Sole (astrologia): differenze tra le versioni

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Nonostante questo, non c'è un'attestazione particolarmente diffusa del [[culto del Sole]] nei popoli dell'[[antichità]], per i quali il principale punto di riferimento era la [[Luna (astrologia)|Luna]], ad eccezione dell'[[antico Egitto]], del [[Medio Oriente]], dell'[[Europa settentrionale]], e delle [[civiltà precolombiane]].<ref name=cattabiani/>
 
Tra le più antiche cerimonie in onore del Sole vi era l'accensione di numerosi [[falò]] in occasione dei [[solstizio estivo|solstizi estivi]], da cui si otteneva la [[cenere]] da spargere sui campi come fertilizzante [[propiziazione|propiziatorio]] della semina successiva. Al Sole era quindi attribuita anche una natura [[fecondità|fecondatrice]],<ref>[[Mircea  Eliade]],  ''Trattato  di  storia  delle  religioni'',  pag. 129, Torino  Bollati Boringhieri, 1976.</ref> sebbene sottomessa alla figura femminile-lunare della [[Grande Madre]]. [[Mircea Eliade]] associa alla forza generatrice del Sole anche una valenza [[divinità ctonie|infera-ctonia]], per il fatto che di notte andava a risplendere nel [[Ade (regno)|mondo dei defunti]].<ref>[[Mircea  Eliade]],  ''Trattato  di  storia  delle  religioni'',  pp. 147-148, op. cit., Bollati Boringhieri, 1976.</ref>
 
Il [[bacino del Mediterraneo]] subì gradualmente l'influsso delle [[teologie]] solari orientali:<ref name=cattabiani/> il dio mesopotamico [[Šamaš]] cominciò ad essere conosciuto nell'[[antica Grecia]] col nome di [[Helios]], che però non era un [[Olimpi|dio olimpico]], bensì un [[titani|titano]]; solo nel [[V sec. a.C.]] fu assimilato ad [[Apollo]].
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L'[[Flavio Claudio Giuliano|imperatore Giuliano]] nel suo ''Inno al Sole Re'' vi ricondusse tutte le [[divinità]] del [[paganesimo]], aderendo a una chiara visione [[eliocentrismo|eliocentrica]], mentre [[Macrobio]] nei ''[[Saturnalia (Macrobio)|Saturnali]]'', rifacendosi all'analogia di [[Plotino]] tra il Sole e il [[estasi|culmine]] di ogni potere, fa dire a [[Vettio Agorio Pretestato|Vettio]]:
{{citazione|Non è vana superstizione quella che fa [...] ricondurre al Sole tutti gli dèi, o per lo meno quelli celesti, ma divina saggezza. Se il Sole, secondo l'opinione degli antichi, regge e governa tutti gli altri astri,<ref>Cfr. [[Plotino]], ''[[Enneadi]]'' II, 3.</ref> e presiede esso solo al movimento dei pianeti, e se è vero che le stelle con le loro orbite regolano, come taluni ritengono, l'ordine degli eventi umani, o, secondo la teoria di [[Plotino]], lo preannunciano, dobbiamo necessariamente considerare il Sole, in quanto governa i governatori del nostro destino, come origine di tutto ciò che accade intorno a noi. E come [[Publio Virgilio Marone|Virgilio Marone]] dicendo a proposito della sola [[Giunone]] ''"per quale suo nome offeso"'', intese significare che le varie manifestazioni di un solo dio si devono considerare come altrettante divinità, così le diverse proprietà del Sole diedero origine a nomi degli dèi. Di qui i primi sapienti proclamarono il principio ''hèn tò pan'' ("il tutto è unico"). Dunque chiamarono [[Apollo]] la proprietà divinatrice e curatrice del Sole, mentre quella che presiede al linguaggio ricevette il nome di [[Mercurio (divinità)|Mercurio]].|[[Macrobio]], ''[[Saturnalia (Macrobio)|Saturnali]]'' I, 17, 2-5, traduzione di Nino Marinone, Torino, Utet, 1987|Nam quod omnes paene deos, dumtaxat qui sub caelo sunt, ad solem referunt, non vana superstitio sed ratio divina commendat. 3 Si enim sol, ut veteribus placuit, dux et moderator est luminum reliquorum, et solus stellis errantibus praestat, ipsarum vero stellarum cursus ordinem rerum humanarum, ut quibusdam videtur, pro potestate disponunt, ut Plotino constat placuisse, significant: necesse est ut solem, qui moderatur nostra moderantes, omnium quae circa nos geruntur fateamur auctorem. 4 Et sicut Maro, cum de una Iunone diceret: ''Quo numine laeso'', ostendit unius dei effectus varios pro variis censendos esse numinibus, ita diversae virtutes solis nomina dis dederunt: unde ἓν τὸ πᾶν sapientum principes prodiderunt. 5 Virtutem igitur solis quae divinationi curationique praeest Apollinem vocaverunt: quae sermonis auctor est Mercurii nomen accepit.|lingua=la}}
Secondo lo stesso Macrobio, grazie al Sole l'[[anima]] umana discesa dallo [[zodiaco]] del [[cosmo]] per [[incarnazione|incarnarsi]] sulla [[Terra]] riceveva  la capacità di [[sensazione|sentire]] (''fantastikón'') e  di [[pensare]] (''logistikón'').<ref>Macrobio, ''Commento  al  «Sogno  di Scipione»''.</ref>
 
