Bracco italiano: differenze tra le versioni

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Il '''bracco italiano''' è una razza di [[cani da caccia]] dalle origini antiche, menzionata già da [[Plinio il Vecchio]] nella sua "[[Naturalis historia|Naturalis Historia]]" (77-78 d.C). Durante il medioevo, i progenitori del bracco italiano venivano utilizzati come cani da rete per la caccia alla selvaggina alata. Questi cani segnalavano la presenza della selvaggina con atteggiamenti eloquenti, permettendo ai cacciatori di posizionare reti per catturare gli animali. Con il tempo, il bracco italiano si è evoluto da cane da rete a cane da ferma, una trasformazione che si ritiene sia avvenuta in Francia, dove questi cani godevano di grande considerazione.
Il '''bracco italiano''' è una razza di [[cani da caccia]], di origini italiane.
 
== Storia ==
Durante il Rinascimento, il bracco italiano era impiegato anche nella caccia col falco, dove il cane localizzava la selvaggina e la metteva in volo per permettere al falco di catturarla. Tuttavia, la caccia col falco non esaltava la principale caratteristica del bracco, la ferma. Le testimonianze dell'epoca, come lettere di nobili e affreschi, confermano l'impiego del bracco italiano nella caccia notturna con la rete.
Il bracco italiano è un cane selezionato nel basso medioevo da limieri muti con speciale capacità per fermare uccelli. Un cane da ferma di probabile origine italiana è citato per prima volta nella opera di Brunetto Latini e Alberto Magno. Anche [[Dante Alighieri|Dante]], nel suo celebre sonetto ''Sonar bracchetti''<ref>Dante, ''Rime'' LXI, vv. 1-4: «Sonar bracchetti, e cacciatori aizzare, / lepri levare, ed isgridar le genti, / e di guinzagli uscir veltri correnti, / per belle piagge volgere e imboccare».</ref> lo cita: infatti, "bracchetto", in questo caso, sta a significare "cane da caccia" o addirittura "cane che abbaia" in generale e non solo segugio, come molti potrebbero pensare.<ref>{{cita web|url=http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/#!?q=bracco|titolo=Definizione di ''bracco'' su Dizionario Garzanti-Linguistica|autore=|data=|editore=garzantilinguistica.it|accesso=23 aprile 2016}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.etimo.it/?term=bracco|titolo=Definizione etimologica di ''bracco''|autore=|data=|editore=etimo.it|accesso=23 aprile 2016}}</ref>
 
Nel 1500, con l'avvento delle armi da fuoco, le modalità di caccia con i bracchi italiani cambiarono, richiedendo ai cani di fermarsi più solidamente e di avere migliori doti olfattive per localizzare la selvaggina da una maggiore distanza. Nel 1700, il bracco italiano raggiunse il suo apice di popolarità, diffondendosi in tutta l'alta Italia e diventando motivo di orgoglio per molte case signorili.
Selezionato e apprezzato per le sue qualità venatorie, già nel [[XV secolo]] venne esportato dall'Italia alla corte dei [[re di Francia]].
 
Il bracco italiano fu esportato in Francia, dove era molto apprezzato per le sue qualità. [[Caterina de' Medici]], ad esempio, scrisse a suo padre, il Duca [[Lorenzo de' Medici, duca di Urbino|Lorenzo de' Medici]], chiedendo di inviarle una muta di bracchi italiani, ritenuti superiori ai cani della corte francese. Questi cani venivano incrociati con segugi francesi, portando alla nascita di nuove linee di bracchi.
Dopo un periodo di decadenza fra la fine del [[XIX secolo|XIX]] e gli inizi del [[XX secolo]], negli ultimi cinquanta anni il Bracco Italiano ha vissuto una nuova diffusione e si ripresenta oggi pienamente rigenerato a seguito di selezioni molto accurate che ne hanno salvato le caratteristiche originali.
 
