Aleksandr Alechin: differenze tra le versioni

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Nel 1946, quando erano in corso le trattative per un match con [[Michail Botvinnik]] valido per il titolo mondiale, Alechin morì mentre si trovava in Portogallo, lasciando vacante il titolo. La morte fu a causa di soffocamento e non sono chiare le dinamiche. È sepolto nel [[cimitero di Montparnasse]].
 
== AlechinRisultati enelle ilvarie nazismocompetizioni ==
Nel marzo del 1941 apparvero nel «Pariser Zeitung», giornale in lingua tedesca edito nella Parigi occupata, alcuni articoli a firma di Alechin, poi riprodotti anche nella rivista «Deutsche Schachzeitung». Il primo di essi fu pubblicato il 22 marzo [[1941]] con il titolo ''Scacchi ebrei e scacchi ariani''. Alechin esordiva ricordando la recente morte del giocatore [[Emanuel Lasker]], il secondo campione del mondo della storia degli scacchi, successore di [[Wilhelm Steinitz]], entrambi ebrei. Steinitz e Lasker, secondo Alechin, «cercarono di far credere al mondo di essere grandi strateghi e inventori di nuove idee», mentre erano soltanto «due abili tattici». Lasker, che batté in due match Steinitz, «la figura più grottesca che il mondo degli scacchi abbia mai visto», grazie alla giovane età e «alla sua abilità tattica», non espresse mai «una sola idea indipendente».
 
Nelle sue conferenze pubblicate nel libro ''Common sense in Chess'', «Lasker plagia il grande [[Paul Morphy|Morphy]] e le idee del nordamericano sulla "lotta per il centro"», essendogli del tutto estranea «l'idea dell'attacco come idea gioiosa e creativa». I fondamenti degli «scacchi ebrei» riposano infatti, secondo Alechin, su due principi: «1°. Guadagno materiale a ogni costo. 2°. Opportunismo: un opportunismo portato all'estremo che vuole escludere la minima possibilità di pericolo» con la conseguenza di un gioco basato sulla «difesa in quanto tale».
 
Negli articoli del «Pariser Zeitung» si trovano altri sprezzanti giudizi di Alechin su vari giocatori di origine ebraica. Di [[David Janowski]] scrive che realizzò partite brillanti solo contro avversari deboli, mentre «di fronte a veri maestri, il suo stile era tanto tecnico, secco e materialista come il 99 per 100 dei suoi compagni di razza». I primi anni del secolo furono un periodo di decadenza degli scacchi, dominati dalla cosiddetta Scuola viennese «fondata dall'ebreo [[Max Weiss]] e più tardi propagandata dal trio giudeo [[Carl Schlechter|Schlechter]]-[[Arthur Kaufmann|Kaufmann]]-[[Hugo Fähndrich|Fähndrich]]», per la quale «il segreto del successo non era conseguire la vittoria, ma evitare la sconfitta».
 
Di [[Akiba Rubinstein|Rubinstein]] afferma che fu «educato in modo ortodosso a un odio talmudico contro i ''gojim''» e, grazie alla protezione e al denaro del «meschino tabaccaio Kagan», arricchitosi durante la [[Prima guerra mondiale]], poté sfidare [[José Raúl Capablanca|Capablanca]] per il titolo mondiale. Alechin compì allora ogni sforzo - racconta - per impedire che Rubinstein arrivasse a disputare il match, dimostrando con i risultati ottenuti nei tornei degli anni Venti che era lui il degno candidato per il titolo. Poco dopo «sorse un altro pericolo per gli scacchi ariani nella persona di un altro ebreo dell'Est: [[Aaron Nimzowitsch]]».
 
Nimzowitsch, uno che «ci odiava, noi russi o slavi», ebbe «un istintivo concetto di scacchi anti-ariani» ma, impressionato dalle «idee di attacco russo-slave» elaborate per primo da [[Michail Ivanovič Čigorin|Čigorin]], sostenne teorie che contengono «qualcosa di corretto» che tuttavia non provengono tanto da lui, quanto da altri maestri che «egli plagiava coscientemente o inconsciamente». Alla sua scomparsa, lasciò «pochi seguaci e ancor meno amici, a eccezione dei suoi compagni di razza».
 
