Battaglia di Flondar: differenze tra le versioni

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La '''battagliaBattaglia di Flondar''', detta anche '''disfatta di Flondar''' (dal nome della più importante altura riconquistata dagli [[Impero austro-ungarico|austroAustro-ungariciUngarici]]<ref name="ReferenceB">[[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 29</ref>), fu un [[contrattacco]] sferrato da reparti scelti austriaci al comando del generaleGenerale [[Svetozar Borojević von Bojna]] contro le posizioni italiane attorno al [[Monte Ermada]]. Benché inferiori di numero, gli austroAustro-ungariciUngarici sorpresero le difese italiane e, impiegando le nuove tattiche d'assalto, riuscirono a riconquistare alcune importanti posizioni, dando così respiro alle loro prime linee.
 
La sconfitta, sia pur tatticamente limitata, che costò pesanti perdite, tra cui circa 10.000 prigionieri al [[Regio Esercito]] e circa 7500 agli austroAustro-ungariciUngarici, fu deplorata dagli alti comandi, che sottovalutarono le novità tattiche introdotte dagli austriaciAustriaci, e invece ne ritennero responsabilecausa una presunta debolezza morale delle truppe<ref>[[#Pieropan1988|Pieropan 1988]], pp. 289 e 290-291</ref>.
 
== Situazione strategica sul fronte italiano ==
{{vedi anche|Fronte italiano (1915-1918)|Decima battaglia dell'Isonzo}}
La sera del 26 maggio 1917 il generaleGenerale [[Luigi Cadorna]], capoCapo di Stato maggioreMaggiore generaleGenerale del Regio Esercito, aveva deciso di interrompere i combattimenti in corso dal 12 maggio nel settore del [[Carso]] e dell'[[Isonzo]] del fronte italiano, mettendo fine alla cosiddetta [[decima battaglia dell'Isonzo|Decima Battaglia dell'Isonzo]], la nuova grande offensiva sferrata per raggiungere finalmente obiettivi strategici decisivi<ref>[[#Pieropan1988|Pieropan 1988]], p. 283</ref>.
 
Il generaleGenerale Cadorna aveva impiegato una forza complessiva di circa 700.000 uomini<ref>Di questi 700.000 soldati, solo 250.000 circa erano fanti, mentre i restanti erano assegnati all'artiglieria, ai servizi e ai comandi; in: [[#Silvestri 2006|Silvestri 2006]], p. 25</ref> schierati dalla zona di [[Gorizia]] a nord fino al mare a sud; ma, nonostante questo grande impegno di uomini e mezzi, i risultati raggiunti erano stati ancora una volta limitati e non risolutivi. Alcune posizioni importanti erano state conquistate, in particolare nel settore settentrionale erano caduti il massiccio del [[Monte Cucco di Plava|monteMonte Kuk]] e del [[monteMonte Vodice]] ed era stata allargata la testa di ponte di [[Plava]], ma il [[monteMonte Santo di Gorizia]], da cui si poteva più facilmente controllare l'omonima città, era rimasto in mano nemica. Nel settore del Carso le truppe italiane avevano guadagnato terreno avvicinandosi al [[Monte Ermada]]. Questi risultati tattici erano stati raggiunti solo dopo combattimenti estenuanti e cruenti, che avevano decimato molte formazioni italiane; al termine delladei battagliacombattimenti le perdite ammontarono a 13.300 morti, 74.000 feriti e 24.500 dispersi e prigionieri; le truppe erano esauste e affaticate<ref>[[#Pieropan1988|Pieropan 1988]], pp. 282-284</ref>.
[[File:Svetozar boroevic von bojna.jpg|thumb|left|upright=0.6|Il generale [[Svetozar Borojević von Bojna|Svetozar Borojević]], comandante delle forze austro-ungariche sull'[[Isonzo]] e sul [[Carso]].]]
L'[[Imperial regio Esercito austro-ungarico|Imperial-Regio Esercito austro-ungarico]] aveva dimostrato ancora una volta combattività e abilità tattica, riuscendo a mantenere le posizioni più importanti ed infliggendo pesanti perdite al nemico; tuttavia anche le truppe austro-ungariche avevano molto sofferto durante gli aspri combattimenti su un terreno impervio e inospitale ed avevano subito la perdita di 7.300 morti, 45.000 feriti e 23.400 dispersi e prigionieri<ref>[[#Pieropan1988|Pieropan 1988]], p. 284</ref>. Dal punto di vista strategico, al termine della decimaDecima battagliaBattaglia dell'Isonzo, era soprattutto preoccupante per gli austroAustro-ungariciUngarici la situazione delle difese del [[Monte Ermada]], che si trovavano ora a soli 2,5 [[chilometro|km]]chilometri di distanza dalle posizioni raggiunte dalle truppe italiane; si temeva che la caduta di quell'importante sistema fortificato avrebbe potuto aprire la strada per [[Trieste]] e minare la solidità dell'intera ala sinistra dello schieramento austro-ungarico. Il 26 maggio il generaleGenerale von Schenk, comandanteComandante del XXIII corpoCorpo d'armataArmata che presidiava il settore, evidenziò queste difficoltà e propose di contrattaccare per riconquistare la posizione di [[Flondar]] e guadagnare terreno a ovest dell'[[Monte Ermada|Ermada]]<ref name="GP285">[[#Pieropan1988|Pieropan 1988]], p. 285</ref>.
[[File:Duca d'Aosta.jpg|thumb|upright=0.6|[[Emanuele Filiberto Duca d'Aosta]], il generale comandante della 3ª Armata italiana impegnata sul Carso.]]
A [[Postumia (città)|Postumia]], [[quartier generale]] della 5ª Armata, il generaleGenerale [[Svetozar Borojević von Bojna|Svetozar Borojević]], comandanteComandante in capo della linea dell'Isonzo, concordò pienamente con il suo subordinato e già il 28 maggio venne disposta l'organizzazione di una controffensiva, programmata per il 4 giugno. Per eseguire l'attacco vennero costituiti, sotto la direzione del generaleGenerale Schneider von Manns-Au, comandanteComandante della 28ª Divisione fanteriadi Fanteria, due gruppi operativi con una serie di reparti di rinforzo: a [[Medeazza]] vennerofurono raggruppati sette battaglioni della XII brigataBrigata da montagnaMontagna e del 63º reggimentoReggimento di fanteriaFanteria, mentre a [[San Giovanni di Duino]] furono raccolti il 28º reggimentoReggimento boemo e una parte del 51º reggimentoReggimento; a nord venne schierata la 19ª Divisione di fanteriaFanteria per sferrare un attacco diversivo contro il [[Dosso Faiti]]<ref name="GP285"/><ref>Secondo [[Mario Silvestri]] parteciparono anche altre forze: complessivamente un totale inferiore a 4 divisioni. In: [[#Silvestri2006|Silvestri 2006]], p. 27</ref>. venneFu particolarmente potenziata l'artiglieria assegnata alla controffensiva, che, organizzata in gruppi tattici coordinati, passò al comando del colonnelloColonnello Janečka<ref name="GP285"/>. Il piano dell'alto comando austriaco prevedeva di simulare un attacco contro il [[Dosso Faiti]], mentre in realtà il vero obiettivo avrebbe dovuto essere la riconquista di posizioni a ovest dell'[[Monte Ermada|Ermada]], per proteggere questa posizione di grande importanza strategica.
 
