Giuseppe Volpi: differenze tra le versioni

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Nel 1899 costituì la sua prima società, la Volpi & C. (i soci iniziali erano Silvio Rottigni e Ugo Pantaleo), che fu anche la sola che portò il suo nome fra tutte quelle che avrebbe fondato lungo l'intera carriera di imprenditore. Mettendo a frutto i rapporti di amicizia che Volpi aveva sviluppato con uomini politici ungheresi (Adolf Strausz e Julio Lukacs, entrambi deputati al Parlamento di Budapest), la sua impresa si sviluppò molto velocemente. Essa operava nell'import-export di prodotti agricoli con l'Ungheria e fu a lungo l'unica società italiana ufficialmente riconosciuta per tali attività dal Museo Commerciale Ungherese, la struttura del ministero del Commercio ungherese che si occupava di sviluppare i contatti economico-commerciali con l'estero. Nel 1899 si recò per la prima volta in Serbia, dove strinse rapporti di amicizia con l'allora ministro del Commercio Milovanovich, più tardi primo ministro, e con Milenko Vesnic, più tardi ambasciatore serbo a Roma. In Serbia fece parte di un comitato, presieduto da Milovanovich, per la costituzione di un'agenzia commerciale serba in Italia e per una banca italo-serba a Belgrado.
 
Grazie all'insieme di attività riuscì ad accumulare una piccola fortuna (dal padre ereditò molto poco, se si esclude la casa di famiglia all'angolo del canale in Campo dei Frari), che negli anni successivi investì con molta cautelaoculatezza in altre attività. Negli stessi anni aveva costituito con un amico, l'avvocato Giovanni Pantaleo, (padre dell'amico Ugo e finaziatore di alcune importanti attività del Volpi) una società mineraria per lo sfruttamento di un giacimento di antracite in Carnia. Le prospettive dell'affare dovevano essere piuttosto buone, se Volpi riuscì a convincere il senatore Niccolò Papadopoli, che aveva sviluppato già diversi interessi in campo economico a Venezia (era azionista e amministratore della Società veneziana di navigazione a vapore e della Società Cellina per lo sfruttamento delle risorse idriche nel Veneto) a divenire socio della società versando 250 mila.000 lire.
 
Abile nel costruirsi una rete di contatti sia in Italia che all'estero (tra l'altro fu dapprima, nel 1903, vice-console e poi, dal 1903, console onorario di Serbia, una posizione che in quegli stessi anni ottenne anche per il piccolo stato di San Marino), divenne, ancora molto giovane, il punto di riferimento per un gruppo di imprenditori, uomini d'affari e possidenti veneziani (Piero Foscari, Niccolò Papadopoli, Amedeo Corinaldi, Ruggero Revedin, Roberto Paganini) per diverse iniziative economiche. All'estero la più importante si concretizzò in Montenegro tra il 1902 e il 1903, quando Volpi aveva appena 25-26 anni. Subentrando ad un ambizioso progetto avviato da Foscari che prevedeva la costruzione di una ferrovia, di un porto, lo sfruttamento di miniere e risorse forestali, Volpi realizzò un vasto accordo con il governo montenegrino, trattando direttamente con re Nicola I del Montenegro, padre della Regina Elena di Savoia, e con il principe Danilo II del Montenegro, oltre che con i ministri competenti. Nel1903 venne costituita la Regia Cointeressata dei tabacchi del Montenegro, una società di cui Volpi divenne amministratore delegato, che garantiva alle casse dello stato balcanico entrate sicure dall'attività di coltivazione del tabacco, una delle risorse più ricche del paese, mentre l'impresa produceva in esclusiva tabacco e sigari per le esportazioni nei due stabilimenti aperti a Antivari e a Podgorica. Due anni più tardi, nel 1905, venne fondata la Compagnia di Antivari, di cui Volpi fu direttore e poi amministratore delegato. Tale società si incaricò di svolgere i complessi lavori per la realizzazione del porto di Antivari (oggi Bar) e per la costruzione di una ferrovia che dal porto sarebbe risalita fino a Viz Bazar, una località sul lago di Scutari, dove le merci avrebbero proseguito per raggiungere la linea ferroviaria, all'epoca in costruzione che doveva collegare Vienna e i Balcani a Costantinopoli. In entrambe le operazioni Volpi venne sostenuto dalla Banca Commerciale Italiana. Nei primi anni del secolo Volpi aveva conosciuto Giuseppe Toeplitz, all'epoca direttore centrale dell'istituto di credito inviato a Venezia per aprire la locale filiale della banca milanese, e attraverso di lui era entrato in una relazione umana e professionale molto stretta con l'amministratore delegato della banca, Otto Joel.