10ª Armata (Regio Esercito): differenze tra le versioni
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Annibale Bergonzoni era un ufficiale pluridecorato delle guerre coloniali e della prima guerra mondiale, molto popolare tra le truppe, molto coraggioso, completamente inesperto nei combattimenti meccanizzati. Medesimo problema riguardava anche Carlo Spatocco, molto più schivo e meno attento alla propaganda della sua immagine e allo charme verso i suoi sottoposti, quest'ultimo però era anche mal visto dal regime (sentimento che ricambiava).
Infine merita una menzione Pietro Maletti, ufficiale legatissimo a Graziani, capace di trasformare i suoi raggruppamenti
Gli ufficiali della 10ª Armata, nel complesso (ed escludendo i paracadutisti e alcuni reparti di Ascari) erano scadenti ed impreparati anche per gli standard italiani, scarsi e carenti anche i
Il grosso dei carri era composto da L3, praticamente inutili, con qualche M 11/39 e pochissimi M 13/40 (tutti raccolti nella brigata Babini), furono utilizzati in genere a spizzichi, senza grandi concentramenti di mezzi, mai in cooperazione con l'artiglieria contro-carro, e tenendoli, per giunta, di riserva il più possibile.
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Completamente inadeguato il SIM e i servizi I (informazioni) delle grandi unità, il Regio Esercito era convinto che i britannici disponessero in Egitto di 300.000 uomini, mentre ne avevano solo 50.000, di converso non comprendevano la potenzialità tecnologica differente dei diversi carri, non informando i comandi della presenza dei enormi Matilda (considerati carri armati come tutti gli altri).
Le
Seguivano tre divisioni della milizia, poco considerate dal Regio Esercito e formate, in prevalenza, da camice nere del sud Italia (Mussolini riteneva che i meridionali fossero più adatti geneticamente a combattere in Africa) e da reclute del regio esercito, queste ultime erano state inviate per rimpolpare i reparti, un po' scarsi, ed erano state scelte dal Regio Esercito (che osteggiava questa quarta forza armata) quasi solo tra soldati analfabeti o fisicamente di seconda e terza scelta. L'armamento era particolarmente leggero, mentre pochi erano gli automezzi, l'addestramento era però stato curato un po' di più rispetto a quello delle altre unità delle C.C. N.N. (utilizzate più nelle parate che nelle manovre), ma era comunque scadente. Erano divisioni binarie, su due legioni/reggimenti di 3 piccole coorti/battaglioni, in cui artiglieria, genio e servizi erano tutti formati da personale del Regio Esercito, in positivo avevano un certo spirito di corpo (anche perché formate su basi territoriali, minate però dall'aggiunta di circa 1/3 di coscritti di cattiva qualità in ogni reparto), in negativo influiva la mancanza di rifornimenti, la dimensione minimale dei reparti (ogni divisione aveva appena 6.000 effettivi, meno di alcune brigate britanniche), la scarsità di artiglierie, armi automatiche e anti carro e la carenza assoluta di automezzi (all'inizio dell'operazione Compass la divisione 23 marzo disponeva di solo 84 camion e automobili, in parte inefficienti). La mancanza di mobilitazione della milizia dell'Italia settentrionale creava malumori, ed abbassava il morale.
Vi erano poi quattro divisioni tipo A.S., da 11.000 effettivi circa (quindi le uniche divisioni ad avere un numero di uomini adeguato, anche se in parte immobilizzato in un pletorico sistema logistico, per altro burocratico ed inefficiente), con 46 carri L3 a divisione, vecchie artiglierie (75/27 e 100/17 soprattutto), insufficienti cannoni contro carro rispetto alle tabelle reggimentali (in parte sostituiti con obici 65/17, ma comunque in numero inferiore alle esigenze). Solo la 61ª divisione "Sirte" era un'unità rodata, in Libia dal 1937, mentre la 64° Catanzaro era in parte costituita da uomini della milizia, ed era giunta, incompleta in armi e mezzi, nel teatro solo a fine maggio 1940. I soldati si lamentavano per il vitto pessimo, la scarsità d'acqua potabile, l'
Come unità scelta delle truppe nazionali erano presenti i carri della brigata Valentino Babini, dal nome del suo comandante, già veterano della guerra di Spagna, che però non fu utilizzata come un'unità organica, ma come un deposito da cui prendere i carri armati per rinforzare di volta in volta determinate posizioni. Disponeva di due battaglioni carri M 13/40, uno carri M 11/39, due di carri L3, un singolo battaglione di bersaglieri motociclisti, due gruppi d'artiglieria motorizzati. Era dunque scarsa di fanteria, latitante di cannoni anti carro (la cooperazione tra carri armati ed armi anti carro era la caratteristica, vincente, dell'esercito tedesco), ricca di inutili carri L3 e, soprattutto, mancante o almeno carente di reparti logistici per movimentare i carri e ripararli se rotti in azione o perché, dovendosi spostare prevalentemente sui cingoli, si insabbiavano, rompevano, danneggiavano. I carri medi erano poi privi dei filtri anti sabbia. Infine i carri medi, sia pur formanti tre battaglioni, erano solo 70, di cui una parte si era resa ormai inservibile per colpa dell'ambiente desertico già nella marcia di avvicinamento al confine egiziano.
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