Patronimico: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Voci correlate
Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Etichetta: Annullato
Riga 27:
In Italia molti cognomi sono in realtà dei patronimici, derivati dall'uso del genitivo [[lingua latina|latino]] nelle formule ufficiali, come nel caso dei [[Placiti cassinesi#Analisi filologica|Placiti Cassinesi]], che non scomparve se non tardi nell'[[lingue romanze|era romanza]]. Così Giannin'''i''' vuol dire figlio di un tal Giovannino, Matte'''i''' vuol dire figlio di Matteo, Maffe'''i''' figlio di Maffeo, Pietr'''i''' (o Petr'''i''') significa figlio di Pietro. Equivalenti ai precedenti terminanti in -i, sono patronimici anche i cognomi formati dalla preposizione '''di'''/'''de''' seguita da un nome, come '''Di''' Giovanni o '''De''' Giovanni che vuol dire figlio di Giovanni, '''Di''' Matteo o '''De''' Matteo figlio di Matteo, '''Di''' Maffeo o '''De''' Maffeo figlio di Maffeo, '''Di''' Pietro o '''De''' Pietro figlio di Pietro.
 
Fino al [[XVII secolo]], in Italia anche coloro che disponevano di un cognome utilizzavano uno o più patronimici che indicavano il nome del padre, del nonno e a volte anche del bisnonno (es. [[Donatello|Donato di Niccolò di Betto Bardi]]). Particolare caso è stato, nel tardo [[Ottocento]] e primo [[Novecento]], l'indicazione ufficiale del patronimico nei documenti, che comportava per i trovatelli una discriminatoria dicitura come ''[figlio] di N.N.'', cioè di nome ignoto. Era anche prassi in certi documenti risalenti a prima dell'Unità d'Italia, che la preposizione ''di'' del patronimico venisse elisa davanti al ''fu'' indicante un defunto; dunque, anziché ''Marco del fu Tommaso'', era abbastanza probabile trovare anche forme sincopate come ''Marco fu Tommaso''.
 
=== Nei paesi anglosassoni ===