Alessandro Scarlatti: differenze tra le versioni

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In campo operistico, è considerato uno dei fondatori della [[scuola musicale napoletana]].
 
== Biografia ==
Nacque a Palermo il 2 maggio 1660 da Pietro Scarlatti (o Scarlata), originario di Trapani, ed Eleonora Amato. Fu battezzato il giorno seguente nella parrocchia di S. Antonio abate.<ref>L'atto di battesimo è riprodotto e trascritto in R. Pagano - L. Bianchi, ''Alessandro Scarlatti'', Torino, ERI, 1972, p. 16.</ref> Fu fratello maggiore del musicista [[Francesco Scarlatti]] e della cantante Anna Maria Scarlatti.
Con la sorella Anna Maria si trasferì a Roma nel 1672. Non è noto con chi abbia studiato in questi primi anni in cui visse nella città. Non ci sono documenti né indizi che comprovino un supposto apprendistato con l'ormai anziano compositore [[Giacomo Carissimi]] morto nel 1674.
 
Il [[12 aprile]] [[1678]], nella chiesa di S. Andrea della Fratte, si unì in matrimonio con Vittoria Ansalone. Dalla loro unione nacquero numerosi figli, tra i quali si ricordano i musicisti [[Domenico Scarlatti]] e [[Pietro Filippo Scarlatti]].
 
Nel dicembre [[1678]] ottenne il suo primo incarico, essendo nominato maestro di cappella della [[Chiesa di San Giacomo in Augusta|Chiesa di S. Giacomo degli Incurabili]]. Un mese più tardi ottenne la sua prima importante commissione in veste di compositore. Il 27 gennaio [[1679]] l'arciconfraternita del SS. Crocifisso di S. Marcello gli commissionò un oratorio da eseguirsi nel terzo venerdì di quaresima:
 
{{Citazione|A dì 27 gennaio 1679. E fu resoluto nel modo di tenere circa l'elezione de li M.ri di Cappella che devono fare l'Oratorii nelli cinque venerdì di Quaresima. […] si pensava per parte del Sig. Duca Altemps di valersi del Sig. Foggia, il Sig. Duca D'Acquasparta il Sig. Don Pietro Cesi, il Sig. Duca di Paganica il Scarlattino alias il Siciliano [...]}}
 
Nel carnevale 1679 guadagnò il primo successo come operista con ''Gli equivoci nel sembiante'', dramma per musica, più volte ripreso in diverse città italiane (Bologna, 1679; Napoli, 1680 e 1681; Vienna, 1681, Ravenna, 1685 ecc.). Il felice esito dell'opera gli valse la protezione della regina [[Cristina di Svezia]], che lo assunse al suo servizio come maestro di cappella.
 
Dal novembre 1682 fu organista e maestro di cappella della chiesa di [[San Girolamo della Carità|S. Girolamo della Carità]]. Conservò quest'incarico fino ad ottobre 1683, quando lasciò Roma per trasferirsi a Napoli, probabilmente chiamato dal nuovo viceré [[Gaspar Méndez de Haro|marchese del Carpio]], già ambasciatore spagnolo a Roma, insieme a una compagnia di cantanti e strumentisti, e allo scenografo [[Filippo Schor]] per mettere in scena alcune opere già rappresentate a Roma.
 
Negli ultimi due mesi del 1683 vennero rappresentate nel Real palazzo di Napoli le sue opere ''L'Aldimiro'' e ''La Psiche'', e nel carnevale 1684 ''Il Pompeo'', già rappresentato l'anno precedente a Roma nel teatro di palazzo Colonna. A queste fece seguito la regolare produzione di una o due opere l'anno rappresentate nel teatro del Real palazzo.
 
Nel febbraio 1684, grazie all'appoggio del viceré poté subentrare al defunto [[Pietro Andrea Ziani]] come maestro della Real cappella di Napoli.
 
Pur risiedendo a Napoli, continuò a mantenere i rapporti con alcuni importanti mecenati romani. Tra questi, il cardinale Benedetto Pamphilj, di cui mise in musica l'oratorio a tre voci ''Il trionfo della grazia ovvero la conversione di Maddalena'' (1685), e il III atto dell'opera ''La Santa Dimna'' (1687); il cardinale [[Pietro Ottoboni]], di cui mise in musica l'oratorio a cinque voci ''La Giuditta'' (1695), il dramma ''La Statira'' (1690), e il secondo atto dell'opera ''La Santa Genuinda'' (1694).
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Negli anni '80 si colloca l'inizio dei rapporti con il principe Ferdinando de' Medici, che si avvalse della collaborazione di Scarlatti sia per le opere destinate al teatro della villa medicea di Pratolino e altri teatri del granducato di Toscana, sia per la composizione di musiche sacre destinate a particolari solennità di corte. Dopo la ripresa delle opere, già rappresentate a Roma, ''Tutto il mal non vien per nuocere'' a Firenze e ''Il Pompeo'' a Livorno, nel 1689 venne eseguita la prima opera commissionata da Ferdinando a Scarlatti, da identificare forse con la perduta ''La serva favorita'', andata in scena nel teatro di Pratolino.<ref>M. Fabbri, ''Alessandro Scarlatti e il principe Ferdinando de' Medici'', Firenze, Olschki, 1961, pp. 34-39.</ref>
 
