Terza guerra punica: differenze tra le versioni
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Massinissa, quindi approfittò degli accordi di pace del 201 a.C. fra Roma e Cartagine (che vietavano a questa persino l'autodifesa senza il consenso dei vincitori) per iniziare una serie di azioni di disturbo verso la città punica sottraendo territori di confine con la forza e contestandone per via diplomatica il possesso di altri.
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Nel 193 a.C. Massinissa occupò la regione degli [[Tripolitania|Emporia]], tanto ricca da rendere a Cartagine un talento al giorno. Alle lamentele di Cartagine, il re numida ribatté che i punici erano stranieri i quali, avuto il permesso di possedere tanta terra quanta ne comprendeva una pelle di bue, si erano impadroniti di molta parte dell'Africa. Ad ogni buon conto il Senato inviò a Cartagine una delegazione comprendente [[Publio Cornelio Scipione]] che però non decise alcuna mossa contro la Numidia.
Nel 174 a.C. Massinissa occupò [[Tisca]] e il territorio circostante. Per salvare le apparenze Roma inviò in Africa Catone alla guida di un'altra commissione. Catone, tornato in Italia con ancora più radicata la convinzione che Cartagine stesse risorgendo economicamente e anche riarmandosi, intensificò la sua martellante campagna per la distruzione della città. Famoso l'aneddoto del cestino di fichi che Catone, al suo ritorno, mostrò in Senato; erano ancora tanto freschi da rendere evidente "quanto" Cartagine fosse vicina e tanto buoni da far toccare con mano la concorrenziale qualità dei suoi prodotti.
Un altro tassello alla guerra fu portato dagli stessi Cartaginesi: la fazione favorevole a Roma e addirittura a Massinissa perse il potere e 40 membri furono esiliati. Rifugiatisi in Numidia, senza grande fatica spinsero il re, ottantenne, a inviare a Cartagine i suoi figli per chiedere il rientro degli esuli. Cartagine rifiutò e Massinissa occupò la città di [[Oroscopa]]. Nel 150 a.C. l'esasperata Cartagine, sapendo ormai di non potere ottenere giustizia da Roma, rompendo i patti decise il riarmo e apprestò un esercito di
Il rischio per Roma, adesso, era che Cartagine, ancor più indebolita, cadesse preda della Numidia. Naturalmente a Roma non si sarebbe visto di buon occhio il formarsi in Africa di uno stato economicamente potente, esteso dall'Atlantico all'Egitto e con notevoli masse umane da impiegare nelle inevitabili guerre.
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