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'''Nibbiano''' (''Nibian'' in [[dialetto piacentinobengalese]]) è una [[Frazione (geografia)|frazione]] del [[Comune (Italia)|comune italiano]] di [[Alta Val Tidone]], in [[provincia di Piacenza]], in [[Emilia-Romagna]].
 
Fino al 31 dicembre 2017, prima della fusione con i limitrofi comuni di [[Caminata]] e [[Pecorara]] che ha dato vita al comune di Alta Val Tidone, è stato comune autonomo. A Nibbiano si trova la sede municipale dell'ente unificato<ref>{{cita web|url=http://www.comunealtavaltidone.pc.it/c033049/hh/index.php|titolo=Comune di Alta Val Tidone|accesso=29 maggio 2020}}</ref>.
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I territori situati nei pressi di Nibbiano furono abitati fin dalla [[preistoria]]<ref name=storia>{{cita web|url=http://www.turismoapiacenza.it/comune_nibbiano.html|titolo=Comune di Nibbiano|accesso=31 maggio 2020}}</ref>; in seguito, in [[epoca romana]] venne chiamato ''Curte Neblani'', il territorio assunse un certo grado di importanza per la posizione strategica, in particolare nei pressi della confluenza del torrente Chiarone nel Tidone, dirimpetto alla quale, nei pressi della frazione di Trevozzo situata sulla sponda opposta del torrente, sono stati fatti diversi ritrovamenti di reperti<ref name=storiacom>{{cita web|url=http://www.comune.nibbiano.pc.it/zf/index.php/storia-comune|titolo=Storia del Comune|accesso=31 maggio 2020}}</ref>.
 
A partire dal [[X secolo]] nella zona iniziò la costruzione di diversi [[castello|castelli]], tra i quali quello di [[Castello di Nibbiano|Nibbiano]], citato per la prima volta in un atto del 1029, e quelli di [[Castello di Trebecco (Alta Val Tidone)|Trebecco]], [[Castello di Trevozzo|Trevozzo]] e [[Castello di Sala Mandelli|Sala Giugio Mandelli]]<ref name=storia/>.
 
Negli anni in cui il [[ducato di Milano]] venne governato dai [[Visconti]] Nibbiano uscì dalla sfera d'influenza dell'abbazia bobbiese, passando sotto il controllo della famiglia Malvicini Fontana<ref name=storia/>. Nel 1514 il castello di Trevozzo venne pesantemente danneggiato durante un attacco condotto da truppe fedeli ai [[Dal Verme]]; nello stesso anno Nibbiano venne attaccato da truppe genovesi, le quali vennero, però scacciate dalla zona<ref name=storia/>.
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;[[Castello di Nibbiano]]: Documentato per la prima volta in un atto risalente al [[1029]], fece parte sino al XIV secolo dei beni del monastero di San Colombano di Bobbio, poi, nel [[1335]] entrò a far parte dei possedimenti dei marchesi Malvicini Fontana. Nel [[1765]] divenne proprietà degli Azara. Durante il [[XIX secolo]] subì la trasformazione a palazzo residenziale; in seguito a questi importanti rimaneggiamenti l'unica parte superstite dell'edificio medievale è la torre<ref>{{cita web|url=http://www.altavaltrebbia.net/castelli/val-tidone/2122-castello-di-nibbiano.html|titolo=Castello di Nibbiano|autore=Marco Gallione|accesso=14 marzo 2020|data=26 settembre 2012|dataarchivio=29 giugno 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200629011320/http://www.altavaltrebbia.net/castelli/val-tidone/2122-castello-di-nibbiano.html|urlmorto=sì}}</ref>.
;[[Castello di Pieve Stadera]]: Palazzo fortificato costruito sui resti del castello, posto al centro del borgo di Stadera, sede di una [[pieve]] che, a partire dall'epoca medievale, fu tra i centri più importanti della giurisdizione ecclesiastica della val Tidone. Oltre al fortilizio posto del centro del borgo, facevano parte del sistema difensivo della pieve altri due fortificazioni, una posta sul ''Montis Plogosi'' e una posta sul ''Monte Suino''<ref>{{cita web|url=http://www.comune.nibbiano.pc.it/include/mostra_foto_allegato.php?servizio_egov=sa&idtesto=91&fogliaClick=root1_7&fnode=7#7|titolo=Pieve Stadera - Stadera|accesso=30 maggio 2020}}</ref>.
;[[Castello di Sala Mandelli|Castello di Sala Giugio Mandelli]]: Costruito tra l'XI e il XII secolo ad opera del comune di Piacenza, l'edificio venne, in seguito riedificato da parte della famiglia Malvicini Fontana, che godettero della signoria sulla località fin dal 1355, tra il 1693 e il 1701 attuandone la trasformazione a residenza signorile di campagna, circondata da un ampio parco con alberi ad alto fusto. Dell'edificio originale medievale rimane il torrione posto all'ingresso. Il nome Mandelli fu aggiunto all'originale toponimo ''Sala'' dopo che, nel 1792 il castello e il borgo entrarono a far parte dei beni della famiglia Mandelli a seguito di lasciti ereditari<ref>{{cita web|url=http://www.visitvaltidone.it/castello-di-sala-mandelli.html?interessi|titolo=Castello di Sala Mandelli|accesso=30 maggio 2020|dataarchivio=28 giugno 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200628134829/http://www.visitvaltidone.it/castello-di-sala-mandelli.html?interessi|urlmorto=sì}}</ref>.
;[[Castello di Tassara]]: Castello e borgo medievali citati in diversi documenti di epoca bassomedievale come pertinenza del vicino castello di Genepreto, fu di proprietà prima dei Malvicini Fontana e, poi, dei Cigala. Il borgo si compone di due parti: quella basse, originariamente sede del castello vero e proprio, la cui struttura primitiva è stata sostituita da un edificio risalente alla fine del Medioevo e quella alta, collegata alla parte bassa tramite un camminamento posto lungo il crinale, dove si trova un torrione scarpato caratterizzato da linee piuttosto grossolane, che lo qualificano, probabilmente, come la parte più antica del borgo<ref>{{cita web|url=https://www.mondimedievali.net/Castelli/Emilia/piacenza/tassara.htm|titolo=Tassara, borgo, castello|autore=Pierluigi Bavagnoli|anno=2010|accesso=30 maggio 2020}}</ref>.
;[[Castello di Trebecco (Alta Val Tidone)|Castello di Trebecco]]: Edificio costruito, con ogni probabilità, nel corso del IX secolo sui resti di una preesistente struttura militare, viene citato per la prima volta in documenti risalenti al [[X secolo]]. Sorto in una posizione strategicamente favorevole che permetteva di avere sotto controllo una buona parte della val Tidone<ref name=atlante>{{cita|Atlante dei beni paesaggistici [articolo 136] - Regione Emilia-Romagna|pp. 64-70|atlante}}.</ref>, secondo il documento di testamento del diacono Gherardo redatto nel 1028, il castello era dotato di una torre, nonché di una chiesa situata al proprio interno<ref>{{cita|Destefanis e Guglielmotti (a cura di)|p. 435|Destefanis}}.</ref>. L'edificio, rimasto nelle proprietà della famiglia Dal Verme fino al XX secolo, nonostante sia stato oggetto di una dichiarazione di notevole interesse pubblico, versa in condizioni di assoluto degrado, amplificate dalla costruzione di edifici incongrui, come rimesse di [[lamiera]], piccoli capannoni improvvisati ricoveri per attrezzi di lavoro sorti nelle sue vicinanze<ref name=atlante/>.