Nell'[[impero romano d'Occidente|Occidente latino]], comunque, le teologie solari importante dall'[[Oriente]] e da altri popoli [[indoeuropei]] vennero interpretate sempre più razionalmente, al punto che, secondo Eliade, «in  generale  vi  troviamo ormai  soltanto  una  pallida  immagine  di  quanto  significavano un  tempo  le  [[ierofanie]] solari,   pallida  immagine  che  ci  giunge  sempre  più  scolorata  dal  [[razionalismo]]».<ref>[[Mircea  Eliade]],  ''Trattato  di  storia  delle  religioni'',  pag. 157, op. cit., Bollati Boringhieri, 1976.</ref>
 
Tutto il complesso della [[simbologia]] solare venne allora adottata dalla nascente [[religione cristiana]],<ref name=cattabiani/> all'interno della quale, in accordo con l'immagine [[profezia|profetica]] di [[Malachia]], numerosi esponenti assimilarono la [[incarnazione (cristianesimo)|venuta di Cristo]] alla [[luce solare|luce del Sole]], ad esempio [[Clemente Alessandrino]],<ref>[[Clemente  Alessandrino]], ''Cohortatio  ad  Graecos'', XI, 114, 1-4.</ref> [[San Girolamo]],<ref>[[San Girolamo]], ''Homilia  de  nativitate  Domini'', in G. Morin, ''Hyeronimi  Presbiteri  tractatus  sive homiliae'', in ''Anecdota Maredsolana'', III, 2, p. 397.</ref> o [[sant'Ambrogio]].<ref>Cfr. la testimonianza di [[Ilario di Poitiers]], ''Tractatus in Psalmum'', commento al salmo 118, ottavo discorso, n. 57.</ref>
Anche [[Ilario di Poitiers]] nel IV secolo fece del Sole il simbolo del ''[[Logos]]'', del [[Cristo Gesù]] disceso sulla Terra,<ref>Ilario  di  Poitiers, ''Tractatus  in  Psalmum'',   commento  al  salmo  118, n.  5.</ref> il cui giorno di nascita veniva a coincidere con la festa pagana del ''[[Sol Invictus|Dies Natalis Sol Invictus]]''.<ref>Jacopo Curzietti, ''Gaulli: la decorazione della chiesa del SS. Nome di Gesù'', pag. LXXXI, Gangemi, 2015.</ref>
 
I [[origini del cristianesimo|primi cristiani]] pregavano in direzione del [[aurora (giorno)|sole nascente]], e per molti secoli le [[chiesa (architettura)|chiese]] furono costruite con l'[[abside]] orientata verso [[est]].<ref>E. Peterson, ''La croce e la preghiera verso oriente'', in "Ephemerides liturgicae" 59 (1945), pp. 52-68.</ref>