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Il ritorno al governo della Democrazia cristiana fu accompagnato da un'accentuata conflittualità, all'interno dell'alleanza col PSI: Craxi inaugurò una tecnica di "movimentismo" (corredata di frequenti minacce di crisi di governo, che rientravano dopo aver ottenuto dal partner di governo le concessioni richieste), che fu definita "rendita di posizione"<ref>Alla Camera il deputato Giovanni Russo Spena fece entrare la definizione, risalente ad [[Eugenio Scalfari]], negli atti parlamentari: "Siamo di fronte (...) a un bivio importante, a suo modo storico per il nostro paese: siamo di fronte alla crisi di governabilità, al reinsediamento al centro delle istituzioni e della società della leadership dorotea della Democrazia Cristiana. Siamo di fronte (...) alla sopravvenuta inefficacia della rendita di posizione esercitata per dieci anni dal partito socialista; una rendita di posizione in termini di partito e nello stesso tempo di stabilità governativa e di un movimentismo teso a ricondurre i movimenti della società dentro la camicia di ferro della totalizzante dimensione istituzionale" (Atti Parlamentari, X LEGISLATURA, Camera dei deputati - DISCUSSIONI - Assemblea, SEDUTA DELL'8 maggio 1989, pagina 32834). Sulla natura tattica di tale conflittualità, non compensata da uno sfondamento nell'elettorato di sinistra ancora rappresentato dal PCI, cfr. Daniels, Philip A., "The end of the Craxi Era? The italian parliamentary Elections of June 1987", in ''Parliamentary Affairs'' 41, no. 2 (April 1988), pp. 258-286.</ref>. Conseguenze furono importanti battaglie condotte - al di fuori del vincolo di maggioranza - a fianco di alleati occasionali: quella sulla [[responsabilità civile dei giudici]] a fianco di [[Marco Pannella|Pannella]], quella sulla chiusura delle [[Centrale elettronucleare|centrali nucleari]] a fianco dei [[Federazione dei Verdi|Verdi]], ambedue coronate dal successo referendario; quella sull'[[Insegnamento della religione cattolica in Italia|ora di religione]] e quella sulla penalizzazione del consumo di [[droga|droghe]] a fianco dell'ala conservatrice dello schieramento politico.
 
Nel [[1989]], Craxi tornò alla carica contro la maggioranza della [[Democrazia Cristiana]] espressione della sinistra interna: era deciso a ritornare a [[Palazzo Chigi]], ma per farlo doveva scalzare De Mita dalla guida del governo e del partito. Perciò formò con i democristiani Giulio Andreotti e [[Arnaldo Forlani]] un'alleanza di [[ferro]]: il ''CAF'' (dalle iniziali dei cognomi dei tre protagonisti), che fu definita la "vera regina d'Italia".
Al congresso del PSI di maggio, in cui fu rieletto segretario col 92% dei consensi, fece approvare una mozione che - anche per le modalità con cui venne illustrata dal fidatissimo vicesegretario [[Claudio Martelli]]<ref>«Signori, si scende: tutti, a partire dal macchinista», intervento di Martelli al LXII congresso del PSI.</ref>, allora considerato il suo delfino 'in pectore' - suonò come una esplicita sfiducia al [[governo De Mita]].