Chiesa ortodossa montenegrina: differenze tra le versioni

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L'antica diocesi di Zeta (metropoli montenegrina) avrebbe cominciato a reggersi in modo autocefalo, cioè, canonicamente indipendente, dalla fine del [[XV secolo]] e gli inizi del [[XVI secolo|XVI]].
 
Dal [[1516]], con il decesso di [[Ivan il Nero]], il vescovo del Montenegro cominciò ad esercitare il governo civile sulle tribù del Montenegro,; la sua autorità infatti era "sopra le tribù", il che dava certa centralità non solo spirituale ma anche governativa ai Montenegrini che resistevano all'[[Impero Ottomano]].
 
Il vescovo del Montenegro veniva eletto fra le diverse tribù, e dopo la sua morte si eleggeva un altro appartenente ad un'altra tribù, facendo in questo modo un governo rotativo,; questo sistema imperò fino al [[1697]] quando si stabilì la dinastia episcopale dei Petrović fondata dal metropolita Danilo I. Questa particolare dinastia era possibile grazie alla successione dagli zii ai nipoti, dato che i vescovi, essendo monaci, non avevano figli.
 
La metropoli ortodossa montenegrina era indipendente sia dalla Chiesa serba sia dal [[patriarcato di Costantinopoli]], i quali erano sotto il rigido controllo dell'amministrazione civile dell'[[Impero Ottomano]] contro cui lottavano le tribù slave del Montenegro. Questa particolare situazione politica, fece che la Chiesa montenegrina si tenesse isolata dalle Chiese ortodosse vicine per qualche secolo. Tuttavia quella autocefalia di fatto di cui godeva la Chiesa montenegrina sarebbe diventata formale e riconosciuta canonicamente dopo la dissoluzione del patriarcato di [[Peć]] nel [[1766]].
 
Chi spiega in modo magistrale la situazione ecclesiastica e politica in cui dovette destreggiarsi la Chiesa ortodossa del Montenegro in quell'epoca, non è un erudito montenegrino, né serbo, ma uno degli ultimi grandi santi russi, l'arcivescovo Giovanni (Maximovich) della {{chiarire|ROCOR}}, che scrisse al riguardo: ''“....(il patriarcato ecumenico)...sarebbe giunto al culmine della sua espansione territoriale verso la fine del secolo XVIII, dato che in quel tempo includeva tutta l'[[Asia Minore]], la totalità della [[Penisola Balcanica]] unitamente alle sue isole attigue - a eccezione del Montenegro - da quando le altre Chiese indipendenti dei Balcani vennero dissolte per fare parte del patriarcato ecumenico. Il Patriarca ecumenico aveva ricevuto da parte del Sultano turco, persino prima della conquista di Costantinopoli, il titolo di Millet Bash, cioè, "testa del popolo", e quindi venne ritenuto testacapo della totalità della popolazione ortodossa dell'Impero Turco"''<ref>''The Decline of the Patriarchate of Constantinople'', scritto nel 1938 da san Giovanni Maximovich, in occasione del II Sinodo di tutta la Diaspora della Chiesa Russa in Esilio</ref>
 
È evidente, in questo contesto, l'accorgersi del motivo per cui sia il patriarcato serbo, che il patriarcato di Costantinopoli non riconobbero per diversi secoli l'indipendenza della Chiesa montenegrina. Una delle più notorie particolarità della Chiesa montenegrina dell'era del [[Vladikato]] (governo dei vescovi o ''vladika'') è che il suo metropolita rivestiva autenticamente il posto di massima autorità civile, fatto inedito in tutta l'Europa ortodossa.
 
La Chiesa del Montenegro, avrebbe esercitato un governo [[teocrazia|teocratico]] di successo per oltre tre secoli, e tuttavia, dimostrò una grande tolleranza religiosa. Esistono piccole cappelle - e ancora oggi ne restano alcune — erette durante quell'epoca le quali hanno due altari, uno ortodosso e l'altro cattolico. Queste cappelle furono costruite per uso comune di ambedue le comunità cristiane che si trovavano minacciate dai turchi islamici.
 
Un'altra particolarità notoria della Chiesa ortodossa,ontenegrina, montenegrina è che i suoi vescovi, e qualche monaco, partecipavano attivamente nella guerra, cosa estranea alla tradizione bizantina dei popoli vicini. [[San Pietro di Cettigne,]] era famoso per comandare personalmente il suo esercito durante le battaglie.
 
I chierici secolari (preti sposati) non portarono ''anterì'' (sottana), né barba, fino al [[XIX secolo]] molto inoltrato, in ragione del fatto ch dovevano combattere, molto spesso personalmente, contro i turchi per difendere la popolazione. Per questo motivo i preti erano soliti vestire da secolari, portare armi edil tradizionale baffo montenegrino, allo scopo di non essere identificati quali preti dall'invasore islamico, se erano fatti prigionieri. Se fossero stati riconosciuti, avrebbero subito lunghe ed indicibili torture prima di essere giustiziati.