Harper's Bazaar: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
LauBot (discussione | contributi)
m Bot: rimuovo parametro ridondante (valore uguale alla proprietà P123 su Wikidata)
Pil56-bot (discussione | contributi)
m smistamento lavoro sporco e fix vari
Riga 19:
La rivista, pubblicata inizialmente come settimanale di lusso col sottotitolo di ''A Repository of Fashion, Pleasure and Instruction'', uscì per la prima volta il 2 novembre 1867 e si trasformò in un mensile nel [[1901]]. Nel [[1912]] fu acquistata dall'editore statunitense [[William Randolph Hearst]]. Fu intitolata ''Harper's Bazar'' fino al [[1929]], anno in cui fu stata aggiunta la seconda "a".
 
Nel corso dei decenni divenne la naturale antagonista di [[Vogue (periodico)|''Vogue'']] grazie ad una politica di ingaggi di grandi firme. Hanno lavorato per la rivista fotografi come [[Herbert List]], [[Helmut Newton]], [[Diane Arbus]], [[Richard Avedon]], [[Patrick Demarchelier]], [[Man Ray]], [[Oliviero Toscani]], [[Inez van Lamsweerde]], [[Hendrik Kerstens]] <ref> http://www.lucies.org/2013-lucie-awards/ </ref>, [[Herb Ritts]], e giornalisti, molto spesso "rubati" a Vogue, come [[Carmel Snow]] e [[Diana Vreeland]].
 
Tra il 1891 e il 1901 ne fu [[Direttore artistico|art director]] uno dei padri della [[grafica]] americana, [[Edward Penfield]], mentre tra il 1934 e il 1958 il russo [[Aleksej Česlavovič Brodovič|Alexey Brodovitch]]. Sempre tra i graphic designer celebri che lavorarono per Harper's Bazaar, realizzandone le copertine, è possibile citare inoltre i nomi di [[William Bradley]] e [[Cassandre]].<ref>G. Fioravanti. ''Il dizionario del grafico''. Bologna, Zanichelli, 1993. ISBN 88-08-14116-0.</ref><ref>D. Baroni e M. Vitta. ''Storia del design grafico''. Milano, Longanesi, 2003. ISBN 978-88-304-2011-3.</ref>
Riga 28:
La rivista ebbe un ruolo importante nel campo dell'illustrazione di moda, a partire dal contratto in esclusiva che riservò all'illustratore di origine russe [[Romain de Tirtoff|Erté]], durato dal 1915 al 1938 ma concentrato negli anni fino al 1926, anno in cui l'artista cominciò a lavorare maggiormente nel campo delle produzioni teatrali.
 
A metà degli [[anni 1920|anni venti]] cominciarono a farsi sentire nel campo della moda le influenze delle correnti artistiche del [[Art Nouveau|modernismo]], del [[cubismo]], dell'[[espressionismo]], del [[futurismo]] e della [[astrattismo|pittura astratta]], che si manifestarono innanzitutto nella [[silhouette (arte)|silhouette]] snella e slanciata scelta in quegli anni per rappresentare la figura umana (femminile in particolare) e incarnata dal fenomeno della ''flapper girl'' o della ''[[garçonne]]'', un tipo ideale di donna giovane e disinibita che faceva allora il suo ingresso nell'età del [[jazz]]. Rispetto a questo nuovo modello grafico, il lavoro di Erté risultò sorpassato e il suo posto fu preso da illustratori quali [[Eduardo Benito]], [[George Barbier]] e [[Georges Lepape]].
 
Nel 1922 William Hearst strappò a Vogue [[Adolf de Meyer]], scegliendo con ciò di dare alla fotografia maggiore risalto all'interno di Harper's Bazaar. Lo stile etereo delle sue fotografie fu poi soppiantato dal gusto del designer Alexey Brodovitch, nominato art director della rivista da [[Carmel Snow]], redattore capo dal 1932 e anch'essa strappata alla redazione di Vogue. Brodovitch fece un uso innovativo dello spazio bianco nella pagina e del bianco e nero unito a un unico secondo colore, e diede un'organizzazione di tipo cinematografico al [[impaginazione|layout]]. Grazie alla sua formazione parigina riuscì a coinvolgere artisti europei del calibro di [[Jean Cocteau]], [[Raoul Dufy]], [[Marc Chagall]], [[Man Ray]], [[Cassandre]], [[Salvador Dalí]] e [[Giorgio de Chirico]].