La 3ª Armata italiana del [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta|Duca d'Aosta]], che aveva condotto la maggior parte degli attacchi e dalla quale dipendeva il [[I Gruppo]] aereo, era uscita pesantemente provata dalla decimaDecima battagliaBattaglia dell'Isonzo; tuttavia l'alto comando prevedeva un'imminente ripresa dell'operazioni offensive, le posizioni raggiunte quindi non furono organizzate per una difesa, mancavano di adeguati ricoveri, ripari e ostacoli in grado di contrastare eventuali contrattacchi nemici. In particolare nel settore del VII corpoCorpo d'armataArmata le difese erano deboli e consistevano soprattutto in muretti in pietrame con cavalli di frisia; solo in alcuni tratti si era cominciato a scavare delle trincee. Il VII corpoCorpo era schierato su una linea che partiva dalla zona di Fornaza a nord, dove si congiungeva con le forze del XXIII corpoCorpo, proseguiva ad est del villaggio di [[Jamiano|Comarie]], poi sul crinale di Flondar con le quote 146<ref>Il numero identifica l'altezza del colle</ref> e 145, quindi si appoggiava alle quota 110 a ovest di [[Medeazza]], attraversava la linea ferroviaria [[Monfalcone]]-[[Trieste]] e si concludeva a ovest del villaggio di [[San Giovanni di Duino]]<ref>[[#Pieropan1988|Pieropan 1988]], pp. 285-286</ref>.
 
Il VII corpoCorpo disponeva di tre divisioni per presidiare il suo settore del fronte. A nord la 16ª Divisione di fanteria occupava il villaggio di [[Jamiano|Comarie]] e quota 146 con la brigata Siracusa, e teneva in riserva parte della brigata Trapani; al centro la 20ª Divisione di fanteria schierava gran parte delle brigate Puglie e Ancona da quota 146 al settore di Flondar; a sud la 45ª Divisione difendeva con la brigata Verona la zona compresa tra quota 145 e il fiume [[Timavo]], con in riserva un reggimento della brigata Murge. Alcuni battaglioni erano stati sistemati in precarie condizioni all'interno di due gallerie ferroviarie situate a ovest della prima linea. Si trattava di uno schieramento molto concentrato che durante la battaglia fu di ostacolo per la difesa; le truppe italiane, ammassate in spazi ristretti, trovarono difficoltà nelle manovre e, mancando adeguati ricoveri, si trovarono esposti ai violenti attacchi austriaci<ref name="ReferenceA" />.
 
