Peromanti: differenze tra le versioni

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Nella [[Storia di Roma|Roma ottocentesca]], i '''peromanti''', detti anche '''urtisti''', costituivano una peculiare categoria di [[commercio ambulante|venditori ambulanti]], specializzati in una particolare tipologia merceologica, quella degli oggetti devozionali della [[religione cattolica]]. Di [[Comunità ebraica di Roma|estrazione ebraica]], i peromanti erano per questo legati, da un punto di vista abitativo, al perimetro delle vie del [[Ghetto di Roma]] e del [[Portico di Ottavia]], ma, per ciò che concerne l'attività commerciale erano autorizzati, in via eccezionale, a operare per le strade e le piazze della città, in questo differenziandosi dagli altri ebrei romani, le cui attività economiche, invece, erano forzosamente confinate nel ghetto.
 
Costituivano una vera e propria [[classe sociale]], composta da persone e nuclei familiari di bassa [[Estrazione sociale|estrazione]], provenienti com'erano da un ceto basso e minuto di popolani, il cui lavoro quotidiano consisteva nel percorrere in lungo e largo le vie della città allo scopo di smerciare ai [[Pellegrinaggio|pellegrini]] (e a turisti, nei decenni a seguire) la loro varia mercanzia, come corone da rosario, ricordini, [[souvenir]]. Il mestiere ha attraversato le epoche sopravvivendo ai rivolgimenti storici e politici e alle [[Mutamento sociale|trasformazioni sociali]] ed economiche manifestatesi nel [[XIX secolo|XIX]] e nel [[XX secolo]], fino a conservare ancora, all'affacciarsi del [[XXI secolo]], una propria vitalità economica<ref name="G. Piperno"/>. Nel trascorrere degli anianni, il mestiere non ha mai perso l'originaria matrice [[identità sociale|identitaria]] [[ebraismo|ebraica]], che si conserva e si rinnova anche nella società romana di inizio [[XXI secolo]]<ref name="G. Piperno"/>.
 
== Denominazione ed etimologia ==