Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio: differenze tra le versioni

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=== Il MOIQP ===
In aggiunta a queste sfavorevoli condizioni il 30 aprile [[1959]] il presidente statunitense [[Dwight DavidD. Eisenhower|Dwight Eisenhower]] varò il ''MOIQP - Mandatory Oil Import Quota Program'' («programma obbligatorio per le importazioni di petrolio»), che limitava le importazioni di petrolio al 9% del fabbisogno totale degli [[Stati Uniti d'America]]. Il MOIQP era un programma economico di tipo protezionistico inteso a raggiungere due obiettivi:
* difendere gli interessi delle compagnie petrolifere americane che già da diversi anni operavano, attraverso le loro ''[[Gruppo di pressione|lobby]]'', pressioni sul governo statunitense per limitare le importazioni di petrolio.
* rendere gli Stati Uniti maggiormente indipendenti in campo energetico attraverso un utilizzo più massiccio dei giacimenti presenti sul territorio americano.
Il petrolio medio-orientale, pur essendo meno costoso, veniva infatti estratto in zone strategicamente instabili, con il rischio di interruzioni nell'approvvigionamento. Inoltre il MOIQP tese a privilegiare le importazioni dal [[Canada]], importante alleato americano nell'era della [[Guerra fredda|Guerra Fredda]], sfavorendo nel contempo il [[Venezuela]], all'epoca principale esportatore di petrolio verso gli Stati Uniti.
 
Una clausola del programma definiva infatti che il petrolio importato via terra (il [[Canada]] confina direttamente con gli Stati Uniti e, per lo stesso motivo, la clausola ebbe effetto anche sulle importazioni dal [[Messico]]) non era da considerarsi «importato» ed esulava quindi dalla quota massima di importazione<ref>{{cita web|lingua=en|autore=Tammy Nemeth|url=http://h-net.msu.edu/cgi-bin/logbrowse.pl?trx=vx&list=h-diplo&month=0407&week=d&msg=oB0SeiKx2rSd0wea6CaHlw&user=&pw=|titolo=Continental Drift: Canada-U.S. Oil and Gas Relations 1958 to 1988|editore=h-net.msu.edu|data=25 giugno 2004|accesso=6 dicembre 2014}}</ref><ref>{{cita web|lingua=en|autore=Jason Ahdoot et al.|url=https://publicpolicy.pepperdine.edu/master-public-policy/content/capstones/opec.pdf|titolo=Alleviating U.S. Dependence on OPEC|editore=publicpolicy.pepperdine.edu|data=aprile 2001|accesso=6 dicembre 2014}}</ref>.
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== Ruolo e storia ==
{{F|storia|novembre 2009}}
[[File:Opec Organization of the Petroleum Exporting Countries countries.PNG|thumb|upright=1.4|Stati membri dell'OPEC, in verde più chiaro sono indicate le nazioni che ne hanno fatto parte in passato]]Fondata il 14 settembre [[1960]] durante una conferenza a [[Baghdad]] per iniziativa del Governo del [[Venezuela]] a carico del presidente [[Rómulo Betancourt]], il ministro di Miniere e Idrocarburi venezuelano [[Juan Pablo Pérez Alfonzo]] ed il ministro del Petrolio e delle Risorse minerali dell'Arabia Saudita, [[Abdullah al-Tariki]], l'OPEC consisteva in origine di soli cinque paesi membri ([[Iran]], [[Iraq]], [[Kuwait]], [[Arabia Saudita]] e [[Venezuela]]).
 