== La battaglia ==
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L'avanzata austro-ungarica metteva in pericolo le posizioni del IV battaglione dell'86º reggimento che occupava quota 43 e schierava due compagnie dentro la galleria settentrionale e altre due a copertura della rotabile vicino alla linea ferroviaria. Il comando della brigata Verona diede ordine a questi reparti di abbandonare subito le posizioni e ripiegare sulle quote 36 e 58 a copertura della ferrovia, ma alle ore 05.30 quando le compagnie dentro la galleria cercarono di uscire, vennero bloccate dal fuoco delle mitragliatrici degli austriaci che erano già arrivati all'imbocco nord. Altri reparti nemici raggiunsero lo sbocco sud della galleria, isolando dentro le due compagnie che dovettero arrendersi; anche le altre due compagnie schierate all'aperto, attaccate dall'alto con bombe a mano e mitragliatrici, si disgregarono; solo piccoli gruppi di soldati riuscirono ad evitare la cattura e ripiegarono su quota 36, insieme ai resti del 71º reggimento<ref name="GP287"/>.
[[File:Attacco austro-ungarico 1917.jpg|thumb|upright=1.3|Contrattacco austro-ungarico nel settore del [[Carso]].]]
Dopo aver raggiunto questi primi obiettivi, i reparti austro-ungarici continuarono la controffensiva con successo. Raggiunsero e occuparono la quota 110, bloccarono la galleria meridionale della ferrovia, dove rimasero isolati il II battaglione dell'86º reggimento, alcuni posti di medicazione e squadre di mitraglieri, e aggirarono anche il III battaglione dello stesso reggimento italiano che alle ore 07.00, dopo aver subito pesanti perdite ed aver esaurito le munizioni, si arrese ai reparti del 28º reggimento boemo<ref>[[#Pieropan1988|Pieropan 1988]], pp. 287-288</ref>. Divenne drammatica la situazione dei reparti italiani bloccati all'interno della galleria meridionale. Nella speranza di soccorsi dall'esterno, queste truppe sbarrarono gli ingressi della galleria e resistettero fino alle ore 21.30 quando, dopo aver distrutto le loro armi e i documenti, decisero di arrendersi. In precedenza, a destra dell'86º reggimento, tra il casello ferroviario e il fiume Timavo, gli austro-ungarici erano riusciti ad aggirare due battaglioni dell'85º reggimento che alle ore 08.00 erano state costrette alla resa<ref name="GP288">[[#Pieropan1988|Pieropan 1988]], p. 288</ref>. Gran parte della 20ª Divisione del generale [[Vittorio Zupelli]], in particolare le brigate Verona e Puglie, uscì distrutta da questi scontri; alcuni alti ufficiali italiani lamentarono la scarsa combattività dei reparti ed anche fenomeni di resa senza combattere, ma in realtà la maggior parte delle unità, a parte episodi isolati, si batteronobatté nonostante la difficile situazione venutasi a creare per l'inatteso contrattacco nemico<ref>[[#Silvestri2001|Silvestri 2001]], p. 179</ref>.
 
Contemporaneamente il 4 giugno la controffensiva austro-ungarica si era sviluppata anche più a nord, nel punto di congiunzione tra la 16ª e la 20ª Divisione italiana; alle ore 05.30 gli attaccanti avevano superato le difese del I battaglione del 246º reggimentoReggimento appartenentedella alla brigataBrigata Siracusa, quindi avevano occupato quota 146. Gli austriaci proseguirono rapidamente e aggirarono e sbaragliarono il I e il III battaglione che in parte si arresero, mentre in posizione più arretrata, nel vallone tra quota 145 e quota 146, si trovò in grande difficoltà un battaglione del 69º reggimentoReggimento della Brigata Ancona, minacciato sia da nord che da sud dall'infiltrazione nemica<ref name="GP288"/>. L'intervento in appoggio di un altro battaglione del 69º reggimento venne bloccato dal fuoco di sbarramento, mentre gli austriaci, dopo aver raggiunto la strada [[Flondar]]-[[Medeazza]], attaccavano sui fianchi e nelle retrovie; alle ore 06.30 i due battaglioni italiani, fortemente indeboliti, ripiegavano fino a quota 69. Più a nord, dopo qualche successo difensivo, i reparti italiani dell'ala sinistra del VII corpo, appartenenti al 245º reggimento, dovettero a loro volta ripiegare di circa 250 metri a causa della perdita di quota 146 sul fianco destro<ref name="GP288"/>. Da quota 146 gli austriaci potevano raggiungere con il fuoco d'artiglieria anche [[Arupacupa|quota 144]] e sembravono minacciare la zona del [[lago di Doberdò]]; i comandi italiani diedero segno di grande nervosismo; il colonnello comandante il 245º reggimento si portò in prima linea con i suoi soldati, in gran parte originari della [[Sicilia]], per guidare la difesa; alla fine gli austriaci non superarono la linea di Flondar<ref name="ReferenceC">[[#Silvestri2001|Silvestri 2001]], p. 180</ref>.
 
=== I combattimenti del 5 e 6 giugno ===