Pena di morte: differenze tra le versioni

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[[File:Nietzsche187a.jpg|thumb|Il filosofo tedesco [[Friedrich Nietzsche]], artefice di una forte critica filosofica alla morale cristiana]]
Ne laNella ''[[Genealogia della morale]]'' (1887), [[Nietzsche]] sostenne che il valore della pena non debba essere quello di destare il senso di colpa né di rieducare il criminale, ma soltanto quello di punire in chiave extramorale «un cagionatore di danni, un irresponsabile frammento di fatalità». Separando nettamente il diritto dalla morale, e ribaltando la prospettiva di [[Cesare Beccaria]] in chiave diametralmente opposta, Nietzsche considerò positivamente la situazione in cui il criminale si senta moralmente sollevato dal proprio gesto allorché si trovi «nell'impossibilità di avvertire come riprovevole la sua azione, la specie del suo atto in sé: vede infatti esercitata al servizio della giustizia esattamente la stessa specie di atti, e quindi approvata, esercitata con tranquilla coscienza»<ref>[[Friedrich Nietzsche]], ''[[Genealogia della morale]]''.</ref>.
 
La posizione di Nietzsche si inserì nel quadro filosofico di una critica radicale all'universalismo morale di origine cristiana e, in diverse sue opere, il filosofo contestò l'eticità intrinseca dei comandamenti biblici, presupponendo un'equiparazione extramorale tra i delitti e le pene: