Adriano Ossicini: differenze tra le versioni

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=== L'apertura al comunismo, nell'ambito del cattolicesimo ===
Allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] (giugno [[1940]]), Ossicini ottiene il rinvio dell'arruolamento in quanto studente universitario. Nello stesso periodo fa la conoscenza di [[Franco Rodano]]<ref> Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 131 e succ.ve</ref> e comincia a frequentare il gruppo [[marxismo|filo-marxista]] di quest'ultimo, composto da [[Maria Lisa Cinciari Rodano|Marisa Cinciari]], le sorelle Laura e Silvia Garroni, [[Romualdo Chiesa]], [[Mario Leporatti]] e [[Antonio Tatò|Tonino Tatò]]; fa la conoscenza di antifascisti del [[Partito Comunista Italiano|Partito comunista]] ancora clandestino, come [[Pietro Ingrao]], [[Fabrizio Onofri]], [[Lucio Lombardo Radice]], [[Paolo Bufalini]] e [[Antonello Trombadori]]<ref> Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 143</ref>. È convocato e interrogato nella sede del partito fascista del rione [[Testaccio]] e viene rilasciato con l'invito a tesserarsi al partito e al [[Gruppo Universitario Fascista]]<ref> Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 139</ref>.
 
Nella primavera del [[1941]], insieme a Franco Rodano e a don [[Paolo Pecoraro]], Ossicini elabora il “Manifesto del Movimento cooperativista”, in cui si sostiene la necessità di un immediato impegno dei cattolici contro il fascismo e si tenta di conciliare i concetti di proprietà e di libertà con quelli di un socialismo umanitario<ref> Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 142-143</ref>. Il 5 maggio dello stesso anno, all'università, partecipa a un lancio di “stelle filanti” recanti scritte antifasciste<ref> Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 144</ref>.
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Il 18 maggio [[1943]], Ossicini è arrestato nell'ambito di una retata che coinvolge anche Rodano e la Cinciari e subisce la carcerazione per oltre due mesi<ref> Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 152 e succ.ve</ref>. Pur essendo violentemente malmenato per alcuni giorni, ammette soltanto di aver espresso critiche alla legislazione razziale del fascismo, in quanto contrastante con la dottrina cristiana, in un colloquio avuto con monsignor [[Domenico Tardini]], alcuni giorni prima. In tale occasione sente per la prima volta, dalla polizia fascista, la parola "[[Cattocomunismo|cattocomunista]]"<ref> Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 176</ref>. Il [[Città del Vaticano|Vaticano]] intercede in suo favore e riesce a ottenere la sua liberazione, a condizione che presenti domanda di grazia. Ossicini rifiuta<ref>Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 180</ref>; tuttavia, non essendo emersi elementi probanti del suo coinvolgimento nella lotta antifascista, il 23 luglio è rilasciato, in attesa di essere condannato al confino politico<ref>Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 181 e succ.ve</ref>. La caduta del fascismo vanifica anche tale evenienza.
 
Nei giorni successivi Ossicini riesce a ottenere un incontro con [[Papa Pio XII]], e lo ringrazia per l'interessamento della Chiesa; il Papa lo ammonisce a non commettere ulteriori errori per il futuro. Il 30 settembre riceve una lettera da [[Giulio Andreotti]], nella quale si esprime la contrarietà "a nome del Papa" di una collaborazione ''sic et simpliciter'' tra cattolici e Partito Comunista. Ossicini, con un biglietto, risponde di non essere d'accordo<ref>Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 186-187</ref>. Contemporaneamente De Gasperi e Spataro formulano a Ossicini e Rodano la richiesta di confluire nella Democrazia Cristiana; Ossicini rifiuta e Rodano prospetta addirittura un ingresso del movimento nel '''[[Partito Comunista Italiano|PCI''']]. Ciò crea la prima frattura tra i due<ref>Adriano Ossicini, ''cit.'', pag. 187</ref>.
 
=== La Resistenza e la fondazione del Movimento dei Cattolici Comunisti ===