Questi articoli, insieme alla sua partecipazione a tornei organizzati in Germania durante la guerra e alla sua amicizia con il famigerato governatore della Polonia [[Hans Frank]], causarono ad Alechin l'accusa di collaborazionismo e, per iniziativa della Federazione scacchistica degli Stati Uniti, l'esclusione dal torneo di Londra del 1946. Egli si difese con una lettera indirizzata il 6 dicembre [[1945]] all'organizzatore del torneo, Hatton Ward, negando che quegli articoli, che qualificò di «stupide elucubrazioni create con uno spirito imbevuto di idee naziste», fossero stati scritti da lui, ma ammise che una critica alle teorie scacchistiche di Steinitz e Lasker era stata da lui fatta già anni prima e giustificò i suoi legami con le autorità naziste con lo stato di necessità in cui dovette trovarsi nell'Europa occupata, sostenendo che altrimenti i beni e la stessa libertà della moglie residente in Francia sarebbero stati in pericolo.
 
In ogni caso, avesse avuto o meno simpatie naziste, l'antisemitismo di Alechin era ben noto negli ambienti scacchistici ben prima dell'avvento del [[Terzo Reich]] e dell'inizio delle persecuzioni razziali. Come disse [[Savelij Tartakover]] nel 1946, «ora tutto il mondo critica l'antisemitismo di Alechin, ma è una cosa che noi tutti sapevamo da più di quindici anni».<ref>Tutte le citazioni sono tratte da P. Morán, ''Agonía de un genio. A. Alekhine'', 1972, pp. 55-69.</ref>
 
== La psicologia di Alechin ==
Secondo l'americano [[Reuben Fine]], psicoanalista e notevole giocatore di scacchi degli anni Trenta e Quaranta, Alechin fu «il sadico degli scacchi». Dotato di una forte componente fallico-narcisistica, Alechin utilizzava gli scacchi «come strumento di aggressione, come un mezzo per annientare gli avversari che non poteva sconfiggere in altro modo». Rilevato il ruolo importante rappresentato dalle donne - imparò a giocare dalla madre, si sposò più volte con donne molto più anziane e sarebbe divenuto sessualmente impotente molto presto - secondo Fine per Alechin continuare a giocare a scacchi significava vincere la madre.
 
Il suo rifiuto di giocare ancora con Capablanca, dopo la conquista del titolo, era dovuto alla sua [[nevrosi]], dal momento che dal [[1927]] al [[1934]] Alechin era sicuramente il miglior giocatore del mondo. Poi cominciò il declino, segnato dall'[[alcoolismo]] e da segni di [[megalomania]]. Grande esponente del gioco d'attacco, la sua tendenza ad attaccare rappresentava «una sublimazione degli impulsi sadici verso il padre». Alechin mostrava invece una certa debolezza nel gioco di difesa, segno che «egli proiettava i suoi impulsi sadici sull'avversario e temeva quell'annientamento totale che a lui sarebbe piaciuto infliggere».<ref>R. Fine, ''La psicologia del giocatore di scacchi'', 1976, pp. 83-87.</ref>
 
== Scritti ==
Alechin ha scritto più di venti libri sugli scacchi.<ref name="WallAlekineBooks">{{Cita web
|url = http://www.geocities.com/SiliconValley/Lab/7378/alekbook.htm
|titolo = Alekhine's Writings
|autore = Wall, W.
|accesso = 20 maggio 2008
|urlarchivio = https://www.webcitation.org/5kmWYsbL9?url=http://www.geocities.com/SiliconValley/Lab/7378/alekbook.htm
|dataarchivio = 25 ottobre 2009
|deadurl = yes
|urlmorto = sì
}}</ref> Alcuni dei più conosciuti sono:
* Alekhine, Alexander (1985). ''My Best Games of Chess 1908-1937''. Dover. ISBN 0-486-24941-7. Originariamente pubblicato in due volumi, ''My Best Games of Chess 1908-1923'' e ''My Best Games of Chess 1924-1937''.
* Alekhine, Alexander (1968). ''The Book of the Hastings International Masters' Chess Tournament 1922''. Dover. ISBN 0-486-21960-7.
* Alekhine, Alexander (1961). ''The Book of the New York International Chess Tournament 1924''. Dover. ISBN 0-486-20752-8.
* Alekhine, Alexander (1962). ''The Book of the Nottingham International Chess Tournament''. Dover. ISBN 0-486-20189-9.
* Alekhine, Alexander (1973). ''The World's Chess Championship, 1937''. Dover. ISBN 0-486-20455-3.
 
Delle analisi di alcune partite, pubblicate dopo il 1938, sono state redatte da [[Edward Winter (scrittore)|Edward Winter]] e pubblicate nel 1980 nel libro:
* Alekhine, Alexander & Edward Winter (1992). ''107 Great Chess Battles 1939-1945''. Dover. ISBN 0-486-27104-8.
 
