Franco Tatò: differenze tra le versioni

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All’epoca dell’arrivo di Tatò in Fininvest, il gruppo di Berlusconi era la seconda azienda italiana per indebitamento (debiti per 3,4 volte il capitale). Molti dei maggiori gruppi bancari italiani, creditori nei confronti della Finivest, leggeranno positivamente l’arrivo di “Kaiser Franz” al vertice del management aziendale. Da parte sua, Tatò, riesce a ottenere la collaborazione di Mediobanca per l’operazione di risanamento dei conti di Fininvest, che si realizza in parte grazie alla scelta di collocare in Borsa il titolo Mondadori e ad avviare il processo di quotazione di [[Mediolanum]]. Operazioni che fruttano le risorse necessarie all’azienda per uscire dall’angolo. Contemporaneamente avvia un poderoso programma di riduzione dei costi, taglia teste di dirigenti e razionalizza ogni spesa, giungendo a sostenere l’esigenza di vendere la [[Standa]], la rete di grande distribuzione che Berlusconi aveva acquisito da [[Montedison]] pochi anni prima. L’operazione non riesce per il veto dello stesso Cavaliere. E Tatò torna, ancora per un anno, a occuparsi esclusivamente di Mondadori, fino alla chiamata, nel 1996 a capo di una delle maggiori aziende pubbliche del Paese, [[Enel|l’Enel]].
==ENEL (1996- 2002)==
Con il suo incarico all’Enel, che arriva nel giungogiugno del 1996 su iniziativa del governo di [[Romano Prodi]], Franco Tatò diviene una figura chiave della privatizzazione dell’industria di stato italiana.
Così parla della sua esperienza in Enel in una intervista:
“L’Enel nel ’96 era un monolite di Stato con 96000 dipendenti che chiudeva i conti con un modesto profitto dando un servizio spesso inaccettabile e ancora piagata dalla stagione delle tangenti. In breve tempo abbiamo realizzato la separazione contabile e societaria delle principali funzioni, la quotazione dell’azienda a Milano e New York dopo averla snellita di trentamila dipendenti, abbiamo venduto tre società di generazione e creato il mercato elettrico, abbiamo fondato Enel Green Power, leader mondiale delle energie rinnovabili, abbiamo fatto la prima acquisizione all’estero comprando la spagnola Viesgo, abbiamo fondato Wind, terzo operatore di telefonia mobile, sviluppato il primo contatore elettronico installandone trenta milioni e molto altro ancora. Ho lasciato un’azienda altamente profittevole con manager di prim’ordine. Ci tengo a dire queste cose perché qualche volta si dimentica che anche in Italia sono possibili grandi trasformazioni<ref>3 http://www.iconfronti.it/tato-basta-sovvenzioni-al-sud-infestato-da-corruzione-e-mafie-di-vincenzo-pascale/</ref>”.
Tra il 1996 e il 1997, da capo dell’Enel, ridusse il personale da 96 mila a 78 mila unità, lavorò per trasformare l’ex ente elettrico statale in una azienda moderna leader nella fornitura di servizi e per trasformare gli “utenti” di Enel in “clienti”.
Una delle missioni che Tatò ha perseguito alla guida dell’Enel è stata la diversificazione dei servizi forniti dall’ex azienda di Stato, al fine di compensare la fisiologica cessione di quote di mercato a concorrenti. In un certo senso Tatò si è impegnato a preparare l’azienda all’impatto con la liberalizzazione del mercato dell’energia, conseguendo al contempo l’obiettivo della diversificazione multiutility della ex monopolista statale. Durante la sua gestione comincia il processo di privatizzazione con il collocamento in Borsa del 32 per cento del capitale.
Nel 1998 Enel esordisce nel mercato della telefonia mobile insieme al partner strategico France Telecom. Ne nasce [[Wind]], la terza azienda sul mercato italiano nel settore della telefonia mobile. Nel 2000 Wind acquisirà il provider Infostrada.
La galassia Enel si espanderà in breve nel settore della fornitura di acqua con Enel.Hydro e gas con Colombo Gas, nel campo delle energie rinnovabili (Erga), dell’impiantistica (EnelPower), immobiliare (Sei) e della formazione (Sfera).
Nel 1999 continua l'impegno nel valorizzare capacità e conoscenze inespresse del gruppo, e prosegue il processo di societarizzazione. Ne nasceranno aziende leader nei loro rispettivi settori come Erga (energie rinnovabili), EnelPower (impiantistica), Sei (immobiliare) e Sfera (formazione).
Tatò realizza in Enel un processo di svecchiamento delle tecnologie e della comunicazione dell’azienda. Ne sono esempi l’informatizzazione della comunicazione con il cliente (il portale Enel.it) che consente la telelettura, il pagamento della bolletta, e la stipula e modifica di contratti di fornitura, lo sviluppo della tecnologia per una WebTv, la formazione a distanza, la trasmissione di dati su filo elettrico. Con Enel.Trade l’azienda sviluppa un rapporto ''one-to-one'' con i grandi clienti industriali.
“Lascio una miniera d’oro”, disse Tatò alla fine della sua esperienza in Enel. Sotto la sua guida l’ex azienda elettrica di Stato è passata da un utile di 1,15 miliardi di euro nel ’95'95 a un utile di 4,22 miliardi nel 2000, un processo di privatizzazione avviato, una diversificazione aziendale realizzata. Nel 2002, quando il governo Berlusconi per volontà del Ministero del Tesoro retto da Giulio Tremonti, non gli rinnova l’incarico di amministratore delegato di Enel, il premier Berlusconi gli offre la poltrona di presidente dell’azienda. {{citazione necessaria|Lui declina l’invito con queste parole: “Caro Cavaliere, io ho un'etica da difendere”. }}
 
==Altri Incarichi==
Dal settembre 2003 all’aprile 2003 è stato Presidente della Hdp – Holding di Partecipazioni industriali (oggi [[RCS MediaGroup|RCS Mediagroup S.p.a.]]);