Giulio Facibeni: differenze tra le versioni

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==L'impegno nella Resistenza e a favore degli ebrei perseguitati==
Negli anni della [[seconda guerra mondiale]] e in particolare nel corso dell'occupazione [[Germania|tedesca]] e dell'emergenza bellica, ancora una volta don Facibeni diventa un punto di riferimento fondamentale per la sua opera di assistenza ai [[profughi]] e ai ricercati. Le case di ospitalità si moltiplicano in tutta la [[Toscana]]: [[Calenzano]], [[San Miniato]], [[Montecatini]], [[Fucecchio]], [[Rovezzano]]. Tale opera di assistenza che interessò numerose famiglie e numerosi giovani [[renitente|renitenti]] alla leva o ricercati, si estese anche agli [[ebrei]] perseguitati. Come ebbe a riferire lo stesso Facibeni, in una [[relazione (testo)|relazione]] sul passaggio del fronte inviata alla [[Curia diocesana|curia]] fiorentina il 19 gennaio [[1945]]: "dagli ultimi del [[1943]] fino alla [[Caduta della Repubblica Sociale Italiana|liberazione]] [l'Opera] ha ricoverato e provveduto al mantenimento di dieci fanciulli, tre donne, tre giovani e due uomini ebrei".<ref>Enzo Collotti (a cura di), ''Ebrei in Toscana tra occupazione tedesactedesca e RSI'', 2 voll. (Roma: Carocci, 2007) 1:349, 2:283</ref>. Tra di essi vi sono i fratelli Cesare e Vittorio Sacerdoti (accolti a Montecatini Terme) e Louis e Harry Goldman e Willy Hartmayer, affidati alla cura di don Facibeni da don [[Leto Casini]] e della cui salvezza egli si occupa in prima persona a [[Rifredi]].<ref>Louis Goldman, ''Amici per la vita'' (Ed. SP44: Firenze, 1993).</ref> Ricorda Louis Goldman:
 
{{Citazione|La fama delle buone azioni di Mons. Facibeni si era sparsa fuori dell'orfanotrofio ed egli era stimato e rispettato in tutta Firenze... Era impossibile non essere toccati dalla sua umiltà, gentilezza e salda fede nella Divina Provvidenza... Divenne una abitudine accompagnarlo nei suoi giri per l'orfanotrofio. Spesso egli mi invitava perfino nella sua stanza a fare quattro chiacchiere... Il più delle volte chiacchieravamo toccando una ampia gamma di argomenti, la guerra naturalmente, sempre la guerra: sarebbe mai finita?... Parlavamo anche di argomenti più elevati: natura umana, filosofia, religione... Dalle sue finestre guardavo fuori attraverso il cortile fino alla casetta dove vivevamo Willy ed io. “Poveri ragazzi!” gli sentii sussurrare all'improvviso. Mi voltai e mi resi conto che mi guardava ma proprio allora la sua compassione lasciò il posto al sorriso: “Coraggio, su coraggio”... La cosa più sorprendente era che il Padre, anche nella cordiale intimità dei nostri “téte a téte”, non fece mai il minimo sforzo per allontanarmi dal giudaismo e convertirmi... Mons. Facibeni, al contrario, fece tutto quello che poteva per rafforzarmi nella mia: “Mantieni la tua fede, le tue tradizioni... Anche se ora stai attraversando un difficile periodo della tua vita non rinunciare mai alla tua fede". In una occasione mi disse eccitato: “Ho qualcosa che voglio darti”, e andò a cercarlo tra i molti libri lì nei suoi scaffali, lo trovò e me lo consegnò con ovvio piacere. Un piccolo volume di grammatica della lingua ebraica. Fui toccato dal suo gesto, e alla vista dei caratteri familiari ne restai commosso. Ma lui mi strinse al petto con un abbraccio affettuoso.|}}