I membri dell'OPEC costituirono un cartello il cui scopo era ed è quello di concordare la quantità e il prezzo del petrolio che queste nazioni esportano. Attraverso sforzi coordinati, l'OPEC cerca di regolare la produzione petrolifera e di gestire quindi i prezzi del greggio, principalmente stabilendo delle quote per i suoi membri, che detengono all'incirca i 2/3 delle riserve mondiali di petrolio. Essi forniscono il 40% della produzione mondiale di petrolio e la metà delle esportazioni. Grazie all'OPEC, gli stati membri ricevono, per il petrolio che esportano, considerevolmente più di quanto riceverebbero se non ne facessero parte. Nel 2004, ad esempio, gli 11 membri dell'OPEC hanno ricevuto 338 miliardi di dollari di entrate per l'esportazione del petrolio, un incremento del 42 percento rispetto al 2003, secondo cifre compilate dall'[[Energy Information Administration]]<ref>''New York Times'', 28 gennaio 2005</ref>. Si confrontino queste cifre con quelle del 1972, quando gli esportatori di petrolio incassarono 23 miliardi di dollari per le esportazioni, o con quelle del 1977, quando a seguito della [[Crisi energetica (1973)|crisi energetica del 1973]] essi ricevettero 140 miliardi di dollari<ref>Daniel Yergin, ''The Prize: The Epic Quest for Oil, Money, and Power'', Simon & Schuster, 1991, p.&nbsp;634</ref>. Poiché le vendite di petrolio a livello mondiale, sono denominate in [[dollaro statunitense|dollari statunitensi]], i cambi nel valore del dollaro rispetto alle altre valute influiscono sulle decisioni dell'OPEC circa la quantità di petrolio da produrre. Ad esempio, quando il dollaro perde rispetto alle altre valute, i membri dell'OPEC ricevono minori entrate per il loro petrolio, causando dei tagli sostanziali nel loro potere d'acquisto, poiché essi continuano a vendere petrolio in dollari<ref>Dopo l'introduzione dell'[[Euro]], l'[[Iraq]] ha deciso unilateralmente di voler accettare pagamenti in tale valuta anziché in dollari. Alcuni sostengono che questa decisione avrebbe potuto danneggiare seriamente l'economia statunitense se fosse stata seguita dagli altri membri dell´OPEC.</ref>.
 
Le decisioni dell'OPEC hanno una considerevole influenza sui prezzi internazionali del petrolio. Ad esempio, durante la [[crisi energetica del 1973]] (grande shock petrolifero), l'OPEC si rifiutò di spedire petrolio verso le nazioni occidentali che avevano sostenuto Israele nella [[guerra del Kippur]] contro l'[[Egitto]] e la [[Siria]]. Questo rifiuto provocò un incremento del 70% nel prezzo del greggio, che durò per cinque mesi, dal 17 ottobre [[1973]] al 18 marzo [[1974]]. Le nazioni dell'OPEC decisero, il 7 gennaio [[1975]], di innalzare i prezzi del petrolio grezzo del 10%.
 
Con l'avvicinarsi della [[guerra del Golfo]] del 1990-91, il presidente iracheno [[Saddam Hussein]] sostenne che l'OPEC doveva spingere verso l'alto il prezzo del petrolio, aiutando così l'[[Iraq]] e gli altri stati membri a ripianare i debiti.
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== Paesi non-membri ==
Ci sono alcuni grandi paesi produttori di petrolio che non aderiscono all'OPEC:
* [[America del Nord|Nord America]]
** [[Canada]]
** [[Messico]]
** [[Stati Uniti d'America]]
* [[Medio Oriente|Medio oriente]]
** [[Bahrein]]
** [[Oman]]
* [[Asia]]
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== GECF, l'OPEC del gas ==
L'innalzamento dei prezzi e l'aumento della domanda sta creando le giuste condizioni per la nascita di un OPEC del [[gas naturale]]. L'organizzazione del [[GECF]] (''Gas Exporting Countries' Forum''), costituita a [[Teheran|Tehran]] nel 2001, tenta di superare l'attuale meccanismo che vincola il prezzo del gas naturale a quello del petrolio<ref name="WGI">World Gas Intelligence, Vol. XVIII, No. 15, 11 aprile 2007.</ref> (proposta dell'Egitto del 2004) e di prepararsi per l'evoluzione del mercato del gas, che se fino ad ora era un mercato regionale vincolato ai [[gasdotto|gasdotti]], grazie al [[Gas naturale liquefatto|GNL]] si sta globalizzando (i terminali di liquefazione e di [[rigassificatore|rigassificazione]] sono geograficamente svincolati) e fluidificando (cresce l'importanza del mercato spot a scapito dei contratti di lunga durata). La sede del GECF si trova a [[Doha]], in [[Qatar]].
 
== Note ==