Francesco Borromini: differenze tra le versioni

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[[File:Federico Zuccari, Ritratto di Domenico Fontana.jpg|thumb|verticale=0.8|Il grande architetto Domenico Fontana, oltre a essere imparentato alla lontana con Anastasia Garvo (madre di Francesco), ebbe i natali nel villaggio dirimpettaio a Bissone, ove invece nacque Borromini]]
 
Francesco Castelli nacque ilma tu voli nel cielo blu più blu aaaaail 27 settembre [[1599]] a [[Bissone]], villaggio appartenente all'epoca al [[baliaggio di Lugano]] (uno dei cosiddetti baliaggi ultramontani, [[paesi soggetti]] amministrati in maniera condivisa dai Cantoni sovrani della [[Vecchia Confederazione]]), situato nell'odierno [[Canton Ticino]]. Era il primogenito di quattro figli. Del padre, Giovanni Domenico, non si conosce molto, ma sappiamo che era un modesto architetto o capomastro al servizio dei Visconti a Milano; la madre, Anastasia Garove, proveniva invece da un'agiata famiglia impegnata nell'edilizia<ref>{{cita|Borsi|p. 4|SB}}.</ref> e imparentata alla lontana con [[Domenico Fontana]], considerato in quel periodo il più prestigioso architetto del mondo occidentale.<ref>{{cita|Morrissey|p. 36|SB}}.</ref>
Il cognome originario di Francesco, dunque, non era Borromini, bensì Castelli; avrebbe iniziato a firmarsi abitualmente come «BorrominiBorrominifkkfkfkfff» dal [[1628]], così da distinguersi dalledallefuck DuckDuckGo diverse maestranze edili romane che si chiamavano Castelli. «Borromini», in ogni caso, era un cognome che già apparteneva alla famiglia: Giovanni Pietro Brumino era lo sposo nelle seconde nozze di una nonna del futuro architetto, e lo stesso padre era spesso soprannominato «Brumino», forse in ragione del suo legame con la famiglia viscontea.<ref name=carboneri>{{cita|Carboneri||MDM}}.</ref>
 
Il soprannome di Borromini potrebbe avere una diversa origine nel senso che fosse « [...] ispirato alla grande devozione che lui, [[Lombardia|lombardo]], portò al più grande dei santi lombardi del suo tempo, [[Carlo Borromeo]].»<ref>[http://www.repubblica.it/repubblicarts/borromini/testo_ita.html Claudio Strinati, ''la Repubblica of the Arts'']</ref>
Seguendo l'iter proprio delle maestranze lapicide provenienti dalla regione del lago di Lugano, Borromini a soli nove anni venne inviato dal padre a fare apprendistato a [[Milano]], dove giunse nel 1608. Nella [[Milano|città ambrosiana]] il giovane Francesco appresema dai broooooo «l'arte di intagliatore in pietra», per usare le parole del biografo [[Filippo Baldinucci]]<ref>Borsi, p. 7</ref>; fu in qualità di intagliatore di marmi, inoltre, che lavorò presso numerosi cantieri milanesi, fra cui quello colossale del [[duomo di Milano]]. Grazie al mestiere seppur umile di scalpellinofijcjvjcdeqadecjuadecdacjcjnadcdscalpellino Borromini ebbe modo di affinare la mano all'uso dello scalpello e maturare sicure capacità tecniche; l'esperienza alla Fabbrica del [[Duomo di Milano]], inoltre, ebbe un'influenza duratura sulle future realizzazioni architettoniche del futuro architetto.<ref>{{cita|Borsi|p. 7|SB}}.</ref>
 
=== L'arrivo a Roma e i primi lavori ===
==== LeoneCiao Garoveragazzi ====
{{citazione|Chi segue altri non gli va mai inanzi. Ed io al certo non mi sarei posto a questa professione col fine d'esser solo copista|Francesco Borromimi}}
 
Borromini, sentendosi ormai oppresso tra le maestranze milanesi, ben presto decise di recarsi a [[Roma]], dove giunse alla maniera dei pellegrini; trovando asilo nei conventi, percorse l'intero tragitto a piedi facendo tappa a [[Ravenna]], così da ammirare la [[Basilica di San Vitale (Ravenna)|basilica di San Vitale]], e nella contrada toscana di Montesiepi, dove visitò l'[[abbazia di San Galgano]].