /λ/ passa a un'approssimante [jj] (spesso successivamente [j], o fino all'eliminazione); caratteristica tipica delle regioni centrali irradiata storicamente da Roma. Ad es. Perugino ''moje, vojo, fojo'' "moglie, voglio, foglio", Spoletino ''fiju, pijà'' "figlio, pigliare".
* Manca in genere l'anafonesi che in fiorentino, e dunque in italiano standard, ha innalzato le vocali prima di consonanti palatali (per cui ''lengua, ogne, fenta'' "ligua, unge, finta").
* /s/ affrica in /ts/ dopo una liquida (es. Perugino ''arzo, polzo, penzà'' o Ternano ''arzu, purzu, penzà'' "arso, polso, pensare"). Notabilmente assente però nella zona di Città di Castello.
* /s/ manca di allofoni sonori come [z] in italiano (dunque rosa ['rɔsa], non ['rɔza]; la pronuncia sonora come [z] penetra parzialmente solo nella zona settentrionale dell'Alto Tevere, ad es. a Città di Castello.
* Alcuni sviluppi comuni nella morfologia verbale: 1) Apocope degli infiniti (es. Perugino ''parlè, volé, gì'' "parlare, volere, andare (gire)"). 2) Estensione del suffisso di 3<sup>a</sup> p. pl. ''-ono'' a tutte le coniugazioni (es. Perugino ''magnono, currono, dormono''); spesso esteso anche ad altri tempi (es. Perugino ''cantavono, givono'' "cantavano, andavano", Spoletino ''erono, sariono/sarebbono'' "erano, sarebbero"). 3) Diffusione della forma in ''-onno'' per la 3<sup>a</sup> p. pl. indicativa di vari verbi (Perugino e Spoletino ''honno, donno, stonno'' "hanno, danno, stanno"). 4) Sostituzione delle forme di prima persona plurale del passato remoto con forme in ''-ss-'' (es. Perugino ''gisseme'' o Spoletino ''jessimo'' "andammo"), da qui poi anche forme simili nel condizionale (Perugino ''giresseme'', Spoletino ''jeressimo'' "andremmo"). 5) Molte forme verbali di 2<sup>a</sup> persona plurale sono marcate con un pronome enclitico ''-vo'', es. Perugino ''parlasseve, gisseve, fusseve'' o Spoletino ''jessivo, fussivo'' "andaste, foste").
=== Fenomeni settentrionali ===
* In una fascia settentrionale (Orvieto, Perugia, Assisi), /i/ > /e/ in posizione finale. Una delle conseguenze più evidenti è che i plurali maschili e femminili non sono di per sé distinguibili (Perugino ''i freghe, i chene'' "i ragazzi, i cani").
* In questi dialetti è molto produttivo il plurale in -a per i maschili, proveniente dalla desinenza plurale neutra latina.
▲[[File:dialettonorcia.jpg|thumb|sinistra|Scritta pubblicitaria in uno dei dialetti dell'Umbria sud-orientale]]
* Nei dialetti di tipo perugino, le vocali atone tendono a rendersi come scevà.
* Nella zona perugina è diffusa la retroflessione di /d, t/ in [ɖ, ʈ] se non geminati: ''tanto'' ['ʈanʈo].
=== Fenomeni meridionali ===
- Nella zona sudorientale (Spoleto, Foligno, Norcia, Terni, Narni), la differenza tra /u/ e /o/ romanzi viene conservata anche in posizione finale. L'esempio più riconoscibile è la conservazione di /u/ nel suffisso dell'accusativo maschile singolare -um (es. Spoletino ''lupu, bonu, ventu'' < lupum, bonum, ventum); al contrario -us > -o (es. Spoletino -āmus > ''-àmo'', come in ''cantàmo'').
- Metafonesi da /i, u/ finali sulle semichiuse /e, o/ e sulle semiaperte /ε, ɔ/. Nel primo caso, queste sono innalzate di un grado: Spoletino ''niru, niri'' ma ''nera, nere''; ''sulu, suli'' ma ''sola, sole''. Nel secondo caso, l'esito più antico, ancora conservato a Norcia, consisteva nella dittongazione: es. Nursino ''biellu, bielli'' ma ''bella, belle''; ''buonu, buoni'' ma ''bona, bone''. Questi dittonghi poi, contrattisi, hanno dato origine alle forme dei dialetti moderni di Spoleto, Terni, Foligno etc., ovvero ad es. Spoletino ''béllu, bélli'' ma ''bèlla, bèlle''; ''bónu, bóni'' ma ''bòna, bòne''. A Castelluccio di Norcia si è giunti alla monottongazione in /i, u/, es. Castellucciano ''bìllu/bèlla, bùnu/bòna''.
- In genere nei dialetti metafonetici la seconda e la terza coniugazione, specie nei tempi personali, si sono confuse: a Spoleto, Terni e Foligno ''morémo, sentémo, dormémo''; Spoletino ''piagnìa, currìa, partìa'' "piangeva, correva, partiva", Ternano ''piagnéa, curréa, sentéa'' "piangeva, correva, sentiva".
- il [[Dialetto altotiberino|tifernate]], parlato a [[Città di Castello]] ed altri comuni limitrofi ([[Monte Santa Maria Tiberina]] e [[Citerna]]),
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