Nel 1716, presso il teatro San Bartolomeo di Napoli, vi fu la prima rappresentazione dell'opera seria di Alessandro Scarlatti "Carlo re d'Alemagna", Negli intervalli dell'opera vennero inoltre rappresentati i tre intermezzi ch vedono protagonisti la vecchia vedova Palandrana e il giovine da bravo Zamberlucco, anch'essi musicati da Scarlatti. La partitura di questi intermezzi, rimasta sconosciuta fino al 2013, è conservata nella Biblioteca Universitaria di Bologna (MS Musicale 646 Vol V CC 171-197) ove era giunta nel 1749 per lascito testamentario del conte Francesco Maria Zambeccari.<ref>Nell'aprile 2013 il gruppo editoriale Viator ne ha pubblicato un'edizione critica curata da Sandro Volta e da Marco Bellussi; quest'ultimo ne ha diretto la prima esecuzione scenica in tempi moderni presso il teatro comunale di Panicale.</ref>
 
Nella Stagione del Carnevale del 1718, Alessandro Scarlatti rappresentò nel Teatro Capranica di Roma un importante Dramma per Musica ''[[Telemaco (Scarlatti)|Telemaco]]'', su libretto di Carlo Sigismondo Capeci, dedicato al Conte di Gallas, ambasciatore dell'Imperatore d'Austria presso la Santa Sede.
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Nel [[1703]] il papa aveva promulgato un editto che proibiva per cinque anni le attività connesse al festeggiamento del [[Carnevale]] (e segnatamente la rappresentazione di melodrammi) per ringraziare la Divina Provvidenza di aver risparmiato l'Urbe da una serie di violenti [[terremoto|terremoti]] che avevano invece colpito gravemente il resto del [[Lazio]]. Occorreva quindi sfruttare un sistema "lecito" per godere di una forma di spettacolo il più possibile vicina all'opera: commissionare la composizione di oratorii in lingua volgare.
 
Questa tipologia aveva assunto, nella sua evoluzione stilistica, un ruolo di succedaneo del dramma per musica, da cui si differenziava ormai solo per ciò che riguardava le fonti d'ispirazione: la storia sacra prendeva il posto della narrazione a sfondo arcadico o mitologico, e i personaggi comici erano banditi dall'intreccio. Rimanevano invece simili la struttura formale (alternarsi di recitativi arie e duetti, sempre più spesso nella forma da capo) e il grado di virtuosismo – talora sfrenato - richiesto sia agli interpreti vocali che strumentali. Svincolato dalla solennità conferita dalla lingua latina, anche l'oratorio in lingua italiana poteva così uscire dalle Basiliche, ed essere allestito nei fastosi palazzi della nobiltà.
 
Un gran numero di commissioni continuavano tuttavia a pervenire ai maestri di cappella da parte delle potenti confraternite oratoriali di San Girolamo e da parte degli influenti protettori della Chiesa Nuova, tra cui figuravano la regina [[Cristina di Svezia]], il cardinale [[Pietro Ottoboni]], il principe [[Francesco Maria Ruspoli]] e lo stesso [[papa Clemente XI]]. Già nel tardo Seicento Carissimi e Stradella a Roma avevano offerto stupendi esempi di composizioni oratoriali in lingua italiana, il cui vero codificatore fu tuttavia Alessandro Scarlatti, che ne licenziò, nel corso della sua carriera, circa quaranta, in gran parte su richiesta di committenti romani. Il trapanese si dimostrò non solo capace di assecondare i gusti del suo pubblico, ma osò in alcune occasioni adottare soluzioni ardite e innovative, in piena adesione allo spirito e all'estetica barocca.
 
[[File:Alessandro Scarlatti 2.jpg|thumbminiatura|leftsinistra|Alessandro Scarlatti]]
 
Agli inizi del Settecento, pur non risiedendo stabilmente a Roma, egli era il dominatore incontrastato in un ambiente dove la concorrenza era rappresentata da musicisti del calibro dei fratelli Melani, di [[Bernardo Pasquini]] e di [[Antonio Caldara]], e dove perfino cardinali e principi componevano libretti e talora cantate o musica strumentale. Forse Scarlatti inizia inconsapevolmente a scavare un solco tra sé e il proprio pubblico solo quando intraprende l'avventura di compositore operistico, campo in cui si dimostra geniale innovatore e, sfortunatamente per lui, anticipatore e organizzatore delle forme che l'opera seria assumerà nel corso del Settecento.
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* ''Toccate per cembalo''
* ''Varie introduttioni per sonare e mettersi in tono delle compositioni'' ([[1715]] ca.)
* [https://partimentiscarlatti.blogspot.com/ ''<nowiki>Regole per ben [son]are | il cembalo</nowiki>''<nowiki> […] (D-Hs M/A 251)</nowiki>]
 
== Curiosità ==
A lui e a suo figlio [[Domenico Scarlatti|Domenico]] è stato intitolato il [[cratere Scarlatti]] sul pianeta [[Mercurio (astronomia)|Mercurio]].
 
== Note ==
<references/>
 
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* [[Scuola musicale napoletana]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|commons}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.trapaninostra.it/Foto_Trapanesi/Didascalie/Scarlatti_Alessandro.htm|Biografia}}
* {{cita web|http://www.domenicoscarlatti.it|Istituto Internazionale per lo studio del Settecento musicale napoletano}}
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* {{cita web|url=http://www.youtube.com/watch?v=QHF8HQ-LsFA|titolo=-Video/Audio Variazioni sopra la Follia: Giannalisa Arena, cembalo}}
* {{cita web|http://corago.unibo.it/|Corago}}
* [https://partimentiscarlatti.blogspot.com/ I partimenti di Alessandro Scarlatti (D-Hs M/A 251)]
 
{{Controllo di autorità}}