== Riassunto dei risultati nelle varie competizioni ==
=== Risultati di torneo ===
Di seguito vengono elencati i piazzamenti e i punteggi di Alechin in alcuni tornei.<ref name="WallAlekhine">Wall, W. [https://www.webcitation.org/5kmWZHEVW?url=http://www.geocities.com/SiliconValley/Lab/7378/alekhine.htm "Alexander Alekhine (1892 - 1946)"] Archiviato dall'[http://www.geocities.com/SiliconValley/Lab/7378/alekhine.htm originale] il 25-10-2009. Consultato il 20-5-2008</ref><ref name="KhalifmanAlekhine1935To1946">Fine 1952</ref><ref name="AlekhineMyBestGames1908to1937">Alekhine 1985</ref><ref name="MarshallElectronicArchiveTournamentRecord">{{Cita web
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| [[Paul Keres|Keres]]&nbsp; + 5 – 1 = 8
|}
 
== Alechin e il nazismo ==
Nel marzo del 1941 apparvero nel «Pariser Zeitung», giornale in lingua tedesca edito nella Parigi occupata, alcuni articoli a firma di Alechin, poi riprodotti anche nella rivista «Deutsche Schachzeitung». Il primo di essi fu pubblicato il 22 marzo [[1941]] con il titolo ''Scacchi ebrei e scacchi ariani''. Alechin esordiva ricordando la recente morte del giocatore [[Emanuel Lasker]], il secondo campione del mondo della storia degli scacchi, successore di [[Wilhelm Steinitz]], entrambi ebrei. Steinitz e Lasker, secondo Alechin, «cercarono di far credere al mondo di essere grandi strateghi e inventori di nuove idee», mentre erano soltanto «due abili tattici». Lasker, che batté in due match Steinitz, «la figura più grottesca che il mondo degli scacchi abbia mai visto», grazie alla giovane età e «alla sua abilità tattica», non espresse mai «una sola idea indipendente».
 
Nelle sue conferenze pubblicate nel libro ''Common sense in Chess'', «Lasker plagia il grande [[Paul Morphy|Morphy]] e le idee del nordamericano sulla "lotta per il centro"», essendogli del tutto estranea «l'idea dell'attacco come idea gioiosa e creativa». I fondamenti degli «scacchi ebrei» riposano infatti, secondo Alechin, su due principi: «1°. Guadagno materiale a ogni costo. 2°. Opportunismo: un opportunismo portato all'estremo che vuole escludere la minima possibilità di pericolo» con la conseguenza di un gioco basato sulla «difesa in quanto tale».
 
Negli articoli del «Pariser Zeitung» si trovano altri sprezzanti giudizi di Alechin su vari giocatori di origine ebraica. Di [[David Janowski]] scrive che realizzò partite brillanti solo contro avversari deboli, mentre «di fronte a veri maestri, il suo stile era tanto tecnico, secco e materialista come il 99 per 100 dei suoi compagni di razza». I primi anni del secolo furono un periodo di decadenza degli scacchi, dominati dalla cosiddetta Scuola viennese «fondata dall'ebreo [[Max Weiss]] e più tardi propagandata dal trio giudeo [[Carl Schlechter|Schlechter]]-[[Arthur Kaufmann|Kaufmann]]-[[Hugo Fähndrich|Fähndrich]]», per la quale «il segreto del successo non era conseguire la vittoria, ma evitare la sconfitta».
 
Di [[Akiba Rubinstein|Rubinstein]] afferma che fu «educato in modo ortodosso a un odio talmudico contro i ''gojim''» e, grazie alla protezione e al denaro del «meschino tabaccaio Kagan», arricchitosi durante la [[Prima guerra mondiale]], poté sfidare [[José Raúl Capablanca|Capablanca]] per il titolo mondiale. Alechin compì allora ogni sforzo - racconta - per impedire che Rubinstein arrivasse a disputare il match, dimostrando con i risultati ottenuti nei tornei degli anni Venti che era lui il degno candidato per il titolo. Poco dopo «sorse un altro pericolo per gli scacchi ariani nella persona di un altro ebreo dell'Est: [[Aaron Nimzowitsch]]».
 
Nimzowitsch, uno che «ci odiava, noi russi o slavi», ebbe «un istintivo concetto di scacchi anti-ariani» ma, impressionato dalle «idee di attacco russo-slave» elaborate per primo da [[Michail Ivanovič Čigorin|Čigorin]], sostenne teorie che contengono «qualcosa di corretto» che tuttavia non provengono tanto da lui, quanto da altri maestri che «egli plagiava coscientemente o inconsciamente». Alla sua scomparsa, lasciò «pochi seguaci e ancor meno amici, a eccezione dei suoi compagni di razza».
 
