Saramaccani: differenze tra le versioni
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Negli [[anni 1960|anni '60]], in seguito alla progettazione di un grande [[bacino idroelettrico]] (il futuro [[lago di Brokopondo]]) nella zona da essi abitata, più di 6000 saramaccani sono stati ricollocati in villaggi costruiti congiuntamente dal governo e dall'[[Alcoa]] lungo il basso corso del Suriname, e più della metà del loro territorio d'origine è stata sommersa dalle acque.</br>
Fra la fine degli [[anni 1980|anni '80]] e l'inizio degli [[anni 1990|anni '90]], inoltre, a seguito della [[guerra civile in Suriname]] un gran numero di saramaccani si è spostato nella limitrofa [[Guyana francese]], dove si stima che attualmente viva all'incirca un terzo dell'intera popolazione<ref>{{cita libro |autore= Price, R. & Price, S. |titolo= Les Marrons |editore= Vents d'ailleurs |anno=2003}}</ref>, nonostante le severe restrizioni imposte alla libertà di movimento delle comunità cimarrone<ref>{{nl}}{{cita libro |autore= Polimé, T. S. & Thoden van Velzen, H. U. E. |titolo= Vluchtelingen, opstandelingen en andere: Bosnegers van Oost-Suriname, 1986-1988 |editore= Instituut voor Culturele Antropologie |anno= 1998}}</ref>.</br>
Gli anni '90 vedono inoltre il governo di transizione surinamense dare in concessione vaste aree del Paese a multinazionali del legno e dei metalli soprattutto asiatiche, a discapito delle comunità cimarrone e amerindie residenti<ref>Kambel, E.-R. & MacKay, F., ''The Rights of Indigenous People and Maroons in Suriname'', Copenhagen: International Work Group for Indigenous Affairs, 1999.</ref>: l'arrivo delle multinazionali con le proprie apparecchiature, dei [[Peace Corps]] statunitensi e dei ''garimpeiros'' [[brasile|
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