Con il passare dei secoli, il bracco italiano ha mantenuto molte delle sue caratteristiche originali grazie a selezioni accurate e all'attenzione degli allevatori, diventando una razza simbolo della caccia italiana.
Da prima della [[seconda guerra mondiale]] si mette in luce col proprio lavoro Paolo Ciceri, presidente e cofondatore (assieme a Camillo Valentini) della S.A.B.I., considerato il ''padre'' del Bracco Italiano. Molti libri sono stati scritti da lui in materia, e i suoi cani, selezionati in modo quasi maniacale, sono stati considerati come uno standard di razza. Il ''continuatore'' della linea braccofila di Paolo Ciceri è stato Giovanni Pietro (Gian Piero) Grecchi di [[Caselle Landi]].
 
Dopo un periodo di decadenza fra la fine del [[XIX secolo|XIX]] e gli inizi del [[XX secolo]], negli ultimi cinquanta anni il Bracco Italiano ha vissuto una nuova diffusione e si ripresenta oggi pienamente rigenerato a seguito di selezioni molto accurate che ne hanno salvato le caratteristiche originali.
Un grande soggetto, campionessa del mondo nell'anno 2000, è stata [[Rivana del Monte Alago]].
 
Da prima della [[seconda guerra mondiale]] si mette in luce col proprio lavoro Paolo Ciceri, presidente e cofondatore (assieme a Camillo Valentini) della S.A.B.I., considerato il ''padre'' del Bracco Italiano. MoltiAlcuni libri sono stati scritti da lui in materia, e i suoi cani (affisso Dei Ronchi), selezionati in modo quasi maniacale, sono stati considerati come uno standard di razza. Il ''continuatore'' della linea braccofila di Paolo Ciceri è stato Giovanni Pietro (Gian Piero) Grecchi di [[Caselle Landi]].
 
== Caratteristiche ==
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[[File:Rivana.con.cuccioli.jpg|thumb|upright=1.3|Un Bracco Italiano femmina, dal manto Bianco-Arancio, con la sua cucciolata]]
 
Il manto è principalmente diviso in due colorazioni: bianco punteggiato di arancio (bianco-arancio) e bianco punteggiato di marrone (roano-marrone). Esistono anche dei soggetti pezzati. Vietate dallo standard di razza ufficiale dell'E.N.C.I. qualsiasi tipo di focatura, tipiche di altre razze canine, vietato anche l'unicolore e le tracce di nero.
 
Vietate dallo ''standard di razza'' ufficiale dell'[[Ente nazionale cinofilia italiana|E.N.C.I.]] qualsiasi tipo di focatura<ref>{{cita web|url=http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/F/focatura.shtml|titolo=Definizione di ''focatura'' su Dizionario Sabatini-Coletti|autore=|data=|editore=dizionari.corriere.it|accesso=13 aprile 2016}}</ref>, tipiche di altre razze canine, vietato anche l'unicolore e le tracce di nero.
 
Molto versatile, si adatta ad ogni tipo di caccia, ha altissimo senso della ferma. Assieme allo [[Spinone|Spinone Italiano]]<ref>{{Cita web|url=https://wamiz.it/cane/razze/807/spinone-italiano|titolo=Spinone Italiano: cucciolo o adulto, tutte le info utili|sito=Wamiz.it|lingua=it-IT|accesso=2021-07-07}}</ref> sono le uniche due razze da ferma dei cani da caccia italiani.
 
Dotato di ottimo carattere, ha facilità nell'essere addestrato, soprattutto se con dolcezza.
 
Molto versatile, si adatta ad ogni tipo di caccia, ha un altissimo senso della ferma. Assieme allo Spinone Italiano sono le uniche due razze da ferma dei cani da caccia italiani. Dotato di ottimo carattere, ha facilità nell'essere addestrato, soprattutto se con dolcezza. Ottimo cane da lavoro, come cane da ferma si usa fondamentalmente nella caccia di volatili (quaglie, pernici, fagiani, beccacce e beccaccini), ma è versatile e riesce a fermare anche lepri e conigli.
 
Allevato nel rigoroso rispetto delle sue qualità di caccia, riesce a far confluire nei medesimi soggetti ottimo comportamento e tipicità morfologica. È la razza con la più alta partecipazione alle prove rispetto al parco cani esistenti. Non presenta particolari problemi di salute o tare ereditarie.
È la razza con la più alta partecipazione alle prove rispetto al parco cani esistenti. Non presenta particolari problemi di salute o tare ereditarie.
 
== S.A.B.I. Società Amatori Bracco Italiano ==