Ayahuasca: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
#article-section-source-editor
Etichette: Modifica da mobile Modifica da applicazione mobile Modifica da applicazione iOS
→‎Farmacologia umana dei componenti di base: È stato riscontrato almeno un errore nella definizione di "barriera emato-encefalica"
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 14:
 
== Farmacologia umana dei componenti di base ==
{{C}}
{{Vedi anche|Dimetiltriptammina}}
L'ambiguità semantica della parola ''ayahuasca,'' che designa tanto l'intero beveraggio quanto il singolo ingrediente di base (cioè il rampicante ''[[Banisteriopsis caapi]]''), è stata fonte di numerosi fraintendimenti tra gli studiosi, dapprima propensi a credere che dalla liana dipendesse il caratteristico effetto allucinogeno della bevanda. Solo con il procedere degli studi, l'ayahuasca avrebbe rivelato lo specifico meccanismo sinergico tra i suoi componenti, tale da farne l'allucinogeno più complesso e sofisticato dal punto di vista farmacologico.[[File:Banisteriopsis caapi-CPPPR2.jpg|miniatura|La liana rampicante ''[[Banisteriopsis caapi]]'', nota tra gli sciamani dell'[[Amazzonia]] come ayahuasca, la liana degli spiriti o dei morti. La sua caratteristica forma attorcigliata, che penzola dagli alberi verso il suolo, evoca il carattere "mediatore" della pianta, che connette il mondo ordinario con l'al di là e il regno degli antenati.]]La liana ''Banisteriopsis caapi'' contiene alcaloidi del tipo [[Beta-carboline|β– carboline]], che sono stati isolati tra il 1925 e il 1957 e identificati con i nomi di [[armina]] (in precedenza nota anche come telepatina, yajeina e banisterina), [[armalina]] e [[Tetraidroarmina|d-tetraidroarmina]]. Tali alcaloidi sono responsabili degli effetti emetici e lassativi del beveraggio, del senso di [[nausea]] che esso è in grado di indurre, ben noto agli sciamani e documentato anche nel contesto degli studi clinici. Più complessa è invece la questione circa le proprietà [[Sostanza psicoattiva|psicotrope]] di tali alcaloidi. In uno studio pionieristico del 1967, lo psicologo cileno [[Claudio Naranjo]] tentò di dimostrare le proprietà [[Psichedelico|psichedeliche]] dell'armalina identificando in 1 mg/kg (per endovena) e 4 mg/kg (per ingestione) le dosi minime in grado di suscitare una qualche attività allucinogena.