Parresia: differenze tra le versioni

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La '''parresìa''' - (dal [[Lingua greca|greco]] παρρησία - parrēsía, composto di ''pan'' (tutto) e ''rhema'' (- ciò che viene detto) - nel significato letterale è non solo la [[libertà di parola|"libertà di dire tutto"]] ma anche la franchezza nell'esprimersi, dire ciò che si ritiene vero e, in certi casi, un'incontrollata e smodata propensione a parlare.<ref>''Enciclopedia Treccani'' alla voce corrispondente</ref> In questo senso la parresia fu uno dei principi filosofici del [[cinismo]] (che propugnava "l'imitazione del cane") come dimostrano gli aneddoti relativi alla figura di [[Diogene di Sinope]], non a caso chiamato "il cane", e al suo modo franco e quasi scorbutico di rapportarsi con gli altri quasi come il cane che abbaia a chi lo disturba.<ref>Michel Foucault, ''Discorso e verità nella Grecia antica'', Donzelli Editore, 2005, p.81</ref>
{{Citazione|[''Alessandro''] si fece appresso a Diogene, andandosi a mettere tra lui e il sole. "Io sono Alessandro, il gran re", disse. E a sua volta Diogene: "Ed io sono Diogene, il cane". Alessandro rimase stupito e chiese perché si dicesse cane. Diogene gli rispose: "Mi dico cane perché faccio le feste a chi mi dà qualcosa, abbaio contro chi non dà niente e mordo i ribaldi."<ref>Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, Vita di Diogene il Cinico</ref>}}