Questi articoli, insieme alla sua partecipazione a tornei organizzati in Germania durante la guerra e alla sua amicizia con il famigerato governatore della Polonia [[Hans Frank]], causarono ad Alechin l'accusa di collaborazionismo e, per iniziativa della Federazione scacchistica degli Stati Uniti, l'esclusione dal torneo di Londra del 1946. Egli si difese con una lettera indirizzata il 6 dicembre [[1945]] all'organizzatore del torneo, Hatton Ward, negando che quegli articoli, che qualificò di «stupide elucubrazioni create con uno spirito imbevuto di idee naziste», fossero stati scritti da lui, ma ammise che una critica alle teorie scacchistiche di Steinitz e Lasker era stata da lui fatta già anni prima e giustificò i suoi legami con le autorità naziste con lo stato di necessità in cui dovette trovarsi nell'Europa occupata, sostenendo che altrimenti i beni e la stessa libertà della moglie residente in Francia sarebbero stati in pericolo.
 
In ogni caso, avesse avuto o meno simpatie naziste, l'antisemitismo di Alechin era ben noto negli ambienti scacchistici ben prima dell'avvento del [[Terzo Reich]] e dell'inizio delle persecuzioni razziali. Come disse [[Savelij Tartakover]] nel 1946, «ora tutto il mondo critica l'antisemitismo di Alechin, ma è una cosa che noi tutti sapevamo da più di quindici anni».<ref>Tutte le citazioni sono tratte da P. Morán, ''Agonía de un genio. A. Alekhine'', 1972, pp. 55-69.</ref>
 
== La psicologia di Alechin ==
Secondo l'americano [[Reuben Fine]], psicoanalista e notevole giocatore di scacchi degli anni Trenta e Quaranta, Alechin fu «il sadico degli scacchi». Dotato di una forte componente fallico-narcisistica, Alechin utilizzava gli scacchi «come strumento di aggressione, come un mezzo per annientare gli avversari che non poteva sconfiggere in altro modo». Rilevato il ruolo importante rappresentato dalle donne - imparò a giocare dalla madre, si sposò più volte con donne molto più anziane e sarebbe divenuto sessualmente impotente molto presto - secondo Fine per Alechin continuare a giocare a scacchi significava vincere la madre.
 
Il suo rifiuto di giocare ancora con Capablanca, dopo la conquista del titolo, era dovuto alla sua [[nevrosi]], dal momento che dal [[1927]] al [[1934]] Alechin era sicuramente il miglior giocatore del mondo. Poi cominciò il declino, segnato dall'[[alcoolismo]] e da segni di [[megalomania]]. Grande esponente del gioco d'attacco, la sua tendenza ad attaccare rappresentava «una sublimazione degli impulsi sadici verso il padre». Alechin mostrava invece una certa debolezza nel gioco di difesa, segno che «egli proiettava i suoi impulsi sadici sull'avversario e temeva quell'annientamento totale che a lui sarebbe piaciuto infliggere».<ref>R. Fine, ''La psicologia del giocatore di scacchi'', 1976, pp. 83-87.</ref>
 
== Scritti ==
Alechin ha scritto più di venti libri sugli scacchi.<ref name="WallAlekineBooks">{{Cita web
|url = http://www.geocities.com/SiliconValley/Lab/7378/alekbook.htm
|titolo = Alekhine's Writings
|autore = Wall, W.
|accesso = 20 maggio 2008
|urlarchivio = https://www.webcitation.org/5kmWYsbL9?url=http://www.geocities.com/SiliconValley/Lab/7378/alekbook.htm
|dataarchivio = 25 ottobre 2009
|deadurl = yes
|urlmorto = sì
}}</ref> Alcuni dei più conosciuti sono:
* Alekhine, Alexander (1985). ''My Best Games of Chess 1908-1937''. Dover. ISBN 0-486-24941-7. Originariamente pubblicato in due volumi, ''My Best Games of Chess 1908-1923'' e ''My Best Games of Chess 1924-1937''.
* Alekhine, Alexander (1968). ''The Book of the Hastings International Masters' Chess Tournament 1922''. Dover. ISBN 0-486-21960-7.
* Alekhine, Alexander (1961). ''The Book of the New York International Chess Tournament 1924''. Dover. ISBN 0-486-20752-8.
* Alekhine, Alexander (1962). ''The Book of the Nottingham International Chess Tournament''. Dover. ISBN 0-486-20189-9.
* Alekhine, Alexander (1973). ''The World's Chess Championship, 1937''. Dover. ISBN 0-486-20455-3.
 
Delle analisi di alcune partite, pubblicate dopo il 1938, sono state redatte da [[Edward Winter (scrittore)|Edward Winter]] e pubblicate nel 1980 nel libro:
* Alekhine, Alexander & Edward Winter (1992). ''107 Great Chess Battles 1939-1945''. Dover. ISBN 0-486-27104-8.
 
== Note ==