Divorzio (ordinamento italiano): differenze tra le versioni
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Nonostante i mutamenti nelle strutture sociali e nel costume che si svilupparono nel dopoguerra, l'Italia (soprattutto grazie all'influenza delle gerarchie della [[Chiesa cattolica]] sul potere politico) rimase a lungo senza una legislazione sul divorzio. Mentre le persone facoltose potevano rivolgersi al Tribunale ecclesiastico della [[Sacra Rota]], oppure far [[delibazione|delibare]] in Italia sentenze di divorzio pronunciate da tribunali di Paesi dove la legislazione locale consentiva il divorzio anche di cittadini stranieri (segnatamente il [[Messico]] e la [[Repubblica di San Marino]]), il resto dei coniugi che si separavano doveva rassegnarsi a non poter regolarizzare le unioni con i/le loro nuovi compagni/e ed i figli nati da esse, i quali fino alla riforma del [[diritto di famiglia]] continuarono a subire discriminazioni.
Il 26 ottobre [[1954]] il deputato socialista [[Luigi Renato Sansone]] presentò<ref>http://www.camera.it/_dati/leg02/lavori/stampati/pdf/11890001.pdf#nav</ref> alla Camera un disegno di legge per l'istituzione del cosiddetto ''piccolo divorzio'', applicabile solo ai matrimoni con scomparsi senza lasciare traccia, condannati a lunghe pene detentive, coniuge straniero in presenza di
Nel [[1965]], in concomitanza con la presentazione alla [[Camera dei Deputati]] di un progetto di legge per il divorzio da parte del deputato socialista [[Loris Fortuna]], iniziava la mobilitazione del [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]] per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dell'istituzione del divorzio in Italia. Soprattutto dopo il [[1969]], insieme alla [[Lega italiana per l'istituzione del divorzio]] (LID), il partito si mobilitava con grandi manifestazioni di massa e una continua azione di pressione sui parlamentari laici e comunisti ancora incerti.
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