Classificazione sismica dell'Italia: differenze tra le versioni

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==Classificazione sismica in Italia==
[[File:RischioSismico2015_A3_class20150416_r.pdf|thumb|upright=1.7|Classificazione sismica del territorio italiano al 2015]]
Il primo tentativo di classificazione sismica del territorio italiano risale agli anni '10 e '20 del secolo scorso, all'indomani dei sismi del 1908 e del 1915. La classificazione dell'epoca era svolta semplicemente "inseguendo i terremoti", ossia venivano dichiarate zone sismiche quelle località colpite da terremoti. Inizialmente non si parlava ancora di categorie e solo successivamente nacque la suddivisione in I e II categoria. In ogni caso i valori assegnati alle zone sismiche erano diversi da quelli in vigore nel D.M. 1996 in quanto i materiali dell'epoca aveva prestazioni differenti dai materiali moderni. I D.M. del periodo sono definiti come "norme antisismiche di prima generazione".

Il sisma era considerato solo come una forza statica da applicare ad ogni piano calcolata come aliquota del peso della struttura, trascurando ogni aspetto dinamico, che sarà introdotto solo successivamente alla [[Legge]] 5 novembre 1971, n. 1086 «''Norme per la disciplina delle opere in conglomerato cementizio, normale e precompresso ed a struttura metallica''» e la Legge 2 febbraio 1974, n. 64 «''Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche''» ([[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]] 21 marzo 1974 n. 76).
 
Il D.M. 3 Marzo 1975 fornisce le prescrizioni per le costruzioni in zona sismica ed introduce la possibilità dell'analisi dinamica. Da notare che un'impostazione simile è rimasta con poche differenze fino all'introduzione delle "norme di terza generazione" ossia la norma N.T.C. 08, la quale abolisce la classificazione comunale in zone sismiche ai fini della progettazione ed introduce un calcolo della forzante sismica a livello di nodi.